COLPACCIO OLIMPIA BIENNALE AL PLAY JAMES
●Prevista un’opzione sul terzo anno di contratto. Il 23 il regista in città per le visite mediche
Attraverso sentieri più impervi del previsto, senza però mai mollare la presa nemmeno per un attimo, Milano mette le mani sull’agognata preda, battendo l’affollata e nobile concorrenza. Mike James (classe 1990 per 185 cm) ha firmato ed è un giocatore dell’Olimpia. Contratto di due anni con opzione sul terzo per l’ex Panathinaikos ed è un grande colpo perché se l’Olympiacos, Maccabi Tel Aviv e Khimki hanno tentato la volata per ingaggiarlo un motivo ci sarà. Parliamo di un play-guardia che ha chiuso l’ultima Eurolega a 16.2 punti e 4.1 assist di media e che nei playoff contro il Real Madrid (poi campione) ne ha stampati quasi 20 di media a partita. Da quando frequenta l’Europa che conta ha sempre fatto almeno i playoff con la chicca della stagione 20152016 in cui, da grande protagonista, ha trascinato i baschi di Vitoria all’impronosticabile Final Four di Berlino.
RITORNO L’annuncio ufficiale dovrebbe essere questione di giorni, mentre il giocatore è atteso a Milano dopo il 20 luglio (pare il 23 e 24) per le visite mediche. James torna così in Italia per chiudere il cerchio. Il Baskonia infatti lo pescò, nel 2014, dopo la stagione a Omegna nella nostra A-2 e ora l’americano nativo di Portland rientra dal portone principale, carico di dollari e di aspettative. Erano 55 mila allora, saranno molti di più adesso, sopra il milione, in una delle operazioni più importanti del decennio Armani, rimanendo però nel solco di un mercato sostenibile con i parametri del club. Aste folli o salti nel vuoto non se ne fanno. Questo è e resta il diktat della casa. E se il matrimonio è andato a dama è perché il valore di mercato del neo playmaker biancorosso chiama cifre importanti ma non inaccessibili. Che buttasse bene per Milano lo si era capito dalle esternazioni dello stesso James. Attivissimo sui social (anche troppo), ieri ha chiuso il capitolo Panathinaikos «grazie per questi due anni» (i Green hanno ingaggiato Langford), dopo aver derubricato la Nba dove ha giocato con Suns e Pelicans, «non mi interessa, non ho nemmeno un agente che mi rappresenti», e aperto ai fans la scelta del numero di maglia «2, 10 o 13?», non a caso quelli ancora liberi nel lotto Armani Exchange.
ANTICIPO Ci aveva provato il Maccabi, prima dell’affare Wilbekin, offrendo più soldi, ma col senno di poi Milano deve aver giocato d’anticipo, accelerando la trattativa già quando il presidente Livio Proli diceva «siamo in alto mare». Strategia obbligata se si vuol ingaggiare quella fascia di giocatori collocati immediatamente sotto all’esclusivo e ridottissimo club dei top player europei che però chiamano cifre proibitive. L’accoppiata James-Nedovic è l’emblema felice di questa politica perché, sulla carta, solo le big s’apparecchiano con pietanze più pregiate. Che sia pure vincente solo il campo può dirlo, che sia stato fatto il massimo o quasi, in base al budget a disposizione, è invece molto probabile. L’idea era quella di avere una squadra più esperta in alcuni ruoli chiave, alzando pure l’asticella del talento e soprattutto della fisicità. Teoricamente tutto fila. James, Nedovic, Della Valle, Burns e Brooks: ritocchi di pregio a un quadro dai tratti già definiti dalle sette conferme e dallo stesso pittore
(Pianigiani) della passata stagione. La chiave resta il salto di qualità difensivo: da due anni Milano è maglia nera e così, ormai è chiaro, non si va da nessuna parte. Ma sul quel fronte il vissuto, come ripete sempre il coach biancorosso, è un valore e l’AX non parte spiazzata. Pianigiani ha anche parlato recentemente di scala di priorità. Quando lotti su mille fronti non tutto conta allo stesso modo. E gli obiettivi veri, l’ex c.t. (lo dice il suo curriculum) difficilmente se li lascia scappare. La scorsa stagione l’obbligo era lo scudetto. Quest’anno, un’Eurolega decorosa anche nei numeri, è un’assoluta priorità.