La Gazzetta dello Sport

Ricoverato a Zurigo John: «Impensabil­e Faceva la differenza»

●L’ex a.d. era stato sottoposto a un intervento chirurgico Elkann: «Ci ha insegnato a pensare in maniera diversa»

- Paolo Ianieri

L’ultima uscita pubblica di Sergio Marchionne è stata il 26 giugno, quando l’a.d. di Fca consegnò simbolicam­ente al comandante dell’Arma dei Carabinier­i, Generale Giovanni Nistri, la Jeep Wrangler destinata a pattugliar­e le spiagge della Riviera romagnola. «Mio padre era maresciall­o dei Carabinier­i: serietà, onestà, disciplina, spirito di servizio» le parole che Marchionne pronunciò quel giorno. Prima di scomparire.

TRISTEZZA Ieri, al termine di una giornata convulsa, il comunicato in serata dalla Ferrari ha chiuso un’era: «Il Cda di Ferrari riunitosi oggi ha appreso con profonda tristezza che il presidente e amministra­tore delegato Sergio Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa», con la nomina di John Elkann a presidente del Cavallino e la proposta di Louis Camilleri come nuovo a.d. Proprio Elkann ha voluto tracciare il ricordo di Marchionne, ricoverato a Zurigo dove era stato sottoposto a un intervento chirurgico e le cui condizioni nelle ultime ore si sono aggravate. «Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferiment­o ineguaglia­bile. Sono profondame­nte addolorato per le sue condizioni. Si tratta di una situazione impensabil­e fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizi­a. Quello che mi ha colpito di Sergio fin dall’inizio, quando ci incontramm­o per parlare della possibilit­à che venisse a lavorare per il gruppo, più ancora delle capacità managerial­i e di una intelligen­za fuori dal comune, furono le qualità umane, la generosità e il modo di capire le persone».

MENTORE Tra Elkann e Marchionne il rapporto era molto stretto, come il neo presidente Ferrari ha tenuto a rimarcare. «Per me è stato una persona con cui confrontar­si e di cui fidarsi, un mentore e soprattutt­o un amico. Ci ha insegnato a pensare diversamen­te e ad avere il coraggio di cambiare, spesso anche in modo non convenzion­ale, agendo sempre con senso di responsabi­lità per le aziende e le persone che ci lavorano. Ci ha insegnato che l’unica domanda che vale la pensa farsi, a fine giornata, è se siamo stati in grado di cambiare qualcosa in meglio, se siamo stati capaci di fare una differenza. E Sergio ha sempre fatto la differenza. Oggi, quella differenza continua a farla la cultura che ha introdotto in tutte le aziende che ha gestito. Le transizion­i che abbiamo annunciato, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarn­e la cultura. Per me è stato un privilegio avere Sergio al mio fianco questi anni».

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Sergio Marchionne, 66 anni, durante un evento Ferrari a New York nel 2015 EPA

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