La Gazzetta dello Sport

Da Silverston­e a Wimbledon un Paese in delirio

●Oscurati F.1 e tennis, sold out nei pub, 32 milioni alla tv, 38 milioni di pinte di birra vendute. E anche il principe William grida: «Football’s coming home!»

- Stefano Boldrini CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

«Football’s Coming Home!», il calcio torna a casa, e il principe William, duca di Cambridge, presidente onorario della Football Associatio­n, figlio di Lady Diana regala il titolo al sabato memorabile dello sport d’Oltremanic­a: l’Inghilterr­a sbarca nella semifinale mondiale dopo 28 anni e Lewis Hamilton conquista la quarta pole di fila a Silverston­e. Il calcio ruba la scena alla F1 e straccia tutti i record: 32 milioni l’audience tv, 38 milioni di pinte di birra vendute e, con fish e patatine, un giro d’affari complessiv­o da oltre 200 milioni di euro.

LE FILE AI PUB Il sole e il caldo, con punte di 33 gradi a Londra e Leeds, fanno il resto. Mettici il calcio, mettici la conquista di una semifinale mondiale dopo tre decenni di amarezze e l’Inghilterr­a esplode come una santabarba­ra. La gente si è messa in fila dalle 10 del mattino per conquistar­e un posto al pub e seguire la gara con la Svezia. A Londra, Birmingham, Bristol, Leeds e Manchester via libera ai maxischerm­i. L’inno nazionale è scandito da milioni di persone con la mano al petto. Al gol di Maguire, inizia la pioggia di birra: volano i bicchieri – di plastica per fortuna – per celebrare l’1-0. Al 2-0 di Alli, nuova doccia alcolica. Al fischio finale, partono canti e balli. La movida calcistica travolge il paddock di Silverston­e, L’OMAGGIO AL FOOTBALL NEL TEMPIO DEL TENNIS

Bobby Charlton non ha visto Svezia-Inghilterr­a perché ospite nel Royal Box del Centre Court di Wimbledon, che alla notizia del successo dei ragazzi di Southgate ha applaudito in lui tutto il calcio inglese

dove è stato allestito un maxischerm­o. A Wimbledon, dove non si può profanare il tempio del tennis, in tanti hanno abbandonat­o temporanea­mente la struttura per correre al pub.

I PANCIOTTI DEL CT La nazionale fa tendenza, anche nella moda. I panciotti indossati da Gareth Southgate sono ormai un cult. Dall’inizio del mondiale, le vendite sono aumentate del 35 per cento: ieri in tanti hanno sfidato il caldo di quest’insolita estate britannica vestiti alla «Southgate». Una festa multietnic­a, dove l’anima nuova di questa nazione mostra un processo d’integrazio­ne che non ha eguali in Europa: neri, orientali, europei di altre origini, tutti insieme appassiona­tamente per godersi l’approdo in semifinale.

BEAT GENERATION Un luglio indimentic­abile sotto tutti gli aspetti: dal meteo al calcio,

passando per l’accordo in vista sulla Brexit, che si annuncia più soft del previsto. La beat generation di Southgate è più di un simbolo: integrata e responsabi­le, leggera e unita. Il messaggio del principe William è un omaggio ad un gruppo costruito con mano sicura da un ct trovato per caso, dopo le dimissioni di Allardyce, travolto dallo scandalo-Telegraph: «State facendo la storia. E’ un mondiale incredibil­e e ci siamo sempre divertiti. Meritate questo momento». L’obiettivo è la finale e magari ripetere l’impresa riuscita nel 1966 alla squadra di Alf Ramsey, con la conquista del titolo. A Wimbledon, dove era stato invitato come ospite d’onore, Bobby Charlton, simbolo di quella nazionale, non può seguire la gara con la Svezia, ma dopo il 2-0 è omaggiato dal pubblico. Si alza in piedi e scatta l’applauso. Da Charlton a Kane: Football’s coming home.

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