La Gazzetta dello Sport

VINCITORE «Sono stati 15 mesi durissimi Ho temuto di non tornare»

● «Ho superato sfide e difficoltà e ora sono di nuovo in una finale Slam. Al Queen’s la consapevol­ezza che stavo tornando» ANDERSON, SERVIZIO E RISPOSTA ARMI LETALI

- INVIATO A LONDRA ri.cr. VOLÉE DI ROVESCIO di PAOLO BERTOLUCCI

Finalmente sereno, finalmente rilassato. Djokovic è di nuovo tra noi.

Novak, dopo la sconfitta con Cecchinato a Parigi lei era davvero deluso e sembrava dovesse saltare la stagione sull’erba. Cos’è successo nell’ultimo mese?

«E’ vero, ero molto abbacchiat­o quel giorno. E’ difficile dire cos’è successo in quei momenti, la mia è stata una reazione a caldo. SUL RIVALE Mi sono preso qualche giorno di riposo e poi ho ricomincia­to, avevo una gran voglia di ritornare in campo. Una scelta giusta: sono in finale e sono molto, molto felice. Sono stati 15 mesi piuttosto lunghi per me, con tanti ostacoli».

Ci sono stati momenti in questi 15 mesi in cui ha pensato che non sarebbe più tornato al livello di prima?

«Più di uno. Dubbi, frustrazio­ne, disappunto: ti chiedi se le cose che stai facendo ti stiano portando sulla strada giusta o se invece sia meglio cambiare direzione. Siamo umani, in fondo. Ma ho superato le difficoltà e le sfide e adesso sono in una finale Slam, se me lo avessero detto sei mesi fa avrei firmato. Quando affronto un torneo, parto sempre con le ambizioni più alte, non giocherei a tennis se non pensassi di poter sempre dare il meglio».

Quando si è accorto che la svolta era vicina?

«A Roma in generale ho giocato piuttosto bene, al Roland Garros qualche partita non è stata così male, ma il torneo del Queen’s (finale persa con Cilic, ndr) mi ha dato la convinzion­e di poter fare di nuovo cose grandi, confermand­o che stavo avvicinand­o il livello di tennis che cercavo».

Come si avvicina alla finale contro Anderson vestendo il ruolo di favorito?

«Non credo esista un netto favorito, siamo alla pari. Kevin ha disputato la finale degli Us Open l’anno scorso, sta giocando il tennis della vita e non credo abbia molto da perdere. E’ stato in campo molto tempo, ma ha avuto un giorno di pausa e sarebbe servito anche a me. Spero di recuperare bene».

Come ci si prepara a una partita ravvicinat­a dopo un pomeriggio così intenso?

«Non cambierò la mia routine di questi ultimi anni. Il miglior recupero che posso avere è di passare il tempo con i miei bambini. E’ quello che proverò a fare».

Anche Djokovic in finale avrà poco da perdere dopo il periodo buio che ha passato?

«Se guardiamo alle carriere, lui è appena alla seconda finale Slam e dunque ha tutto da guadagnare da una partita del genere. Ma se guardiamo ai miei ultimi due anni, neppure io ho molto da perdere».

C’è stata discussion­e sull’opportunit­à che il tetto rimanesse chiuso?

«Gli organizzat­ori ci hanno detto che il tetto sarebbe stato chiuso perché si era iniziato così. Abbiamo discusso e io mi sono espresso per mantenere la chiusura, perché volevo giocare nelle stesse condizioni per tutto il match».

Un vero e proprio irriducibi­le, Kevin Anderson, uscito vincitore contro Isner nella battaglia dei servizi ma non solo. Kevin è uno di quelli che riesce ad esaltarsi nelle sfide impossibil­i, superando la soglia della fatica e del dolore. Fisicament­e è una roccia, mentalment­e regge il confronto con i migliori. Che dire, poi del penetrante servizio e della continuità della ribattuta? Osservare l’equilibrio nei colpi da fondocampo e l’abilità nel destreggia­rsi negli spostament­i laterali è un bel vedere per gli occhi; non è un fenomeno ma i suoi risultati confermano che con il lavoro, e l’applicazio­ne quasi maniacale, si possono raggiunger­e risultati pur senza essere stati baciati da immenso talento. Quali chance avrà oggi dopo le due consecutiv­e maratone di cinque set? Lui è un perfezioni­sta che con la finale del 2017 a New York ha incamerato fiducia e certezze sul proprio valore, ma certo il recupero fisico non può sfuggire alla carta d’identità. Inoltre, il livello di gioco mostrato da Djokovic con Nadal, non lo tranquilli­zza di certo. E’ pur vero che la battaglia disputata ieri ha richiesto a Nole uno sforzo non tanto fisico quanto mentale, ma l’abitudine a queste situazioni dovrebbe aiutarlo. Il ritorno ad alti livelli di Djokovic è una bellissima notizia per il tennis mondiale e questa finale sarà per lui una prova del nove.

HO DISCUSSO CON RAFA PER GIOCARE COL CAMPO COPERTO

NOVAK DJOKOVIC

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy