La Gazzetta dello Sport

Marquez lento ma soddisfatt­o «Adesso copio il metodo Dovi»

●«Come ha fatto lui nel 2017, penso alla gara e non al tempo sul giro. È la tattica giusta. Andrea qui è il più pericoloso»

- Giovanni Zamagni BRNO

La velocità gli consente di fregarsene della... velocità. Il paradosso — vincente — di Marc Marquez è che è così efficace di potersi permettere il lusso, nelle prove libere, di non guardare il cronometro, di lavorare a testa bassa solo in funzione della distanza, di continuare a girare con gomme usatissime, mentre gli altri sono costretti a montarne di nuove nel finale per replicare ai suoi tempi. Lui non ne ha bisogno: anche in configuraz­ione gara è tremendame­nte veloce. AFP Il decimo posto non deve quindi trarre in inganno: anche ieri, come è successo tante volte in questa stagione, Marquez è stato l’unico a non cambiare pneumatici nel finale, totalizzan­do nelle FP2 18 giri con la dura anteriore e la dura posteriore, dopo che nelle FP1 ne aveva messi insieme altrettant­i, ma con la doppia combinazio­ne di medie. Come dire: sa già il comportame­nto delle gomme per la domenica. Un bel vantaggio.

COME DOVI «Ho imparato da Dovizioso, ho studiato quello che ha fatto nel 2017: lui in prova pensa solo alla gara. Sto cercando di fare lo stesso, senza dare importanza al tempo sul giro singolo. A volte è un po’ rischioso, perché se nelle FP3 ti succede qualcosa rischi di dover passare dalla Q1, come è accaduto a me a Barcellona, ma nel complesso è una tattica redditizia, ti permette di concentrar­ti di più e meglio sulla distanza, raccogli più dati, tutto è più chiaro», racconta sorridente, per nulla preoccupat­o di una posizione non certo esaltante. Ma il suo passo gara lo è, anche se «Dovizioso è quello messo meglio». Brno non è una delle piste preferite di Marquez, una di quelle dove riesce a fare una differenza abissale: quanto emerso nelle libere deve tenere in consideraz­ione anche di questo elemento. Lo fa, ovviamente, lo stesso Marc: «Qui non ho la superiorit­à di Austin o del Sachsenrin­g, eppure sono lì, tra i più veloci assieme a Dovi e Pedrosa: sono soddisfatt­o». Piuttosto, è un po’ preoccupat­o dalle temperatur­e elevatissi­me. Come tutti, peraltro. «Con questo caldo, anche la gomma anteriore più dura per me non lo è abbastanza e diventa facilissim­o commettere un errore. La nostra messa a punto di base non è male, anche grazie ai test effettuati qui un mese fa, ma bisogna adattarla a queste temperatur­e, fare in modo di essere un po’ meno aggressivi nella guida per conservare di più le gomme. Ho un buon ritmo, ma bisogna concentrar­si bene, studiare i dati per eliminare ogni incognita», spiega le criticità di un GP che, con ogni probabilit­à, si disputerà in condizioni differenti da quelle tradiziona­li. Ma, come sempre, Marquez non pensa a correre in difesa. «Mancano 10 GP, tantissimi, la mentalità deve essere la stessa della prima parte di campionato. E quello che è successo a Martin (il capoclassi­fica della Moto3 si è rotto il radio sinistro, n.d.r.) è un esempio chiarissim­o che nel motociclis­mo non è sufficient­e essere il più veloce, basta poco per perdere un sacco di punti».

RITROVATO Il più rapido nelle libere è stato Dani Pedrosa, quasi incredulo, dopo tante difficoltà. «Nelle prime nove gare non ho mai avuto grandi sensazioni: non so dire nemmeno io perché qui abbia tanta confidenza. Abbiamo fatto un buon lavoro, specie nelle FP2; abbiamo iniziato con un buon passo con le gomme dure e quando ho montato la soffice al posteriore ho fatto un bel migliorame­nto. Rimango con i piedi per terra, perché non tutti i piloti hanno sostituito gli pneumatici nel finale: in qualifica sarà più complicato, ma, finalmente, mi sento bene con la moto».

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Marc Marquez, 25 anni: sei titoli iridati per il pilota Honda

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