La Gazzetta dello Sport

SAGAN AL TOUR VOLA ANCORA NIBALI SEMPRE DA BATTAGLIA

Tante questioni irrisolte nel nostro football

- LA ROVESCIATA di ROBERTO BECCANTINI

Bis del campione del mondo allo sprint, Vincenzo tenta il colpo nel finale. È scontro tra Alaphilipp­e e Colbrelli

Mentre in Russia si disegna il nuovo mondo e Cristiano Ronaldo ha scelto la Juventus, in Italia è tutto un ribollir di tribuni e tribunali. La formula è la solita: vale ogni pretesto. Dal colpo basso alla mozione dei sentimenti (e, in alcuni casi, dei risentimen­ti: servono, servono). Cito, in ordine sparso, le «partite» che abbiamo opposto a calendari e sbarchi.

1) Le perdite della gestione Berlusconi e le scatole cinesi di Li Yonghong sono costate al Milan un anno fuori dell’Europa. Il Milan, cioè la società più internazio­nale d’Italia. In attesa del Tas, mister Li ha toccato il Fondo (Elliott) e Rocco Commisso, l’altro zio d’America, non molla. 2) Responsabi­lità oggettiva: il Parma dovrà rispondere di illecito sportivo perché, alla vigilia della trasferta di La Spezia, ultima tappa del torneo cadetto e snodo cruciale per la promozione in Serie A, un suo tesserato, Emanuele Calaiò, inviò sms «compromett­enti» a un paio di avversari, Filippo De Col e Claudio Terzi, invitandol­i a «non esagerare». Il Parma s’impose 2-0. Narrano gli inviati che, al 29’ del primo tempo sul risultato di 1-0 - Alberto Gilardino sbagliò un rigore. Gilardino, ex di turno: il popolo del «Picco» brontolò e poco dopo, al 43’, l’attaccante venne platealmen­te sostituito.

3) Un giro di plusvalenz­e fittizie, alla scoperta delle quali hanno contribuit­o le inchieste di Pippo Russo, potrebbe costare la retrocessi­one al Chievo di Luca Campedelli.

4) Il Foggia resta in serie B al modico prezzo di 15 punti di penalizzaz­ione per reati di natura amministra­tiva commessi dal 2015 al 2017. Così, in primo grado, la sentenza del Tribunale federale nazionale. Non solo: radiazione per il patron Fedele Sannella e il vice presidente Massimo Curci; tre mesi di squalifica a Roberto De Zerbi, oggi allenatore del Sassuolo.

5) Il Palermo di Maurizio Zamparini è rimbalzato dai veleni di Frosinone a un vortice di «stratagemm­i finanziari» e di «ostacoli alle funzioni della vigilanza della Covisoc». Situazione grave ma non seria, avrebbe chiosato Ennio Flaiano.

6) Fondato dal conte Alberto Rognoni nel 1940, il Cesena è a un passo dal fallimento. Giorgio Lugaresi, l’attuale presidente, avrebbe pensato addirittur­a al suicidio (e a una cordata di investitor­i inglesi). Immagino, da lassù, la mestizia del conte. Lui che, pur di smascherar­e i lestofanti, si travestiva da frate o si nascondeva nel bagagliaio di un’auto. Lo conobbi all’epoca in cui frequentav­a la Lega. Faceva coppia con Michele Tigani, il gran cerimonier­e. Altra categoria. Alta categoria.

7) Le celeberrim­e «seconde squadre» che sembravano il passaggio obbligato per rilanciare il modello Italia e avvicinarl­o al modello Spagna, sono state bloccate alla frontiera della diffidenza. Traduzione: «si stava meglio quando si stava peggio».

8) Lega Dilettanti, Lega Pro, Sindacato giocatori e Arbitri hanno candidato Giancarlo Abete al vertice della Federazion­e. Non proprio il nuovo che avanza. Fu già presidente dal 2 aprile 2007 al 24 giugno 2014, allorché il fiasco brasiliano della Nazionale lo indusse a dimettersi. C’è un però: i mandati. Sono tre, anche se non completi, e in base a una legge non potrebbe essercene un quarto. Condizione ideale, nel nostro Paese, perché ci sia. Alla guerra come alla guerra. Giovanni Malagò anela (e Aniene) al controllo del calcio che, nel frattempo, continua ad andare avanti come se niente fosse, con più capi d’accusa che capi. Ecco, in sintesi, il nostro controMond­iale. Gratis e in chiaro pure questo: quasi tutto.

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