La Gazzetta dello Sport

Il Belgio al via Solo Dendoncker era al Mondiale

● Tutti i big della nazionale terza in Russia non giocano più nella Pro League

- A.cor.

Nazionale e campionato belga: non esiste nulla di più scollegato. Una vignetta pubblicata da Charel Cambrè su Voetbalmag­azine illustra molto bene il concetto. Si vede l’ingresso di una scuola, con i maestri/allenatori (da Preud’Homme a Leko a Vanhaezebr­ouck) che attendono l’arrivo degli alunni. Tra questi, ce n’è uno che mostra orgoglioso la maglia di Dendoncker, l’unico giocatore della Pro League (gioca nell’Anderlecht) presente nei 23 Diavoli Rossi al Mondiale russo. Quasi fosse un ragazzino di provincia che abbia vinto una vacanza-premio. Nel suo caso, sono stati i 90 minuti concessigl­i da Martinez nell’inutile match contro l’Inghilterr­a, ultimo turno del girone.

DIFFICOLTÀ Se il Belgio si è trasformat­o in una delle più talentuose e qualitativ­e nazionali al mondo, la Pro League, che apre i battenti in questo fine settimana, è rimasto il torneo di sempre. Pochi soldi, cura e attenzione ai settori giovanili nelle migliori delle ipotesi (Anderlecht e Genk su tutti), speculazio­ne nelle peggiori, tra fallimenti e capitali stranieri di dubbia provenienz­a. Significat­ivo il fatto che, da quando nel 1974 il campionato è diventato pro, delle 9 squadre diventate campioni, 4 sono nel frattempo fallite: Malines (oggi in B), Lierse, Beveren e RWD Molenbeek.

STRANIERI La Pro-League 2018-19 si presenta ai blocchi di partenza con un numero di tesserati stranieri superiore a quelli belgi, proseguend­o una tendenza già emersa negli ultimi anni. Eppure le giovanili pullulano di prospetti interessan­ti, a testimonia­nza di come la qualità riesce a emergere in ogni caso, se strutture e mentalità sono quelle giuste. Qualche nome da appuntarsi? Trossard (Genk), Dimata (Anderlecht), Schrijvers (Bruges), Leya Iseka (Zulte Waregem), Vanheusden (Standard Liegi, ma cartellino dell’Inter). La squadra da battere è il Bruges di Leko, campione in carica che ha cambiato pochissimo. Rivoluzion­e invece in casa Anderlecht: Kara e Dendoncker sono gli unici superstiti, tra i titolari, dei campioni ‘16-’17, e hanno pure le valigie in mano. Del resto, nel corso della passata stagione i bianco-malva hanno cambiato anche allenatore (via Weiler, dentro Vanhaezebr­ouck) e presidente. L’Anderlecht 2.0, come è stato definito, è tutto da scoprire. A Liegi è tornato Preud’Homme, chiamato al difficile compito di migliorare la mini-gestione Sa Pinto (coppa e qualificaz­ione Champions). Il Genk conferma la propria vocazione green presentand­o una squadra dall’età media di 22,5 anni, mentre in casa Charleroi si attende l’ennesima magia dell’italo-belga Felice Mazzu, 5 volte ai play-off scudetto negli ultimi 6 anni. Poi i casi di Cercle Bruges e Eupen, il primo di proprietà del Monaco, il secondo della Aspire Academy del Qatar. Ovvero quando il concetto di palestra è applicato alla lettera.

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Leander Dendoncker, 23 anni, a sin, con il re Filippo del Belgio EPA

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