La Gazzetta dello Sport

Petagna-day: «Spal nel cuore grazie al nonno Qui farò più gol»

●L’ex atalantino è nipote di Francesco, allenatore a Ferrara negli anni Sessanta C’è anche Djourou: «La A era un obiettivo»

- Alessandro Sovrani FERRARA

Alla vigilia della partenza per il ritiro di Auronzo dove oggi (ore 17) la Spal affronterà la Lazio, spazio nelle sale d’onore del Castello Estense alla presentazi­one dei due pezzi pregiati del mercato della società ferrarese: Andrea Petagna e Johan Djourou. Impegno importante per la proprietà del club emiliano, che, mai nella sua storia, aveva investito così tanto. «Per noi è una grande soddisfazi­one. Aver portato alla Spal — ha affermato il patron Simone Colombarin­i — due giocatori di questo livello significa infatti che la nostra società sta acquisendo grande credibilit­à in Italia e all’estero». Sensazioni che trovano conferma nelle parole dell’attaccante arrivato dall’Atalanta. «Ho impiegato meno di 24 ore — ha puntualizz­ato Petagna — dopo che il d.s. Vagnati mi aveva illustrato i programmi, a dare mandato al mio procurator­e di chiudere la trattativa. Sotto sotto ero tifoso della Spal sin da piccolo, quando mio nonno Francesco mi raccontava con grande entusiasmo dei suoi trascorsi sulla panchina che ora è di Semplici. Ho già avuto modo di apprezzare l’allenatore, così come il calore dei tifosi, che mi hanno impression­ato nella sfida della scorsa stagione quando ero in campo da avversario». Un progetto personale. «Vorrei segnare qualche gol in più — conclude Petagna — Può essere l’occasione giusta, anche perché potrei giocare in una posizione più centrale e più vicina alla porta rispetto alle stagioni precedenti».

SCUOLA WENGER

Da chi i gol deve segnarli a chi invece ha il compito di evitarli. «Sono qui per portare la mia esperienza al servizio della squadra — ha precisa- to Djourou, nazionale svizzero, reduce dal suo quarto mondiale, con un perfetto inglese affinato nelle otto stagioni in Premier, cui hanno fatto seguito le quattro in Bundesliga, tra Hannover e Amburgo, prima dell’esperienza con i turchi dell’Antalyaspo­r. «Devo tanto a Wenger che mi ha portato, quando avevo sedici anni, dalla Svizzera all’Arsenal, dove ho conosciuto giocatori grandissim­i anche come uomini, come Campbel, Henry e Vieira. Determinan­ti nella mia crescita: nei comportame­nti, come nell’impegno in iniziative benefiche». Ora l’esperienza italiana. «Ho sempre sperato di poter avere questa opportunit­à, anche perché sin da bambino sono tifoso del Milan». Djourou leader della difesa? «Sono a disposizio­ne dell’allenatore che è stato importante nella mia scelta — spiega il 31enne di orgini ivoriane — Abbiamo parlato pure di moduli. Io ho giocato soprattutt­o in una difesa a quattro, ma anche quando sono stato impiegato in squadre con i tre centrali, come dovrebbe essere alla Spal, mi sono sempre trovato a mio agio. Sono ambidestro e pertanto penso di poter garantire un buon contributo in tutte le posizioni del reparto arretrato».

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Andrea Petagna, 23 anni, a sin., e Johan Djourou, 31 anni, alla presentazi­one con le nuove maglie al Castello Estense. Sotto, il tecnico Leonardo Semplici, 51
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