La Gazzetta dello Sport

Ecco l’ora di Berrettini Cerca la prima finale

●Andava ai tornei in camper, la crescita personale prima del risultato: a gennaio non aveva mai vinto una partita Atp, adesso è in semifinale

- Riccardo Crivelli

Il tempo giusto sta per scoccare. Sarà pur vero che Matteo Berrettini ha sempre respinto l’idea di mettersi «in testa un orologio con degli obiettivi che poi magari non riesci a raggiunger­e», ma intanto le campane cominciano a suonare a festa. A gennaio «Berretto», come lo chiamano gli amici, non aveva ancora vinto una partita Atp, sette mesi dopo si gusta la prima semifinale in carriera a Gstaad, rimanendo sempre fedele a sé stesso e alla sua filosofia: prima del risultato, contano il lavoro dentro e fuori dal campo e la volontà di migliorars­i sempre attraverso tutte le esperienze, vincenti o perdenti.

SENZA MACCHIA Matteo è arrivato in Svizzera sulla scia di una sconfitta evitabile la settimana scorsa contro Laaksonen a Bastad, ma nel suo mondo ogni evento porta con sé una ragione: «Quella partita mi ha dato una forte botta emotiva e mi ha fatto affrontare questo torneo con una motivazion­e extra». Feliciano Lopez, 66 del mondo e vincitore sotto le Alpi due anni fa, sarà pur declinante, però resta un pericoloso volpone con quelle traiettori­e mancine mai uguali a se stesse e un gioco incastrato su pochissimi scambi. Eppure Berrettini lo disinnesca subito, travolgend­olo con il servizio (30 punti su 32 con la prima) e silenziand­olo con la risposta sempre aggressiva e colpi da fondo con i piedi ben piantati sulla riga: un match senza macchia e senza paura, come testimonia l’unica palla break concessa nel sesto game del primo set e annullata con personalit­à. Oggi lo attende l’estone Zopp, affrontato e battuto a febbraio al Challenger di Bergamo, che sta compilando la classica settimana della vita e che potrebbe trarre vantaggio dal surplus di fatica del romano, in finale anche nel doppio in coppia con Bracciali: «Ho giocato una grandissim­a partita, pochi gratuiti e tanti vincenti. Secondo me è stata di livello molto alto. Sono molto contento, c’è subito la voglia di fare meglio, di fare di più. Devo affrontare due impegni, però sono contento perché tutta la strada che sto facendo mi sta portando a giocare queste partite. Fa tutto parte del mio percorso, sono al primo anno nel tour e spero di giocare qui tra 15 anni come ha fatto Feliciano».

IL CAMPER A 14 anni papà e mamma si dividevano i tornei dove portarlo e noleggiava­no un camper per contenere le spese, mentre coach Santopadre, che lo segue fin da bambino, lo stimolava a viaggiare, a cercare il confronto anche fuori dall’Italia, perché non cresci se sei il primo in casa ma uno dei tanti quando metti il naso fuori. Matteo ha sfruttato un delicato infortunio al ginocchio nel 2016 per conoscersi meglio come uomo e come giocatore, ha metabolizz­ato la delusione della mancata qualificaz­ione alle Next Gen Finals dell’anno scorso nell’unico modo che conosce, faticando ancora di più in allenament­o per completars­i tecnicamen­te e fisicament­e. Servizio e dritto sono già da top player, il rovescio ogni tanto si perde ma ha trovato nuove certezze nello slice, che gli consente di usare con perizia la palla corta (uno dei colpi che ha fatto più male a Lopez), gli spostament­i laterali dall’alto del metro e 95 rimangono complessi ma la maturazion­e è costante anche su quel versante. Un passo alla volta, come sempre. La classifica comincia davvero a sorridere e dopo la terra arriva il cemento, la superficie che predilige: «L’importante, per noi giovani, è capire che siamo fortunati a fare ciò che ci piace». Forte e saggio. E’ la sua ora.

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Matteo Berrettini, 22 anni, nel 2018 vanta 10 vittorie e 12 sconfitte. Ora la prima semifinale Atp EPA

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