CRISTIANO ROCKSTAR CI PORTA NEL FUTURO
Lo sbarco di Cristiano Ronaldo a Torino
Protocollo di accoglienza degno dell’arrivo di un capo di Stato, mancava giusto il picchetto d’onore sotto bordo.
Protocollo di accoglienza degno dell’arrivo di un capo di Stato, mancava giusto il picchetto d’onore sotto bordo. Cristiano Ronaldo è sbarcato ieri sera a Torino col suo aereo personale da 31 milioni di euro e ad attenderlo non ha trovato una folla oceanica, un po’ perché è estate piena e la gente villeggia al mare o in montagna e un po’ perché Torino si conferma città sabauda, ligia alle regole e a gli inviti. Era stata chiesta discrezione, tanto CR7 sarebbe stato inavvicinabile ai comuni mortali, e discrezione la Juventus ha ottenuto. Pochi irriducibili tifosi, più nutrito il pattuglione degli uomini della sicurezza con gli abiti e gli occhiali scuri, gli auricolari nelle orecchie.
Ai margini della pista del terminal dei voli privati c’era una lunga fila di auto della casa, un convoglio di sei jeep sul genere di quelli che si vedono in certe immagini da zone difficili del Medio-Oriente. Ronaldo è sceso dalla scaletta con il figlioletto Mateo in braccio, mentre la compagna Georgina e le tate custodivano gli altri due bambini piccoli. Mancava Cristiano junior, il primogenito detto Cristianinho, forse con la nonna a prolungare le vacanze. Messaggio rassicurante, di tipo familiare. Pochi passi e via in colonna verso la residenza, che immaginiamo presidiata quanto la Casa Bianca a Washington.
Ronaldo non è un bad boy, né lo è mai stato, ma un iper professionista deciso a spendersi al massimo nel nuovo percorso di carriera. Oggi vivrà il suo primo allenamento torinese con i reduci juventini dal Mondiale. A giudicare dalla forma fisica mostrata ieri a Caselle non ci metterà molto a trovare la gamba. Anzi, è possibile che Cristiano vada già a velocità sostenuta perché essere Ronaldo implica l’allenamento costante, quotidiano, ferie incluse. CR7 non stacca mai, casomai rallenta, ma non c’è giorno in cui non pratichi qualcosa per oliare il suo motore. Non lo fa soltanto per dovere di professione, per mantenere lo status di numero uno del calcio mondiale. È probabile che il suo sia uno stile di vita: il benessere come scelta esistenziale, il fitness come irrinunciabile piacere personale. Ronaldo continuerà a vivere così anche nel momento in cui smetterà di giocare.
In Serie A è arrivata una rockstar planetaria e la cosa stranisce perché non siamo più abituati, ammesso che un’icona pop di tali dimensioni il calcio italiano l’abbia mai «maneggiata». Diego Maradona, negli Anni Ottanta, aveva un’altra aura, da numero uno già maledetto, e la sua prima giornata a Napoli, rivista coi parametri di oggi, fa sorridere: qualche palleggio al San Paolo, davanti a ottantamila persone. Tutto molto bello ed umano, però il mondo e il calcio sono cambiati. Adesso la realtà è filtrata dai social perché con i social si fanno visualizzazioni, like, cuoricini, soldi. Maradona inseguiva la contaminazione popolare, Ronaldo o chi per lui seleziona i momenti di condivisione con i tifosi e chiede che siano regolamentati. Non è né meglio né peggio, è così e basta. Maradona stesso oggi si comporterebbe in maniera diversa o verrebbe incanalato verso una vita meno aperta al pubblico.
La rockstar Ronaldo manderà in fibrillazione la Serie A, però le palpitazioni finiranno: seguirà l’assestamento, e sarà in quel momento che capiremo quanto e come CR7 avrà cambiato il nostro calcio, sempre che in qualche modo lo cambi (non è detto). Ronaldo è il futuro che ci viene incontro. CR7 insegue l’utopia della perfezione, e fin qui niente di nuovo, il libri di storia sono pieni di perfezionisti mancati, ma impressionano i modi, gli allenamenti speciali in formato Nasa, la maniacalità nella cura dei dettagli. Un cacciatore di progresso, un’opportunità di crescita.