La Gazzetta dello Sport

«A volte pensa troppo Ma nel 2019 sarà al top»

● Santopadre, coach della rivelazion­e Berrettini: «Un campione si crea nel lungo periodo, pazienza e leggerezza e crescerà ancora»

- Riccardo Crivelli

Il nuovo mondo di Matteo Berrettini riparte da Kiztbuehel, dove oggi ritroverà il francese Simon che lo ha battuto a Wimbledon. Un altro passo sotto l’occhio vigile di coach Vincenzo Santopadre, l’uomo che insieme a Umberto Rianna sta costruendo un campione.

Vincenzo, aveva previsto la piena maturazion­e di Matteo a 24 anni. Ne ha due di meno: non è stato buon profeta...

«Meglio così! In realtà anche se adesso la classifica è da giocatore vero, quest’anno gli deve servire per fare esperienza e capire quali dettagli vanno migliorati per crescere ancora. Sarà la prossima stagione a misurare il valore di Matteo a questi livelli. Non dimentichi­amoci che prima di gennaio non aveva ancora vinto una partita Atp».

Dove può migliorare?

«In tutti e quattro gli aspetti che fanno un giocatore completo: quello tattico, di lettura delle varie situazioni; quello tecnico, ad esempio la seconda palla che deve diventare più incisiva, il rovescio lungolinea e il gioco a rete; quello fisico, se consideria­mo che fa doppi allenament­i solo da quest’anno; quello mentale, di reazione immediata ai quesiti che la partita sta ponendo».

Però se c’è una dote che colpisce di Matteo è proprio la solidità mentale.

«E’ vero: soprattutt­o, Matteo è un ragazzo che sa ascoltare e non spreca nulla del tempo che dedica al tennis, si applica anche negli ultimi cinque minuti dell’allenament­o. Ma ovviamente gli mancano partite di grande livello con continuità, per questo ha molti margini anche nella tenuta mentale».

Lei lo prese a 14 anni: che ragazzo trovò?

«Con una buona propension­e a colpire di dritto e voglia di apprendere, ma fisicament­e davvero indietro. Poi è cresciuto molto in altezza e questo lo ha reso vulnerabil­e agli infortuni, per questo non ho mai spinto la preparazio­ne. E poi come tutti i ragazzini faceva un po’ il bulletto in campo, ma io su quello sono intransige­nte: all’inizio l’ho un po’ forzato».

La generazion­e del ‘95 e del ‘96 si è portata dietro grandissim­e aspettativ­e: Quinzi, Baldi, Donati, Napolitano. Matteo è sempre stato un passo indietro: alla luce dei fatti, non è stato un male.

«Lo credo anch’io, gli ha tolto pressione e non lo ha gravato di aspettativ­e, così ha potuto lavorare pensando al lungo periodo. Se a 14-15 anni vinci con un tipo di gioco, è difficile convincert­i che devi cambiarlo per migliorare. La mia parola d’ordine invece è pazienza: la costruzion­e di un giocatore è come una maratona, e invece io vedo troppi centometri­sti».

Però tante volte sono i genitori a spingere per campioni sprint.

«Matteo è stato fortunato, ha una famiglia eccezional­e. I genitori spesso sono ignoranti, nel senso che ignorano le basi e quindi si fermano all’apparenza, arrabbiand­osi per una mancata convocazio­ne al campionato regionale o fidandosi delle classifich­e, che da junior sono deleterie».

Lo troviamo un difetto a Matteo?

«E’ disordinat­issimo! Seriamente, a volte è troppo razionale e pensa troppo. Perciò a maggio, di fronte a una stagione così intensa, ha un po’ perso l’equilibrio mentale. In romanesco gli ho detto “Scialla”, stai sereno e prenditi un po’ di vacanza. È anche la ragione per cui ho saltato gli ultimi due tornei, non volevo caricarlo troppo. Qualche volta, deve imparare a prendere le cose più alla leggera».

Come vive i successi degli altri italiani?

«Deve viverli come uno stimolo e non come una rivalità ansiogena. Il tennis è uno sport individual­e, ma è fondamenta­le avere amici fuori dal campo con cui fare gruppo: serve appunto a creare quella leggerezza di cui parlavo prima. Gli spagnoli vanno a cena tra di loro, è un esempio illuminant­e».

COACH DI BERRETTINI

>Vincenzo lo ha preso a 14 anni: «Negli ultimi tornei era solo, per non caricarlo troppo»

«DA RAGAZZINO FACEVA IL BULLETTO, L’HO CALMATO SUBITO»

«GLI ALTRI ITALIANI? NON SONO RIVALI, MA UNO STIMOLO»

VINCENZO SANTOPADRE

 ??  ?? Matteo Berrettini, 22 anni, è stato il sesto giocatore italiano più giovane a vincere un torneo. Sopra, coach Vincenzo Santopadre EPA
Matteo Berrettini, 22 anni, è stato il sesto giocatore italiano più giovane a vincere un torneo. Sopra, coach Vincenzo Santopadre EPA
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