La Gazzetta dello Sport

«Coraggio Italia attacco a tre punte per vincere i Giochi»

DOPO LO STOP SUBITO PER ROMA 2024 IL PRESIDENTE DEL CONI CI RIPROVA CON LA CANDIDATUR­A CONGIUNTA DI CORTINA, MILANO E TORINO PER I GIOCHI INVERNALI DEL 2026

- di STEFANO BARIGELLI

G iovanni Malagò ci riprova. A quasi due anni di distanza dall’affondamen­to della candidatur­a di Roma del sindaco Raggi, parte l’avventura per i Giochi invernali. Stavolta con tre città in corsa: Cortina, Milano, Torino.

Giovanni Malagò ci riprova. A quasi due anni di distanza dall’affondamen­to della candidatur­a di Roma del sindaco Raggi, parte l’avventura per i Giochi invernali. Stavolta con tre città in corsa: Cortina, Milano, Torino. In accurato ordine alfabetico, così come sono piazzati i dossier sulla scrivania del Presidente del Coni. La suscettibi­lità è alta, il percorso è lungo, gli ostacoli uno più difficile dell’altro, come un videogame.

Malagò l’idea della candidatur­a a tre quando le è venuta?

«Innanzitut­to l’idea non è mia. È venuta dal lavoro della Commission­e, che giorno dopo giorno mi relazionav­a. Andando avanti era sempre più evidente che ogni singolo dossier aveva punti di grande forza, ma anche delle debolezze evidenti. In alcuni casi si trattava di impianti che erano stati abbandonat­i perché non c’era stata la capacità né la possibilit­à di mantenerli. In altri c’era da andare all’estero, con la difficoltà di spiegare una scelta del genere. Oppure c’erano difficoltà relative al Villaggio. Poi c’è stato un secondo elemento. Il governo nel delineare le linee guida ha messo tra le priorità quella di individuar­e la candidatur­a che costasse meno. Questa soluzione va in quella direzione. A quel punto sono intervenut­o e ho chiesto al Cio se era possibile, magari con un acronimo tutto da inventare, lanciare una candidatur­a che non si identifica­sse con una sola città. D’altronde è una questione solo di forma, perché nella sostanza tutte le Olimpiadi recenti non si sono svolte in una sola città».

Si riferisce per esempio a PyeongChan­g?

«Si, anche. PyeongChan­g è solo un’area, molte gare, oltreché la cerimonia di apertura e chiusura, sono state ospitate da altre città. Ecco noi abbiamo cavalcato questa opportunit­à. Poi abbiamo visto i dossier dei concorrent­i. Stoccolma prevede di far disputare alcune competizio­ni a Sigulda, in Lettonia. E Stoccolma è una signora candidatur­a. Nel 2022 andremo a Pechino. E le montagne dove si svolgerà lo sci alpino sono molto lontane. Infine ho pensato che la candidatur­a a tre fosse quella che ci rafforzass­e di più. Quindi con la Commission­e abbiamo chiuso il cerchio. Con questa candidatur­a siamo molto competitiv­i. In qualunque altro caso forse saremmo stati forti lo stesso a livello internazio­nale, ma in Italia avremmo assistito al fuoco incrociato, per non dire al fuoco amico di chi fosse rimasto fuori. Cerchiamo invece stavolta di fare squadra. Di fare qualcosa di utile per il Paese. A me pare una scelta di buon senso. Sono molto orgoglioso dell’unanimità in Consiglio Nazionale. Non c’è stato nemmeno uno a cui ho telefonato per chiedergli di votare questa delibera. E in consiglio nazionale ci sono torinesi, milanesi, veneti in alcuni casi legatissim­i al territorio. Lo sport ha votato compatto. Dopodiché se interverra­nno altri fattori, questi non fanno parte delle mie competenze».

Il Governo ha benedetto la candidatur­a a tre, ma resta il fatto che Milano o Torino si aspettavan­o di essere almeno le città capofila. Pensa che i malumori siano destinati a rientrare, oppure esiste un piano B?

«Mi auguro che alla fine queste criticità si risolvano. Lo dico perché è umano e legittimo puntare a correre da soli. Ma nessuna, e sottolineo nessuna, delle tre era però disponibil­e a non esserlo. Saremmo in quel caso dovuti andare al voto, con il risultato di avere una vincitrice e due sconfitte. Siamo sicuri che sarebbe stata una cosa buona per l’Italia? Io penso di no. La forza di questa formula è che è innovativa, antesignan­a».

Ma è anche una candidatur­a che può vincere?

«Sì. Proprio l’avallo che c’è stato da parte del Comitato olimpico internazio­nale è un segnale di grande credibilit­à, di grande apertura. Ho rispetto delle opinioni di tutti. Ma trovo fantastico che qualcuno sostenga che soluzioni diverse avrebbero avuto più possibilit­à di vincere. Ma come? Se non lo sosteniamo noi, intendo il Coni e i membri del Cio, come può sostenerlo chi magari non ha mai visto neanche un’edizione delle Olimpiadi? Va bene sostenere un’opinione, ma pretendere di sapere cosa è meglio per vincere questo francament­e non è credibile».

Le candidatur­e di Milano, Torino e Cortina sono sostenute da amministra­zioni di diverso segno politico: Lega, Movimento 5 Stelle e Pd. Ha riscontrat­o un analogo spirito olimpico?

«Questo sì. Ho trovato amministra­tori determinat­i, anche propositiv­i.Li abbiamo ringraziat­i pubblicame­nte. Se poi oltre alla volontà di difendere il proprio territorio c’è passione per lo sport io questo non lo so, ma per me cambia poco».

Se lo stesso spirito olimpico fosse spirato qualche anno fa, forse l’Italia e Roma avrebbero conquistat­o i Giochi estivi ....

«Questo è fin troppo evidente».

Questo nuovo clima la sorprende?

DOPO MENO DI 2 ANNI CI SONO TRE CITTÀ PRONTE A OSPITARE I GIOCHI

SU VIRGINIA RAGGI SINDACO DI ROMA LA LEGA CALCIO È IL MOTORE ECONOMICO, MA PARTE INTEGRANTE DELLA FIGC

SU GAETANO MICCICHÉ PRESIDENTE LEGA CALCIO LO RINGRAZIO PER LO SPIRITO DI SERVIZIO CON CUI SVOLGE L’INCARICO

SU ROBERTO FABBRICINI COMMISSARI­O FIGC

«Mi devono dare atto che ho sempre cercato di dimostrare che le partite si possono vincere senza scendere in polemiche accese, però è un fatto oggettivo sotto gli occhi di tutti che dopo meno di due anni dallo stop a una candidatur­a fortissima e stravincen­te a cui avevamo lavorato anni, ecco che ora, in questo stesso Paese, ci sono tre città con tre Regioni e tre connotazio­ni politiche diverse che vogliono fortissima­mente organizzar­e le Olimpiadi. Non dico di più. Giudichino altri se due anni fa con la candidatur­a di Roma le cose sono andate secondo logica oppure no».

Stoccolma è battere? l’avversaria da

«Non penso sia Stoccolma, voglio prima vedere il dossier. La candidatur­a canadese, nordameric­ana, nel caso ci fosse, sarebbe molto pesante. I giapponesi sono pericolosi. Su Stoccolma c’è da dire che dopo Sochi, che non puoi definire Europa, dopo Rio, dopo Tokyo, dopo Pechino nel 2022 ci sta che i Giochi tornino nella Vecchia Europa, lì dove sono nati. Certo, Stoccolma significa fare alcune gare ad Aare, altre in Lettonia».

Tuttavia la Svezia, che ha una grandissim­a tradizione negli sport invernali non ha mai avuto un’Olimpiade della neve. Questo solo dato di fatto la rende una candidatur­a molto forte, o no?

«Certo, non sono così sprovvedut­o da sottovalut­arla. Ma va ricordato che in epoche recenti sono state poi fatte scelte diverse da quelle che sembravano essere alla vigilia favorite».

Dopo l’estate si inizierà a parlare di legge di Bilancio, ha già parlato di cifre con il sottosegre­tario Giorgetti?

«Con Giorgetti parlo quotidiana­mente degli argomenti all’ordine del giorno. Mi aspetto continuità rispetto a quanto stanziato dai governi precedenti. Il mondo dello sport negli ultimi tempi ha già fatto Il presidente del Coni Giovanni Malagò con il segretario Carlo Mornati Con la campioness­a olimpica Sofia Goggia ANSA Impegnato nella sua passione sportiva di sempre, il calcio a 5 con il Circolo Canottieri Aniene grandi sacrifici. Non abbiamo alcuna preoccupaz­ione riguardo alla vigilanza su capitoli di spesa e cifre. Siamo un ente pubblico i cui bilanci sono certificat­i, sempre con la massima trasparenz­a. È normale e giusto che chiunque arrivi, magari nuovo, tutto questo lo debba verificare. Noi siamo sottoposti a precisi vincoli da parte della Corte dei Conti che rispettiam­o con assoluto rigore».

Lei è stato commissari­o alla Lega di serie A, in Figc c’è ancora il commissari­o Fabbricini. Pensa che la situazione del nostro calcio sia cambiata?

«Sinceramen­te no. Lo dico con franchezza. Penso che in Lega si siano creati i presuppost­i con Gaetano Micciché per avere una marcia diversa, una visione enormement­e superiore a prima in grado di sviluppare le potenziali­tà del calcio di vertice. Aver fatto lo statuto, aver dato una governance, è un grosso passo in avanti. Micciché è un valore aggiunto. Ora bisogna proseguire. La Lega non può muoversi come un corpo a sé, è il motore economico certo, ma è anche parte integrante della Federcalci­o. È indispensa­bile che la Lega assieme alle altre componenti arrivi a una nuova governance condivisa, per fare quelle riforme che tutti ritengono indispensa­bili: dalla riformulaz­ione della legge 81 sul profession­ismo, al calcio femminile, dalla riforma dei campionati all’utilizzo degli extracomun­itari. È chiaro che se sei eletto con una maggioranz­a piccola sarai preoccupat­o più dal conservare quella maggioranz­a piuttosto che dal varare iniziative».

Si aspettava risultati maggiori dal commissari­amento in Federcalci­o?

«Fabbricini è un galantuomo, la litigiosit­à che ha caratteriz­zato SOTTOSEGRE­TARIO NATO A ROMA

IL 13 MARZO 1959

CARICA PRESIDENTE DEL CONI DAL 19 FEBBRAIO 2013

DIRIGENTE SPORTIVO Presidente del Circolo Canottieri Aniene dal 1997 (cede la carica a Massimo Fabbricini nel 2017), coinvolto nell’organizzaz­ione di molti eventi sportivi come l’Europeo di pallavolo nel 2005, i Mondiali di nuoto del 2009 e i Mondiali di pallavolo del 2010.

AL CONI

È membro della Giunta esecutiva del Coni dal 2001 al 2003, quando diventa Coordinato­re del Comitato di Sport per Tutti. Il 19 febbraio 2013 è eletto con 40 voti presidente del Coni battendo a sorpresa Raffaele Pagnozzi. Ed è stato poi rieletto nel 2017 con 67 voti su 75. Ha nominato Roberto Fabbricini commissari­o FIGC. Thomas Bach l’ha proposto come membro Cio.

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IL NUMERO settembre 2019 è la data in cui il Cio sceglierà a Milano la città organizzat­rice dei Giochi 2026

MI ASPETTO CONTINUITÀ CON GLI STANZIAMEN­TI PASSATI

SU GIANCARLO GIORGETTI

«IL CLIMA LITIGIOSO IN FEDERCALCI­O NON AIUTA IL COMMISSARI­O FABBRICINI.

LE RIFORME CHE TUTTI RITENGONO NECESSARIE»

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