Fiducia e Dostoevskij Caldara, l’eredità pesa «Ma qui si fa la storia»
●Il centrale che ama i romanzi russi avrà il 33: come Thiago Silva...
Le buone letture sono fondamentali, per un ragazzo che vuole crescere. Mattia Caldara non se le fa mancare mai. In campo, quando capisce in anticipo lo sviluppo del gioco e si piazza nella posizione migliore per recuperare il pallone, ma anche fuori. «L’ho preso perché legge Dostoevskij», ha rivelato ieri il d.t. Leonardo, nella conferenza stampa di presentazione del nuovo centrale rossonero. Che conferma: «Tanti miei compagni si rilassano coi videogiochi, io preferisco starmene un po’ da solo, con un buon libro». Non c’è spocchia né voglia di darsi un tono nelle parole di questo ragazzone 24enne, sballottato dal mercato e dal fuso orario, ma molto presente a se stesso: sa bene che l’esistenzialismo fideistico non è di grande aiuto quando bisogna marcare top player di Serie A, ma non rinuncia a essere se stesso.
COPPIA DI FATTO A proposito di attaccanti che hanno fatto la sua conoscenza, il primo attestato di stima gli arriva proprio da Gonzalo Higuain: «Quando me lo trovavo contro, cercavo di evitarlo e di muovermi sul lato opposto», svela il Pipita. «Perché gli tiravo certe “stecche”...», ribatte scherzosamente Mattia. L’argentino di Brest e il bergamasco sono diventati gemelli del destino, in quest’estate pazza. Nemmeno il tempo di incrociarsi alla Juve e sono finiti nella centrifuga dello scambio bianco-rossonero. E così, invece che alla Continassa, si sono ritrovati a fare le foto insieme su una terrazza con vista sul Duomo di Milano. «Auguro a Gonzalo di aiutarmi a vincere qualcosa già quest’anno, perché finora sono a secco in quanto a trofei - è l’auspicio di Mattia -. Finalmente gioco con un campione di questo livello, la punta più forte degli ultimi anni in A».
I PREDECESSORI Chissà se un paio d’anni fa, quando cercava spazio nell’Atalanta, avrebbe pensato di poter vivere un pomeriggio come quello di ieri. «Mai ricevuta un’accoglienza del genere - ha confessato -, scegliere il Milan è stato facile perché è un club in cui si fa la storia. E poi avevo qui due ex compagni come Conti e Kessie. Tutti noi dobbiamo molto a Gasperini, io in particolare perché mi ha insegnato a restare concentrato quando in settimana sei impegnato in campionato e nelle coppe europee». Ieri il suo 33, in Piazza del Duomo, faceva bella mostra di sé accanto al 9 del Pipita. Un numero carico di significati, quel 33, perché qui l’ha indossato un certo Thiago Silva: «Magari facessi al Milan la metà di lui, ma non è l’unico campione che rende pesante l’eredità. Qui hanno giocato Maldini e Nesta, solo per fare due nomi. Non sarà facile esibirsi a San Siro con predecessori di questo calibro, ma quello è lo stadio in cui ogni bambino sogna di giocare, sarà un’emozione fortissima».
EVOLUZIONE Potrà spiegargli qualcosa Alessio Romagnoli, suo partner già in Under 21, con cui condivide il sogno azzurro di difendere la Nazionale che verrà. «Ci pensiamo, perché no, ma dipenderà da ciò che faremo in campo», concede Caldara, che poi la butta sul tattico: «A Bergamo ho imparato la marcatura a uomo e tanto altro, ma devo migliorare molto in fase d’impostazione. Giocare a quattro dietro invece che a tre, invece, non è una novità, lo facevo già da ragazzino». Sì, ma che cosa gli chiederà di fare Gattuso? «Per ora abbiamo parlato al telefono, mi ha raccomandato intraprendenza e voglia di vincere, aggiungendo che c’è molto da lavorare». Ma questo, c’è da scommetterci, non lo spaventerà. Perché quando te la cavi bene con i fratelli Karamazov, non può essere un problema proteggere a dovere i fratelli Donnarumma.