Sì, Martin sorride «Tutto d’istinto Io, più forte del vento»
●Nel 2015 l’irlandese finì 2° su questo arrivo. Saronni: «Quanto abbiamo penato...»
Dice che ci ha pensato tutto il giorno, Daniel Martin. Quel pensiero ha una data — 11 luglio 2015 —, un luogo — il Mur de Bretagne — un risultato: 2°, alle spalle di Vuillermoz. Stavolta, invece: primo. «Sapevo la tattica da seguire — spiega il 31enne irlandese della Uae-Emirates —. Poteva essere rischioso partire prima dell’ultimo chilometro, col vento in faccia. Ma allo sprint non avrei mai vinto e così… Sono felice. Amo pedalare e agire d’istinto».
CLASSIFICA Un finale da classica ha avuto un vincitore… da classica visto che nel palmares di Martin, nipote di quello Stephen Roche autore della tripletta Giro-Tour-Mondiale nel 1987, ci sono la Liegi-BastogneLiegi 2013 e il Lombardia 2014. Mentre alle sue spalle si piazzavano il francese Latour («Non sapevo che il mio capitano Bardet fosse dietro», dirà) e Valverde, con Thomas ancora una volta non vicinissimo a Froome (il gallese ha guadagnato altri 2” con gli abbuoni, oltre ai 5” al traguardo), Martin non faceva niente per nascondere la propria gioia dopo un finale spasmodico. I tempi ufficiosi di scalata confermano: 3’53”, contro i 4’10” di Evans 2011 e i 4’08” di Vuillermoz 2015.
COLLETTIVO Si può affermare che di gioia collettiva si tratti. Dan è stato uno dei tre acquisti ‘«pesanti» della Uae-Emirates di Saronni e Gianetti per il 2018, assieme a Alexander Kristoff e Fabio Aru. Ma la prima parte della stagione — fino a fine maggio — è stata da dimenticare per tutti e tre, nonostante qualche sporadico successo allo sprint del norvegese. Dal mese scorso, la musica è cambiata e Beppe Saronni dall’Italia, in attesa di raggiungere il team sulle Alpi, può esserne contento: «Abbiamo penato in questi mesi — spiega l’iridato di Goodwood 1982 —. Quando ci sono investimenti importanti, ti aspetti i risultati. Ma nello sport 2+2 non fa sempre quattro. Abbiamo richiamato tutti ad essere più professionali, ma non c’è un solo motivo per cui le cose stanno andando meglio. Dan era stato sfortunato, tra cadute e problemi fisici. Si merita il successo perché è preciso, puntiglioso, ostinato».
ARRIVO L’irlandese era arrivato alla Uae-Emirates dalla Quick Step: «Ho cambiato ruolo qui — continua Martin, che il pubblico italiano scoprì col successo alla Tre Valli Varesine 2010 — e ho dovuto adattarmi. Prima puntavo alla generale (6° al Tour 2017), ma non avevo tutte le responsabilità di un leader. Mi sono messo addosso tanta pressione, e ho realizzato che questo stato poteva condizionare chi mi stava attorno. Così ho cambiato registro. Quando sono rilassato corro meglio».
Piacevole effetto collaterale del successo: i secondi guadagnati in classifica. Ora è 21° a 1’27” dalla maglia gialla. Sono secondi importanti? «Questa domanda rifatemela a Parigi…».