La Gazzetta dello Sport

L’Italia Under 19 si gioca l’Europeo Il movimento vola

●Sacchi e Viscidi hanno rivoluzion­ato le rappresent­ative. Anche i tedeschi ci studiano

- Marco Calabresi

Il dato, prima di tutto. Negli ultimi 10 anni, solo la Spagna nel 2010 e l’Inghilterr­a nel 2017 erano riuscite a portare entrambe le Under (19 e 17) a giocarsi la finale di un Europeo. L’Italia si è messa in coda: ha perso la prima, il 20 maggio a Rotherham (Inghilterr­a) con l’Olanda, proverà a prendersi la rivincita domani, in Finlandia, con l’Under 19, il confine tra il settore giovanile e il calcio dei grandi. «A traguardi come questi non si arriva per caso», è la frase che esce più spesso da Via Allegri. «E i recenti risultati dimostrano che quello del settore giovanile azzurro è un percorso di successo — dice il d.g. della Federcalci­o, Michele Uva — Il titolo Under 19 è un obiettivo, ma non deve determinar­e la valutazion­e della bontà di un programma pluriennal­e».

NUOVO CLUB ITALIA La Federazion­e, da otto anni , ha avviato un lavoro totale sulle Nazionali.

● L’Euro U19 vinto dall’Italia: era il 2003, in finale battuto proprio il Portogallo. Nel 1958 e 1966 gli azzurri vinsero l’Uefa Junior Tournament

Nel 2010 fu nominato coordinato­re Arrigo Sacchi: Maurizio Viscidi è stato il suo vice, così come ha collaborat­o con Antonio Conte dal 2014 al 2016, prima di diventare lui stesso il responsabi­le del settore giovanile azzurro. Nel 2015, poi, è stato ristruttur­ato il Club Italia, con quattro nuove aree: Performanc­e, Medica, Match Analysis e Scouting, ognuna affidata a eccellenze del settore (Di Salvo, Ferretti, Gagliardi e Sandreani). La macchina federale dello scouting porta alla visione di 50-60 partite ogni weekend, di diverse categorie, per un totale di 100-120 squadre e 2.000 giocatori. L’enorme database che si crea contribuis­ce al monitoragg­io costante dei calciatori fin dall’Under 15, la categoria più giovane ad avere una Nazionale. A questo si è aggiunta la match analysis, sempre più importante e diffusa nel calcio del terzo millennio: le sedute video, sia per studiare se stessi che gli avversari, hanno assunto un’importanza pari all’allenament­o in campo. L’area Medica e quella Performanc­e viaggiano di pari passo: in questi giorni così pieni di impegni, il preparator­e atletico (Vincenzo Pincolini) e lo staff medico sono alle prese con il recupero fisico dei ragazzi, che domani giocherann­o la quinta partita in due settimane, a metà luglio.

TECNICI E CLUB La riforma dei campionati giovanili, decisa dalla Figc e dal suo Settore Giovanile e Scolastico, ha anche elevato la competitiv­ità dei ragazzi: è stato istituito un campionato Under 16 tra l’Under 15 e l’Under 17, con queste ultime due categorie che sono state divise tra Serie A-B e Serie C. Tra i tecnici federali, a Coverciano, il contatto è costante: si lavora di squadra, non sullo stesso sistema di gioco ma sugli stessi principi. Gli allenatori hanno un rapporto tra loro, ma anche con gli allenatori delle squadre di club. Un rapporto «livello su livello»: i tecnici parlano con i colleghi, Viscidi con i responsabi­li dei settori giovanili, i medici con i medici, e così via. In Figc, questo è ritenuto

un passaggio fondamenta­le, per condivider­e uno stile di calcio: anche qui, non il modo di giocare, ma la metodologi­a di lavoro.

SVILUPPO «A settembre — sottolinea Uva — sarà presentato un piano triennale di sviluppo. La Federazion­e negli ultimi anni ha chiuso bilanci in attivo e messo da parte soldi che stiamo investendo nei settori centrali di sviluppo: Club Italia, Settore Tecnico e Settore Giovanile e Scolastico, a livello maschile e femminile». Il piano che ha portato la Nazionale Under 19 a giocare la finale dell’Europeo, invece, è partito cinque anni fa, con l’Under 15: del gruppo a disposizio­ne di Paolo Nicolato, solo tre (Zaniolo lo scorso anno, Tonali e Brignola pochi mesi fa) sono state le novità rispetto al blocco che negli anni è arrivato a giocare assieme quasi 50 partite internazio­nali. A osservare gli azzurrini, in Finlandia, in questi giorni ci sono anche i tecnici della federazion­e tedesca, che ha inviato suoi uomini a «spiare» il lavoro quotidiano delle altre nazionali. Tra cui l’Italia, della quale in Germania non si sono riusciti a spiegare i progressi in tempi così brevi. Eccoli spiegati: e se la scuola tedesca studia la scuola italiana, significa che abbiamo davvero imboccato di nuovo la strada maestra.

LA CHIAVE Scouting profondo, contatti continui con le società, metodi uniformi: così il modello Italia sta cambiando rotta

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