Pallotta tuona per Malcom «Il Barcellona è poco etico»
1Il presidente della Roma: «Ci hanno fatto le scuse, ma le accetto solo se ci danno Messi...». Obiettivo Neres: il brasiliano chiede all’Ajax la cessione
Il lutto, in fondo, deve essere ancora elaborato. Comprensibile. Il caso Malcom – con tutte le inevitabili ripercussioni che sta provocando a Trigoria in chiave mercato – è una ferita ancora troppo viva per essere archiviato con un’alzata di spalle. A confermarlo, tra l’altro, è James Pallotta, che dagli Stati Uniti tuona forte e chiaro, avallando quindi l’ipotesi di un’istanza di danni davanti alla Fifa. Non solo. Se l’intervento ad opera del d.s. Monchi dei giorni scorsi aveva come obiettivo soprattutto il Bordeaux, il presidente della Roma invece spara al bersaglio grosso.
CLAUSOLA DI 120 MILIONI «Il Barcellona è intervenuto in maniera poco etica – dice alla radio Sirius XM –. Lunedì mattina Monchi era in video conferenza con l’agente, l’accordo era fatto. Abbiamo le prove legali, perciò sembra che il Bordeaux sarà chiamato a testimoniare. Ieri il Barcellona ci ha chiesto scusa, ma non le accetto, a meno che non ci vendano Messi.... Il calciatore voleva venire da noi. con l’Everton e il Leicester c’erano stati solo colloqui formali, mentre noi avevamo già concordato una clausola di rescissione da 120 milioni di euro. Forse l’agente del brasiliano è un deficiente». E a chi obietta che non c’erano firme, Pallotta replica a muso duro: «È una sciocchezza. Tutti i club sanno come funzionano queste cose. Dimenticate l’aspetto legale; non è una cosa etica e morale». Questo, però, non significa troncare coi catalani. «I rapporti non sono chiusi, loro sono più grandi di noi. Avremo altri accordi con loro». Poi il presidente fa una rapida panoramica sul mercato. Nainggolan. «Abbiamo dovuto fare una scelta; ci sono diversi aspetti che abbiamo tenuto in considerazione tra cui la sua età. Non conosco tutti i problemi, ma Di Francesco ha deciso che era il momento». Alisson: «Siamo seri. Settanta milioni sono molti. Comunque in difesa stiamo cercando di migliorare iniziando dalla base dell’anno scorso». Pastore: «Avevamo bisogno di qualcuno che distribuisse il pallone, visto anche il potenziale che abbiamo in attacco». Kluivert: «È come Allen Iverson (ex stella Nba, ndr), ma con i piedi». Detto che Trigoria «è totalmente ricostruita; tutto di prima classe», l’ultima frase è sul paragone tra Serie A e Liga. «In Italia vai in stadi come Cagliari e devi sudare per un pareggio; in Spagna è tutto più semplice».
NERES E SUSO Quello che invece si è complicato è il mercato. Monchi è al lavoro su più fronti, e su quello di David Neres (Ajax), tra Brasile e Olanda arriva la notizia che l’attaccante, saputo dell’interesse della Roma, ha chiesto al club di lasciarlo andare, ma i «lancieri» – pur quotandolo 50 milioni – hanno detto che la cosa non sarà presa neppure in considerazione prima della prossima settimana, quando l’Ajax giocherà il preliminare di Champions. Il procuratore, comunque, è pronto a volare a Roma al primo segnale. Ma non c’è solo Neres, perché si monitorano come sempre Pulisic (Borussia Dortmund), il sempiterno Berardi (Sassuolo) e si parla di un ritorno d’interesse per Suso (Milan), mentre sono smentite le piste che portano a Forsberg (Lipsia) e Oyarzabal (Real Sociedad).
APPESI A GONALONS L’acquisto dell’attaccante coinvolgerà anche il centrocampo perché, se si spendesse tanto per l’attacco, sarebbe difficile andare a superpagare un regista, sempre che Gonalons accetti il Crystal Palace o l’Everton (non agevole). N’Zonzi (Siviglia) è il preferito, anche se ha una clausola non banale da 35 milioni; piace il profilo di Ndembelé (Lione), anche se ha molta meno esperienza. Smentite, infine, le idee Herrera e Barella.
IDEA FALCAO Titoli di coda su Paulo Roberto Falcao. Cosa c’entra? Facile. Un post di ieri di suo figlio Giuseppe ha detto che l’ex campione sarebbe stato a Roma e a Londra negli ultimi giorni «ma non posso dire altro. Quello che posso dire è che sarei felice se il club scegliesse un profilo del genere da mettere nei quadri dirigenziali». Ipotesi intrigante, ma la società smentisce. Sarà per un’altra volta.
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