La Gazzetta dello Sport

La parabola di Grisù: da magnifico perdente a possibile Pallone d’oro

●L’attaccante 2 anni fa k.o. in finale di Champions e all’Europeo Ieri si è preso la rivincita e il mondo: «Godo e penso alle vacanze»

- Fabio Bianchi INVIATO A MOSCA

Ipiccoli diavoli ora sono gli altri. Pogba e Mbappé saltano come grilli impazziti dalla felicità, si abbassano i pantalonci­ni, si spingono come alunni indiscipli­nati a scuola conclusa. Gli altri baby campioni del mondo si adeguano alla sfrenatezz­a dei compagni già star conclamate. Lui invece piange, solo. Piange di un pianto pieno di pudore, liberatori­o, quasi che le lacrime dovessero togliergli un peso. E si copre il viso tirandosi su la maglietta. Non c’è nemmeno al classico lancio in aria del tecnico. Antoine Griezmann è l’esatto opposto del ragazzo sfrontato e simpatico che mima il suo modo di esultare dopo essersi rasato per la pubblicità. È un uomo che si rende subito conto di cosa è diventato: campione del mondo. Solo molto dopo il piccolo diavolo si lasciar andare in un sorriso. Ora sì è tempo di gioire, quando è il cielo a piangere sulla felicità sua e della Francia.

GRIEZMANN GENERATION Due anni fa Griezmann perdeva con l’Atletico la finale di Champions, dopo aver sbagliato un rigore in partita, e perdeva la finale dell’Euro. Quest’anno è arrivato 2° in Liga, ha vinto l’Europa League (con doppietta) e il Mondiale segnando il rigore che ha dato l’abbrivio per il trionfo. La vita che fa il suo cerchio. Più di Mbappé, è lui che può fare un pensierino al Pallone d’oro: questo Mondiale porta la sua firma. E ora che la gara è finita da un pezzo, torna piccolo diavolo, e si presenta in sala stampa con la bandiera dell’amato Uruguay (il «fratello» Godin, i primi maestri, il mate, storia nota...) sulle spalle, quello che ha distrutto, poi dispiacend­osi, ai quarti. Dice Grisù: «C’è ancora la Supercoppa che mi può avvicinare di più al Pallone d’oro? Ora non ci penso proprio. Penso a godere di questa vittoria, a gioire con tutti i francesi e alle vacanze». C’è stata la generazion­e di Platini, poi quella di Zidane. Questa è la Griezmann generation? «Sapete come la penso, per me l’importante è il collettivo. Sono entrato nella storia insieme ai compagni, non da solo. Sono molto orgoglioso di questa squadra e i nostri figli saranno fieri di portare il nostro nome».

SEMPRE DECISIVO C’è da credergli, Griezmann tiene agli affetti come dimostra la bandiera dell’Uruguay. E ha affinato il senso d’appartenen­za con Simeone. Che ha detto di lui: «È Il migliore al mondo per la ricerca degli spazi». È anche uno dei migliori per i calci da fermo. Perfetto per il cholo e per Deschamps. Fulmineo in ripartenza e implacabil­e da fermo. In Russia i suoi piedi dolci sono sempre stati decisivi . Dal rigore nella prima sofferta gara con l’Australia a questo della notte magica, ma anche con la punizione con cui ha indotto Manduzkic all’autorete. Griezmann ci ha messo lo zampino anche nel 3-1 di Pogba. E i quarti e la semifinale? Con l’Uruguay gol e assist su punizione per Varane, col Belgio l’angolo per la zuccata di Umtiti. Alla fine, saranno 4 gol e due assist per la Scarpa d’argento dietro Kane. E dire che in patria a inizio stagione veniva un po’ criticato per le sue numerose iniziative extra calcio. So Foot scriveva: «Fa molta pubblicità, è l’editore di un fumetto, fa il doppiatore per lungometra­ggi animati. Non è un po’ troppo, forse? È ancora, prima di tutto, un calciatore?». Meglio di così, non poteva dimostrarl­o.

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Antoine Griezmann, 27 anni, festeggia baciando la Coppa del mondo

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