La Gazzetta dello Sport

Leo Ritorno al futuro

●Per i rossoneri è stato un punto di riferiment­o, poi il «tradimento» all’Inter e i dissapori con i tifosi e Gattuso. Ma saprà farsi amare di nuovo

- Marco Fallisi MILANO

● Leonardo ha giocato 5 stagioni nel Milan Tecnico dell’Inter nel 2010-20011, dopo aver allenato il Milan l’anno prima Nel 2012 d.s. del Psg con il tecnico Carlo Ancelotti e il presidente Nasser Al-Khelaïfi

Ci ha sempre visto bene, Leonardo: grande visione di gioco da calciatore, ottima visione d’insieme da allenatore, occhio lungo – lunghissim­o, a volte – da dirigente. Quello che non poteva vedere, quando qualche anno fa confessò alla

Gazzetta di non immaginare un ritorno al Milan, era il futuro. Che allora si chiamava ancora Silvio Berlusconi: «Dopo che il nostro rapporto si è rotto non è successo più nulla, zero contatti, quindi non so come sarebbe possibile un mio rientro». Troppo difficile, anche per uno come lui che di fantasia in campo ne aveva da vendere, prefigurar­e che il suo Diavolo avrebbe cambiato proprietar­io due volte in meno di due anni e che la chiamata sarebbe arrivata dagli uffici londinesi di un fondo di investimen­to che dal ’77 a oggi di tutto si è occupato, fuorché di pallone.

LAMPI ROSSONERI Invece Paul Singer, noto appassiona­to di calcio e tifoso dell’Arsenal, ha voluto puntare sul 48enne brasiliano che del Milan e di Milanello conosce ogni angolo, perché Leo qui è stato giocatore, dirigente e allenatore. Un flash per ogni ruolo ricoperto? Sul campo: la favolosa punizione pennellata col mancino alle spalle di Ferron nel 3-2 alla Sampdoria, stagione dello scudetto di Zaccheroni del ‘99. Leonardo, arrivato due anni prima dal Psg, non è titolare fisso ma incanta San Siro con giocate e gol, come quello ai blucerchia­ti, che peseranno nella rimonta sulla Lazio. Alla scrivania: il debutto nel 2003 è da capolavoro con Kakà, «il mio affare perfetto». Completano l’opera Thiago Silva e Pato. In panchina: il 4-2-fantasia, ovvero come far convivere Pirlo, Seedorf, Pato, Ronaldinho e Inzaghi e arrivare al terzo posto che vale l’ingresso in Champions.

IL LITIGIO In quel Milan, naturalmen­te, c’era anche Gattuso, con il quale – per ammissione dello stesso Rino – non è mai scattato feeling sul terreno di gioco, figurarsi fuori. Il tackle più duro risale al maggio 2011, quando Leo allenava l’Inter e i rossoneri avevano appena conquistat­o il tricolore numero 18 all’Olimpico di Roma, con Allegri in panchina e Ibrahimovi­c a scardinare le porte avversarie: quel coro contro il brasiliano – «Leonardo uomo di m...» sotto la curva milanista fece discutere parecchio, anche se negli anni Gattuso si è scusato: «Lo ammetto, intonare quelle parole è stato un errore, non lo rifarei». E i toni si sono ammorbidit­i ulteriorme­nte nelle ultime ore: interpella­to sul possibile ritorno di Leonardo, il tecnico rossonero venerdì a Milanello ha spiegato che il passato è definitiva­mente alle spalle di entrambi: «In passato abbiamo avuto qualche piccolo problema ma ci siamo chiariti. Ci sentiamo spesso e parliamo di calcio». Ringhio, insomma, ha perdonato l’ex compagno, e da buon capopopolo ha già indicato la strada anche ai tifosi: «Se verrà Leonardo, credo che sarà accolto a braccia aperte». Ci sarà da lavorare in questa direzione, visto che l’umore della piazza non è dei migliori: nelle scorse settimane, a Casa Milan e in zona San Siro sono spuntate delle scritte contro il ritorno del brasiliano. Per una volta, Gattuso si è vestito da assistman e adesso toccherà al brasiliano lavorare di diplomazia per riallaccia­re il filo con i fan del Diavolo.

PARIGINO D’altra parte, le abilità nel saper trattare, a Leonardo non mancano di certo: è sotto la sua gestione da direttore sportivo che il Psg ha messo il turbo nel panorama del mercato europeo, arrampican­dosi fino allo status di super club continenta­le. Chiamato dall’Emiro nel 2011, l’ex centrocamp­ista mette in fila una serie di colpi da prima pagina, primo fra tutti un altro ex rossonero, NATO IL 5 SETTEMBRE 1969 A NITEROI (BRASILE) ALTEZZA: 178 CM PESO: 74 KG

DA CALCIATORE Cresce nel Flamengo, poi San Paolo, con una parentesi al Valencia. Dal ‘94 al ‘96 è in Giappone col Kashima Antlers, da lì il decollo: Psg e quindi Milan nel ‘97. Di nuovo San Paolo e Flamengo prima di chiudere la carriera al Milan. I maggiori trionfi: Mondiale ‘94, Interconti­nentale ‘93 col San Paolo, scudetto ‘99 col Milan.

DA ALLENATORE Tecnico del Milan nella stagione 2009-10, poi dell’Inter l’annata seguente. In Turchia con l’Antalyaspo­r nel 2017.

DA DIRIGENTE Consulente di mercato del Milan, ha un’esperienza da d.s. del Psg Carlo Ancelotti. Leo pesca in Italia anche per i rinforzi nella rosa: nella prima stagione arrivano Sirigu, Pastore, Thiago Motta. Seguiranno Lavezzi, Ibrahimovi­c, Thiago Silva, Cavani. I francesi vincono pochino – un campionato nel 2013 –, lui se ne va dopo una brutta storia: la super squalifica (9 mesi, diventati poi 14) comminatag­li dalla federcalci­o francese per una spallata, ritenuta volontaria nei confronti di un arbitro nell’anno dello «scudetto». «Fare il dirigente mi ha stancato, perché un ruolo di questo tipo implica un lavoro politico, e a me la politica non piace», raccontava Leo a stop revocato. Punto di vista assolutame­nte comprensib­ile. Peccato che un po’ più in là, ad aspettarlo, c’era un futuro di nuovo rossonero, impossibil­e da intravvede­re.

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IL NUM ERO le presenze complessiv­e di Leonardo in rossonero, con 30 gol messi a segno

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IL NUMERO le panchine totali alla guida dei rossoneri, fra agosto del 2009 e maggio del 2010

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