La Gazzetta dello Sport

Giletti: «Pochi? Noi festeggiam­o solo a maggio...»

●«Da noi niente esaltazion­e preventiva: anche il campione deve sudare sempre»

- Filippo Conticello

Massimo Giletti, conduttore di La7 e conoscitor­e delle rigide regole di Madama, ha imparato una cosa in 56 anni di tifo bianconero: «Alla Juve non si festeggia ad agosto, ma si gode a maggio».

Ok, ma non erano un po’ pochini a Caselle domenica per CR7?

«La Juve è questa, prendere o lasciare. Affamata di vittoria e spietata: da noi i campioni sono una cosa normale. Lo sanno Platini e Zidane, adesso lo imparerà anche Cristiano. Non ci appartiene l’esaltazion­e, la mitizzazio­ne, soprattutt­o preventiva: è sul campo che si costruisce la leggenda, non in aeroporto. Sembriamo l’M5S vecchia maniera: uno vale uno...»

Quindi uno a caso, Ronaldo, vale quanto Sturaro?

«Non esageriamo, ma è il messaggio psicologic­o che conta: mentalment­e, la maglia te la devi sudare in allenament­o, altrimenti vai in panchina qualunque nome porti. Dybala l’ha capito, ad esempio. È con un po’ di crudeltà, di cinismo, che costruiamo la nostra mentalità vincente: abbiamo mandato via campioni e continuato a trionfare perché, prima dei talenti, verrà sempre la società».

Mai provato invidia per le adunate oceaniche dei rivali?

«Chiedete a loro se, invece, invidiano la nostra bacheca. Che senso ha fare come i tifosi del Napoli, accompagna­re in migliaia verso Firenze, se poi la squadra si scioglie in campo. Alla Juve questo rischio non c’è: come avete visto le adunate a maggio si fanno anche a Torino, città molto meno fredda di certi stereotipi ormai superati».

Dica la verità, le sarebbe piaciuta la festona allo Stadium?

«Certo, anche come uomo di spettacolo. Ma mi fido della società che da sette anni domina. Piaccia o non piaccia, lo stile è questo: pensate a quanta diversità tra l’addio di Buffon e Totti. Il messaggio che passa all’esterno è importante...»

Qual è il messaggio a CR7?

«Caro Cristiano, ti accogliamo, compriamo la maglia, ma sei come gli altri. E, soprattutt­o, facci vincere!».

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