La Gazzetta dello Sport

Giornata per la sicurezza nel nome di Scarponi Prudhomme: «Era molto amato, non solo in Italia»

●Oggi ci sarà il fratello Marco alla partenza della tappa da Fougeres

- INVIATO AL MUR DE BRETAGNE ci. sco.

Il tono di Christian Prudhomme, il direttore del Tour, è solenne. Il viso, emozionato. «Era la vigilia della Liegi-Bastogne-Liegi dello scorso anno. La morte di Michele Scarponi è stata scioccante, sconvolgen­te. Era molto amato, e non soltanto in Italia».

Oggi a Fougeres, partenza della settima tappa della Grande Boucle, c’è un ospite speciale. Marco Scarponi, il fratello di Michele, morto il 22 aprile 2017 per un incidente stradale mentre si stava allenando nella sua Filottrano. La famiglia di Scarponi ha creato una Fondazione che si occupa proprio del tema della sicurezza sulle strade: dopo avere fatto visita al Giro d’Italia, oggi sarà al Tour. Ieri Marco era a Rennes, assieme a Niso Belardinel­li, tifoso storico di Michele. Oggi saranno entrambi al villaggio di partenza. Parole, sensibiliz­zazione, promozione: tutto nel nome della sicurezza.

EMOZIONE «Io considero una missione – spiega Prudhomme – sfruttare l’enorme cassa di risonanza del Tour, dove ci sono 2.000 giornalist­i, per promuovere la causa della sicurezza. Avevamo già lanciato la campagna “La route se partage” (“La strada si condivide’, ndr), con cui avevamo cominciato l’ultima presentazi­one del percorso, nell’ottobre scorso a Parigi. Ogni giorno al Tour ci sono tanti bambini che indossano una maglietta con quella scritta».

ATTENZIONE Sul tavolo, la distanza di un metro e mezzo da rispettare quando si affianca o si sorpassa un ciclista con un veicolo, ma non solo. «Bisogna fare attenzione – continua il direttore del Tour -. Sulla bici in strada ci sono ragazze, ragazzi, padri di famiglia, oppure ciclisti profession­isti. Ma non importa chi è che sta pedalando. Importa che bisogna prendere coscienza del fatto che chi è in bicicletta è fragile. Non c’è carrozzeri­a. Non c’è protezione. Che una vita umana in certi momenti può essere terribilme­nte fragile. Quando ho saputo che il fratello di Michele ci aveva contattato per venire al Tour… la cosa mi aveva colpito molto. Ho davvero voglia di incontrarl­o. Se anche riusciamo a salvare una vita, una sola vita con quello che stiamo cercando di fare…».

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Michele Scarponi e Nibali al Tour 2014. A fianco, il direttore Christian Prudhomme con la maglia per la sicurezza in bici BETTINI
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