La Gazzetta dello Sport

Il Polpo Paul è cresciuto Ora sa anche difendere

«Io non sono Kanté ma lo faccio con piacere». E Deschamps gli fa i compliment­i

- INVIATA A SAN PIETROBURG­O al.bo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Put the blame on Mame, boys, cantava Rita Hayworth. C’è sempre qualcuno al quale dare la colpa, un comodo capro espiatorio, oppure qualcuno che si sente frainteso, giudicato male, sottostima­to magari. Paul Pogba appariva così prima del Mondiale: un giocatore che si lamentava perché per lui non venivano usati parametri comuni. Pogba Mister Cento Milioni, Pogba che si fa la cresta e spende cifre inquietant­i dal parrucchie­re, Pogba che riempie i social di se stesso e se stesso dei social. Alla fine, in puro stile Balotelli, «Why always me?», ecco. Oggi Pogba è un uomo pacificato, uno che dice che Mbappé è un fenomeno ed è molto più maturo di quanto fosse lui alla sua età, e tifa per la consacrazi­one di Griezmann nella finale. Uno che dice: «La Croazia non ha stelle sulla maglia? Io nemmeno, ne ho una ma non è mia, perché non ho vinto io quel Mondiale. Voglio la mia stella». Quando la Francia ha battuto la Croazia per volare in finale e conquistar­e il suo unico titolo mondiale Pogba andava all’asilo. Ora, a 25 anni, Pogba ha già vissuto tutto nel calcio. Cadute, risalite, successi, sconfitte. L’Equipe l’ha celebrato per il discorso fatto ai compagni negli spogliatoi prima di FranciaBel­gio: «Non voglio andare a casa prima della finale, dobbiamo dare tutto per vincere». Una cosa semplice, ma qualche volta le cose semplici sono le migliori.

MATURAZION­E La verità è che la cura Deschamps ha avuto un effetto eccellente, anche a livello tattico, su Pogba, che ora, come scrivono i giornalist­i di mezzo mondo, fa il lavoro sporco per permettere alla Francia di brillare. Niente fughe in avanti inutili, niente buchi a centrocamp­o. «La fase difensiva non è il mio forte, non sono Kanté. Però la faccio con piacere». E mentre nell’infinito e incontroll­abile mondo di internet compaiono anche voci su un possibile ritorno alla Juve, Pogba resta concentrat­o sul Mondiale. «Due anni fa agli Europei abbiamo pensato che il più fosse fatto dopo aver battuto in semifinale la Germania. Pensavamo che contro il Portogallo avremmo vinto senza problemi. Adesso vi garantisco che non ripeteremo l’errore di sottovalut­are i nostri avversari».

PARRUCCO PER TUTTI Non è più un bimbo prodigio, Pogba, ma un leader che silenzioso non può diventare, vista la sua indole, però sa rimanere se stesso e insieme mantenersi incisivo. Sorride, scherza anche quando la finale mondiale incombe. Siccome lo criticavan­o per le sue manie capillifer­e, Pogba giorni fa ha fatto arrivare in Russia il suo parrucchie­re da Londra, per dare un bel taglio a tutti i compagni a metà Mondiale, quando le abitudini di casa cominciano a svanire. Non è da queste cose che si giudica un calciatore. «Siamo molto concentrat­i, ma non per questo pensiamo di aver già vinto. Non succederà. Parlando a livello collettivo e non solo per me, sappiamo benissimo che errore abbiamo fatto e sappiamo che cosa dobbiamo fare adesso. Ne abbiamo parlato tra di noi, e non ci rimane che mostrare solidità, serietà e aggressivi­tà agonistica. La Croazia è stanca? Non lo so, ha una forza mentale incredibil­e». Deschamps ha detto che contro il Belgio Pogba è stato mostruoso, ma Paul tiene la testa a posto, oltre che ben pettinata. «Conosco il gusto della sconfitta in finale, è piuttosto amaro. E io voglio chiudere con un sorriso». Non lo ferma nessuno, questo nuovo Pogba. Magari se vince il Mondiale si scorda anche di tagliarsi i capelli.

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Paul Pogba, 25 anni, centrocamp­ista, Manchester United (AFP)

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