La parabola di Grisù: da magnifico perdente a possibile Pallone d’oro
●L’attaccante 2 anni fa k.o. in finale di Champions e all’Europeo Ieri si è preso la rivincita e il mondo: «Godo e penso alle vacanze»
Ipiccoli diavoli ora sono gli altri. Pogba e Mbappé saltano come grilli impazziti dalla felicità, si abbassano i pantaloncini, si spingono come alunni indisciplinati a scuola conclusa. Gli altri baby campioni del mondo si adeguano alla sfrenatezza dei compagni già star conclamate. Lui invece piange, solo. Piange di un pianto pieno di pudore, liberatorio, quasi che le lacrime dovessero togliergli un peso. E si copre il viso tirandosi su la maglietta. Non c’è nemmeno al classico lancio in aria del tecnico. Antoine Griezmann è l’esatto opposto del ragazzo sfrontato e simpatico che mima il suo modo di esultare dopo essersi rasato per la pubblicità. È un uomo che si rende subito conto di cosa è diventato: campione del mondo. Solo molto dopo il piccolo diavolo si lasciar andare in un sorriso. Ora sì è tempo di gioire, quando è il cielo a piangere sulla felicità sua e della Francia.
GRIEZMANN GENERATION Due anni fa Griezmann perdeva con l’Atletico la finale di Champions, dopo aver sbagliato un rigore in partita, e perdeva la finale dell’Euro. Quest’anno è arrivato 2° in Liga, ha vinto l’Europa League (con doppietta) e il Mondiale segnando il rigore che ha dato l’abbrivio per il trionfo. La vita che fa il suo cerchio. Più di Mbappé, è lui che può fare un pensierino al Pallone d’oro: questo Mondiale porta la sua firma. E ora che la gara è finita da un pezzo, torna piccolo diavolo, e si presenta in sala stampa con la bandiera dell’amato Uruguay (il «fratello» Godin, i primi maestri, il mate, storia nota...) sulle spalle, quello che ha distrutto, poi dispiacendosi, ai quarti. Dice Grisù: «C’è ancora la Supercoppa che mi può avvicinare di più al Pallone d’oro? Ora non ci penso proprio. Penso a godere di questa vittoria, a gioire con tutti i francesi e alle vacanze». C’è stata la generazione di Platini, poi quella di Zidane. Questa è la Griezmann generation? «Sapete come la penso, per me l’importante è il collettivo. Sono entrato nella storia insieme ai compagni, non da solo. Sono molto orgoglioso di questa squadra e i nostri figli saranno fieri di portare il nostro nome».
SEMPRE DECISIVO C’è da credergli, Griezmann tiene agli affetti come dimostra la bandiera dell’Uruguay. E ha affinato il senso d’appartenenza con Simeone. Che ha detto di lui: «È Il migliore al mondo per la ricerca degli spazi». È anche uno dei migliori per i calci da fermo. Perfetto per il cholo e per Deschamps. Fulmineo in ripartenza e implacabile da fermo. In Russia i suoi piedi dolci sono sempre stati decisivi . Dal rigore nella prima sofferta gara con l’Australia a questo della notte magica, ma anche con la punizione con cui ha indotto Manduzkic all’autorete. Griezmann ci ha messo lo zampino anche nel 3-1 di Pogba. E i quarti e la semifinale? Con l’Uruguay gol e assist su punizione per Varane, col Belgio l’angolo per la zuccata di Umtiti. Alla fine, saranno 4 gol e due assist per la Scarpa d’argento dietro Kane. E dire che in patria a inizio stagione veniva un po’ criticato per le sue numerose iniziative extra calcio. So Foot scriveva: «Fa molta pubblicità, è l’editore di un fumetto, fa il doppiatore per lungometraggi animati. Non è un po’ troppo, forse? È ancora, prima di tutto, un calciatore?». Meglio di così, non poteva dimostrarlo.