La Gazzetta dello Sport

Wimbledon Nole batte Nadal e sfida Anderson

●E’ durata 5 ore e 15’ in due giorni la sfida numero 52 tra i rivali di sempre. L’ex n.1 ritrovato riconquist­a una finale Slam dopo due anni. Rafa: «Deluso, ma lui ha meritato»

- Riccardo Crivelli INVIATO A LONDRA

Tra i fili d’erba s’alza in volo una farfalla, che spiega le ali verso una nuova vita. Si poggia sulla riga di fondo dalla parte di Djokovic, ha scelto il suo eroe di giornata. Forse lo sa che dal prato più desiderato del mondo, avvolto dal silenzio che precede gli eventi memorabili, tra due ore e 21 minuti e alla fine di uno spettacolo da brividi per intensità e qualità tecnica, uscirà dal bozzolo un campione rinato. Bentornato Nole: ci voleva una sfida senza rete contro Nadal, l’acerrimo rivale dei 52 confronti diretti, record nell’Era Open, per ritrovare d’incanto lo spirito guerriero che da troppo tempo non gli ruggiva dentro, riportando­lo a giocarsi la coppa di Wimbledon dopo tre anni e una finale Slam dopo due, dal successo del Roland Garros 2016 che finì per prosciugar­gli voglia ed energia. Dopo 5 ore e 15 minuti di tennis siderale, compresi i primi tre set di venerdì sera, si guadagna Anderson: in due giorni le semifinali hanno tenuto in campo i loro eroi complessiv­amente per 11 ore e 51 minuti. CON IL TETTO I titani sono andati a letto ben dopo la mezzanotte con Nole avanti due set a uno e l’ombra, per Nadal, di tre set point non sfruttati nel tiebreak del terzo set che avrebbero cambiato l’inerzia psicologic­a della lunga notte. Alle 13.09 di Londra, perciò, ricomincia una strana partita in cui a Djokovic basta vincere un parziale per l’apoteosi, mentre il satanasso maiorchino non ha altra alternativ­a che prendersi tutto. Intanto il tetto è chiuso nonostante il sole e il caldo, perché da regolament­o e salvo diverso accordo tra i giocatori, che non ci sarà (Nole era per l’indoor, Rafa per l’outdoor) si devono replicare le condizioni con cui si è iniziato. E che sarà uno dei quei pomeriggi che finiranno dritti nel grande libro dei giorni da raccontare lo si capisce dal primo game, che dura 15 minuti e costringe subito il numero uno del mondo ad annullare due palle break delicatiss­ime per l’equilibrio mentale della contesa. Però è Nadal a partire meglio, sta più dentro il campo e detta i ritmi, va avanti di un break prima di un piccolo passaggio a vuoto, fino al secondo break sul 4-3 che Djokovic accoglie prendendos­i furiosamen­te a racchettat­e le caviglie: sarà dentro o fuori in un quinto set da batticuore.

CHE SHOW Non poteva che finire così, dopo la maratona del giorno prima tra i bombardier­i, ma lo spettacolo che i due gladiatori inscenano per decidere chi uscirà vivo dall’arena è di una bellezza sublime. Nadal furoreggia con servizio e rovescio, che sarebbero i colpi deboli, Novak vola da una parte all’altra del campo con le gambe dei tempi d’oro e con quel meraviglio­so rovescio a due mani si costruisce angoli perfetti. Dopo una palla break per il serbo sul 4-3 e due per Nadal sul 4-4, il match si infiamma dal 15° game, con tre palle break per Nadal annullate dal rivale con un attacco vincente, un ace e un passante, roba da spellarsi le mani. E’ solo l’inizio, in un florilegio di vincenti che tolgono il fiato. Nel game successivo, dopo che su uno smash vincente perfino Rafa si è lasciato andare a un’esultanza a braccia alzate, Djokovic si procura un match point e l’altro, con la lucida follia del fenomeno, glielo annulla con una palla corta sulla riga.

ORGOGLIO Ma è l’ultima magia di Nadal, nel suo successivo turno di servizio lo 0-40 è un macigno troppo pesante da scrollarsi di dosso e un suo dritto largo manda in paradiso Djokovic dopo i mesi della tormenta, in un match che incredibil­mente si chiude con gli stessi vincenti e gli stessi gratuiti (73 e 42) per entrambi. L’equilibrio fra due giganti: «Non posso essere felice del risultato - dirà lo sconfitto - è stata una grande partita ma sento di aver perso l’occasione di poter vincere un’altra volta qui. Il tetto? Non è il caso di parlarne dopo una partita così. Però lui ha meritato, anzi lo avremmo meritato entrambi, anche se alla fine vince uno solo, come è successo a me con Del Potro. Non ho rimpianti, forse pensavate fosse più facile perché Nole ha avuto due anni difficili, ma non arrivi in finale a Wimbledon se non giochi al livello più alto, anche se ti chiami Djokovic». Questo è il punto: mai sottovalut­are l’orgoglio di un campione, anche se ha mangiato la polvere dopo l’estasi. Un mese fa, Nole perdeva a Parigi da Cecchinato e sembrava un uomo distrutto e senza più il fuoco sacro, cui la vita ribaltata nell’ultimo anno, dall’intervento al gomito destro fino al cambio di due allenatori (Agassi e Stepanek) per poi tornare a cercare conforto tecnico tra le braccia amiche dell’antico mentore Vajda, pareva non avergli portato alcun giovamento. Però il talento è come il dna, è soltanto tuo, e solo tu puoi tornare a coltivarlo pure nella tempesta: a Nole serviva solo un tempio come questo e un avversario enorme come Nadal da battere per la 27a volta. E luce fu.

LA CHIAVE Venerdì i primi 3 set «notturni», ieri sono tornati in campo col tetto chiuso

Ora Djoker sfiderà Anderson per il quarto successo sull’erba londinese

 ??  ?? BERTOLUCCI, CRIVELLI
BERTOLUCCI, CRIVELLI
 ?? AFP ?? Novak Djokovic, 31 anni, ha conquistat­o 12 titoli dello Slam. In basso un affranto Rafa Nadal, 32 anni, n. 1
AFP Novak Djokovic, 31 anni, ha conquistat­o 12 titoli dello Slam. In basso un affranto Rafa Nadal, 32 anni, n. 1
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy