L’erba di Nadal è ritornata verde
●>afa approda agli ottavi dopo sette anni e conferma il numero 1. Un Djokovic ritrovato batte Edmund
L’inguaribile sete di dominio dei vecchi, i desideri montanti dei giovani. Generazioni contro e il teatro per un pomeriggio è il Centrale del circolo più affascinante ed esclusivo del mondo. Ma non è ancora tempo di rivolta, non è ancora tempo di nuovi supereroi: l’erba torna a esaltare protagonisti che parevano perduti per questi prati. E così Nadal torna agli ottavi dopo sette anni, mentre Djokovic passa dalla caduta fragorosa di Parigi contro Cecchinato a una rinascita che mescola ritrovate certezze tecniche e una condizione fisica finalmente dirompente.
RITARDATARIO Rafa non ha ancora perso un set e non poteva essere il teenager De Minaur a metterne in pericolo la serie: l’australiano con padre uruguaiano e madre spagnola diventerà il nuovo Hewitt, ma per adesso è troppo tenero e senza un colpo di peso per minare le sicurezze del satanasso di Maiorca, gongolante pure 2 TITOLI A WIMBLEDON per il clima secco e l’erba quasi battuta che evita scivolate pericolose e non gli insidia le delicate ginocchia. Con il successo, Nadal conserverà il numero uno qualunque risultato gli riesca a Wimbledon: «Non è la mia priorità, l’importante è stare bene. Dieci anni fa ci riuscivo per la prima volta proprio qui, adesso è diverso: allora pensavo di meritarmelo perché da tre anni stavo ottenendo risultati grandiosi». E mentre al polso sfoggia a ogni uscita un orologio da 630.000 euro e fuori dal campo va al supermercato in bicicletta a comprare primizie, le sole preoccupazioni fin qui gli sono arrivate dal regolamento più restrittivo sui tempi morti. Addirittura, nel secondo turno contro Kukushkin ha preso un warning prima ancora che iniziasse il match dall’arbitro Bernardes, con cui c’erano state storie tese già nel 2015, perché ha sforato il minuto a disposizione dopo il riscaldamento e adesso rischia una multa di 17.000 euro: «Non conoscevo la norma, qui non c’è l’orologio che ti avverte». Minuzie che gli scivolano addosso, l’obiettivo è andare lontano, lontanissimo, magari verso l’incrocio mitologico con Federer all’epilogo, dieci anni dopo l’indimenticabile vittoria del 2008: «Non sono stupido, se arriverò in finale spero di trovare un avversario più malleabile di Roger».
RISALITA Sempre loro, che da sei Slam si dividono la gloria come se il tempo si fosse fermato. Solo che stavolta non sembrano soli: dimenticate le parole affrante di quel pomeriggio disperato al Roland Garros, Djokovic torna a occupare AFP il centro della scena come quando (2011, 2014 e 2015) trattava questi campi come il giardino di casa. Gli inglesi, dopo il trionfo della Nazionale, sperano nel bis di Edmund, ma 18 ace di Nole, 41 vincenti e appena 15 gratuiti spengono il fuoco del giovane lord, malgrado la piccola follia di un punto assegnato all’idolo di casa nel terzo set con tre errori arbitrali incorporati: doppio rimbalzo, palla fuori e tocco della rete. Il Djoker confuso e incerto di un mese fa avrebbe perso la testa, la nuova versione così simile a quella dei tempi d’oro dall’episodio distilla la cattiveria per chiudere i conti: «Non è stata una bella situazione ma l’ho gestita bene». Giovedì, al secondo turno, lo avevano messo sul campo numero 2: a un pluricampione del torneo non accadeva dal 2002. Se qualcuno non credeva in lui, passerà una settimana d’inferno. Una foto in versione diva in un resort di lusso a Savelletri di Fasano. Maria Sharapova, subito eliminata da Wimbledon è volata in Puglia per una vacanza tra gli ulivi della campagna leccese ● I titoli conquistati da Novak Djokovic a Wimbledon: 2011, 2014 e 2015. Lo scorso anno si era ritirato ai quarti chiudendo la stagione per infortunio
«UNA FINALE CON FEDERER? MEGLIO UN RIVALE PIÙ MALLEABILE»
RAFA NADAL
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