La Gazzetta dello Sport

Tragedia Honeycutt Suicida a Los Angeles

●L’ala del Khimki spara alla polizia, si barrica in casa e dopo qualche ora si toglie la vita con un colpo di pistola. Sconosciut­i i motivi del gesto

- Massimo Oriani

Vivere e morire a Los Angeles. Senza un perché, almeno non apparente. La Città degli Angeli era casa per Tyler Honeycutt, 27 anni, un talento mai espresso sino in fondo, la cui esistenza è stata stroncata troppo presto, a quanto pare per sua tragica volontà. Era tardo pomeriggio a Sherman Oaks, 25 km a NordOvest da quel downtown L.A. e quello Staples Center dove LeBron James ha portato il suo talento. Una raffica di colpi di pistola faceva sobbalzare gli abitanti della zona tra Riverside Drive e Tyrone Avenue. Non siamo a South Central, dove quel rumore fa da colonna sonora a vite spezzate quotidiana­mente, qui l’82% dei residenti è bianco, il crimine non è all’ordine del giorno.

MAMMA L’allarme lo aveva dato alla polizia poco prima la madre di Honeycutt, nell’ultima stagione in Russia col Khimki: «Mio figlio sta agendo in modo in modo pericoloso ed è armato». Una volta raggiunto da una pattuglia del Los Angeles Police Department, il giocatore ha sparato sugli agenti, fortunatam­ente senza colpirli. Quest’ultimi hanno risposto al

fuoco, a quanto pare senza che le pallottole raggiunges­sero Tyler. A quel punto è iniziato uno «standoff» con l’ala ex Ucla che si è barricata in casa per qualche ora. A nulla sono valsi i tentativi di un negoziator­e per convincerl­o ad arrendersi. Anzi, l’unico segno di vita che arrivava dall’interno della casa erano degli sms mandati dallo stesso Tyler, non è chiaro a chi, probabilme­nte alla madre. Quando alle 3.30 di ieri mattina, ora california­na (le 12.30 in Italia) la polizia ha fatto irruzione nell’appartamen­to, ha trovato Honeycutt a terra, morto per un colpo d’arma da fuoco, suicida.

BARTZOKAS «Sono affranto, non riesco a parlare» è stato il commento di Giorgios Bartzokas, suo allenatore al Khimki, espresso con un tweet di condoglian­ze. Honeycutt era stato scelto con il numero 35 al draft 2011 da Sacramento. A Ucla aveva fatto vedere sprazzi di quel talento che, per pigrizia, non lo aveva però mai portato al top. Nel 2013 venne ceduto a Houston, dopo aver giocato solamente 24 partite in due anni coi Kings. Non vestì mai la maglia dei Rockets, emigrando in Israele, con l’Ironi Nes Ziona, un discreto salto all’indietro per uno capace nel 2010 di segnare 33 punti alla Kansas dei gemelli Morris e di coach Bill Self, che quella sera ammise: «E’ stato di gran lunga il migliore in campo».

EUROCUP Un anno più tardi firmò un biennale col Khimki, vincendo l’Eurocup 2015. L’anno dopo fece il debutto in Eurolega, dove giocò anche la stagione successiva con l’Efes Istanbul, prima di tornare la scorsa estate al Khimki. La notizia della morte di Honeycutt era apparsa sui social nel primo pomeriggio italiano, confermata poi solo in serata dall’agente del giocatore, Aaron Mintz. Cosa abbia spinto Tyler a quel gesto estremo resta un mistero. E’ probabile che, col passare dei giorni, qualcosa venga a galla, qualche amico o parente che sveli quali demoni stava combattend­o, senza successo, finendo con l’arrendersi. Tantissime le reazioni di ex compagni e giocatori sui social. «Riposa in pace fratello» ha twittato DeMarcus Cousins. Poi quelli di Euroleague, Efes, Bayern, Barcellona, Mike James, Jordan Theodore, Kyle Hines, Sergio Llull, Cedi Osman e Isaiah Thomas. Anche il veneziano MarQuez Haynes è intervenut­o: «Sto cercando di capire cosa sia accaduto». Non è il solo. Anche se ormai restano solo le lacrime di chi gli voleva bene.

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Tyler Honeycutt, 27 anni, nell’ultima stagione in Eurolega col Khimki 9.2 punti di media AFP
IN EUROLEGA Tyler Honeycutt, 27 anni, nell’ultima stagione in Eurolega col Khimki 9.2 punti di media AFP

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