La Gazzetta dello Sport

La fuga e poi la morte Aprilia, ora si indaga su filmati e testimoni

●L’ipotesi di una ronda. I carabinier­i: «Nessun pestaggio» Razzismo, nuovo episodio a Giulianova: «Io, insultato alla Asl»

- Pierluigi Spagnolo

Un lungo elenco di episodi di intolleran­za. Undici, soltanto nelle ultime settimane: dall’uovo scagliato sul volto dell’atleta Daisy Osakue, domenica sera a Moncalieri (di cui parliamo diffusamen­te alle pagine 24-25), ai colpi di fucile ad aria compressa di Caserta e Vicenza, passando per il pestaggio di un barista a Partinico, nel Palermitan­o, e alla bimba rom ferita gravemente a Roma.

A LATINA Il caso più grave, per l’epilogo tragico che ha avuto, si è registrato sabato notte ad Aprilia, in provincia di Latina, dove Hadi Zaitumi, un marocchino di 43 anni, è morto dopo un inseguimen­to in auto. Aveva precedenti penali ed era in fuga, inseguito da chi lo riteneva un ladro che aveva appena commesso un furto. Nella sua auto sono stati trovati arnesi da scassinato­re. Le indagini e l’autopsia sul corpo dovranno appurare se l’uomo è morto per le conseguenz­e dello schianto in auto o per le botte di chi lo inseguiva. O per entrambe le cose. I carabinier­i si dicono «assolutame­nte certi che non ci sia stato un pestaggio prolungato», ha spiegato il comandante provincial­e di Latina, Gabriele Vitagliano. L’ipotesi degli investigat­ori - dopo aver ascoltato alcuni testimoni - è che la situazione sia «sfuggita di mano» e che l’uomo possa essere stato colpito con un calcio o con un pugno. Sarà comunque l’esito dell’autopsia a dare risposte più precise.

IN STRADA E poi c’è la questione delle ronde, l’ipotesi che in città ci fosse un gruppo di persone organizzat­e per “controllar­e” il territorio. «Ad Aprilia nessuna ronda dei cittadini», assicura però il sindaco, Antonio Terra. I militari ritengono che i tre uomini che hanno inseguito l’auto con a bordo il marocchino e un’altra persona, ancora ricercata, non facessero parte di una “passeggiat­a per il controllo del territorio”, come vengono definite. «Non abbiamo mai avuto notizie simili, anche se - spiegano ancora i carabinier­i - la pronta reattività di quei condomini è oggetto del nostro approfondi­mento». La versione di Giovanni Trupo e Massimo Riccio, i due uomini attualment­e denunciati per omicidio preterinte­nzionale (uno dei due è una guardia giurata, che - come si vede nelle immagini della telecamera di un bar - aveva con sé una pistola di ordinanza) è ovviamente diversa. «Non abbiamo picchiato nessuno, non c’è stato alcun pestaggio, tantomeno a sfondo razziale». Ciò che è avvenuto ad Aprilia è un «fatto esecrabile» che merita una «netta condanna, al di là di ogni colore e appartenen­za», è invece il commento di monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano.

IL DIBATTITO Ma l’Italia è davvero diventato un Paese razzista? Qui lo scontro diventa politico, acceso dall’accusa che le recenti parole del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, possano aver accentuato un clima di intolleran­za. «Sì, senza dubbio», spiegano dal Pd. «Sciocchezz­e della sinistra», la replica di Salvini. «Gli episodi di violenza e di intolleran­za suscitano dolore, indignazio­ne e profonda preoccupaz­ione», è invece la posizione della Cei.

ALTRO CASO E ieri a Giulianova un nuovo episodio. Un senegalese di 39 anni, dal 2000 in Italia, sposato con un’italiana e con un figlio di 16 anni, residenti a Roseto degli Abruzzi (Teramo), ha raccontato di essersi rivolto agli uffici territoria­li della Asl a Giulianova, per chiedere il rinnovo del libretto sanitario ma - come denunciato - sarebbe stato insultato da un dipendente che gli avrebbe detto: «Qua non c’è il veterinari­o». La Asl di Teramo, su disposizio­ne del direttore generale, Roberto Fagnano, ha aperto un’inchiesta interna sulla vicenda.

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