La Gazzetta dello Sport

«La Croazia ha tutto: tattica e carattere E il merito è di Dalic»

●Il centrocamp­ista viola: «Ogni giorno penso ad Astori, ma sono sincero: durante la festa no. Brozovic può fare tutti i ruoli»

- Valerio Clari INVIATO A MOSCA

Contro gli inglesi è entrato giusto per essere in prima fila per la festa, per perdere qualche secondo, per far tributare a Modric l’applauso generale. Milan Badelj è stato l’ultimo cambio dei croati, al 119’: 5 minuti (col recupero) di resistenza e paura poi via, sotto la curva. Al Mondiale ha giocato una sola gara da titolare, contro l’Islanda. E ha segnato. Ma fa parte di un gruppo che può entrare nella storia.

Come ci si sente da finalisti mondiali?

«Mi pare di stare in un universo parallelo. Ogni tanto vedo il tabellone e dico “Oh, ma siamo noi quelli contro la Francia”. Pazzesco».

Siete una sorpresa o siete una squadra finalmente arrivata dove meritava di stare?

«Questo gruppo gioca insieme da 8-10 anni, sembrava sempre mancare qualcosina: una volta era la concentraz­ione, un’altra la tattica, una terza i cambi. Stavolta c’è tutto: perché Dalic è bravo e perché abbiamo un grande carattere. Quante volte lo abbiamo mostrato in questo torneo? Il mito del 1998 va in soffitta, ormai li abbiamo superati. Hanno fatto la storia, e ora ci sono vicini. Suker, il presidente, Boban, Prosinecki: credo che siano più orgogliosi che invidiosi. O almeno così dicono».

Ricorda quel Francia-Croazia di vent’anni fa?

«Poco, avevo 9 anni. Erano altri tempi, la guerra era un ricordo vicino e c’era un contesto più patriottic­o: tutto il Paese era unito perché aveva vissuto una tragedia indescrivi­bile. Quello di oggi è un successo sportivo puro».

Resta l’anomalia di un Paese da 4 milioni di abitanti a un passo dal tetto del mondo.

«Al momento la situazione economica in Croazia non è al top, quindi tantissimi ragazzi e tante famiglie vedono lo sport come una via d’uscita ai problemi di soldi. Però c’è anche una grande cultura sportiva. Nessuno può andare a scuola e dire che non fa sport: lo guarderebb­ero strano».

Perisic, Mandzukic: semifinale molto italiana. Ora arriva anche Ronaldo. Si può parlare di riscatto della Serie A?

«Già da qualche anno la A è in crescita, per me. Ora ci sarà uno dei più grandi di sempre: una cosa straordina­ria, stupenda, alza il livello di tutti. E la Juve, che vince da 7 anni, può fare ancora di più».

KALINIC RESTERÀ SEMPRE UNO DI NOI, PUÒ CAPITARE DI SBAGLIARE

MILAN BADELJ

SUL COMPAGNO KALINIC

Un pensiero è andato ad Astori, durante la festa?

«Sono sincero, in quel momento no, sono stato travolto da altre emozioni. Ma ho pensato a lui quando ho fatto il gol all’Islanda. E non passa un giorno senza che non ci pensi. Era il mio miglior amico italiano».

Che cosa starà pensando invece ora Kalinic?

«Mi dispiace per Nikola, è un bravo ragazzo. Lo conosco da 15 anni, può essersi comportato male in un momento, ma resterà sempre uno di noi, anche se non è qui con noi».

Quanto è stato importante il cambio di ruolo di Brozovic?

«Brozo è il numero 1, può fare il vertice basso, il mediano o anche l’esterno. Ha dei polmoni incredibil­i, per lui 120 minuti non sono niente. Da solo davanti alla difesa con noi non aveva mai giocato. Ma è intelligen­te, può fare tutto».

E poi c’è Perisic. Trascinato­re, quando si accende.

«Ivan è un fenomeno che può cambiare la partita da solo. E lo ha fatto. Devi solo aspettarlo: nel corso dei 90’ prima o poi fa la differenza».

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Milan Badelj, 29 anni AFP
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