«Coraggio Italia attacco a tre punte per vincere i Giochi»
DOPO LO STOP SUBITO PER ROMA 2024 IL PRESIDENTE DEL CONI CI RIPROVA CON LA CANDIDATURA CONGIUNTA DI CORTINA, MILANO E TORINO PER I GIOCHI INVERNALI DEL 2026
G iovanni Malagò ci riprova. A quasi due anni di distanza dall’affondamento della candidatura di Roma del sindaco Raggi, parte l’avventura per i Giochi invernali. Stavolta con tre città in corsa: Cortina, Milano, Torino.
Giovanni Malagò ci riprova. A quasi due anni di distanza dall’affondamento della candidatura di Roma del sindaco Raggi, parte l’avventura per i Giochi invernali. Stavolta con tre città in corsa: Cortina, Milano, Torino. In accurato ordine alfabetico, così come sono piazzati i dossier sulla scrivania del Presidente del Coni. La suscettibilità è alta, il percorso è lungo, gli ostacoli uno più difficile dell’altro, come un videogame.
Malagò l’idea della candidatura a tre quando le è venuta?
«Innanzitutto l’idea non è mia. È venuta dal lavoro della Commissione, che giorno dopo giorno mi relazionava. Andando avanti era sempre più evidente che ogni singolo dossier aveva punti di grande forza, ma anche delle debolezze evidenti. In alcuni casi si trattava di impianti che erano stati abbandonati perché non c’era stata la capacità né la possibilità di mantenerli. In altri c’era da andare all’estero, con la difficoltà di spiegare una scelta del genere. Oppure c’erano difficoltà relative al Villaggio. Poi c’è stato un secondo elemento. Il governo nel delineare le linee guida ha messo tra le priorità quella di individuare la candidatura che costasse meno. Questa soluzione va in quella direzione. A quel punto sono intervenuto e ho chiesto al Cio se era possibile, magari con un acronimo tutto da inventare, lanciare una candidatura che non si identificasse con una sola città. D’altronde è una questione solo di forma, perché nella sostanza tutte le Olimpiadi recenti non si sono svolte in una sola città».
Si riferisce per esempio a PyeongChang?
«Si, anche. PyeongChang è solo un’area, molte gare, oltreché la cerimonia di apertura e chiusura, sono state ospitate da altre città. Ecco noi abbiamo cavalcato questa opportunità. Poi abbiamo visto i dossier dei concorrenti. Stoccolma prevede di far disputare alcune competizioni a Sigulda, in Lettonia. E Stoccolma è una signora candidatura. Nel 2022 andremo a Pechino. E le montagne dove si svolgerà lo sci alpino sono molto lontane. Infine ho pensato che la candidatura a tre fosse quella che ci rafforzasse di più. Quindi con la Commissione abbiamo chiuso il cerchio. Con questa candidatura siamo molto competitivi. In qualunque altro caso forse saremmo stati forti lo stesso a livello internazionale, ma in Italia avremmo assistito al fuoco incrociato, per non dire al fuoco amico di chi fosse rimasto fuori. Cerchiamo invece stavolta di fare squadra. Di fare qualcosa di utile per il Paese. A me pare una scelta di buon senso. Sono molto orgoglioso dell’unanimità in Consiglio Nazionale. Non c’è stato nemmeno uno a cui ho telefonato per chiedergli di votare questa delibera. E in consiglio nazionale ci sono torinesi, milanesi, veneti in alcuni casi legatissimi al territorio. Lo sport ha votato compatto. Dopodiché se interverranno altri fattori, questi non fanno parte delle mie competenze».
Il Governo ha benedetto la candidatura a tre, ma resta il fatto che Milano o Torino si aspettavano di essere almeno le città capofila. Pensa che i malumori siano destinati a rientrare, oppure esiste un piano B?
«Mi auguro che alla fine queste criticità si risolvano. Lo dico perché è umano e legittimo puntare a correre da soli. Ma nessuna, e sottolineo nessuna, delle tre era però disponibile a non esserlo. Saremmo in quel caso dovuti andare al voto, con il risultato di avere una vincitrice e due sconfitte. Siamo sicuri che sarebbe stata una cosa buona per l’Italia? Io penso di no. La forza di questa formula è che è innovativa, antesignana».
Ma è anche una candidatura che può vincere?
«Sì. Proprio l’avallo che c’è stato da parte del Comitato olimpico internazionale è un segnale di grande credibilità, di grande apertura. Ho rispetto delle opinioni di tutti. Ma trovo fantastico che qualcuno sostenga che soluzioni diverse avrebbero avuto più possibilità di vincere. Ma come? Se non lo sosteniamo noi, intendo il Coni e i membri del Cio, come può sostenerlo chi magari non ha mai visto neanche un’edizione delle Olimpiadi? Va bene sostenere un’opinione, ma pretendere di sapere cosa è meglio per vincere questo francamente non è credibile».
Le candidature di Milano, Torino e Cortina sono sostenute da amministrazioni di diverso segno politico: Lega, Movimento 5 Stelle e Pd. Ha riscontrato un analogo spirito olimpico?
«Questo sì. Ho trovato amministratori determinati, anche propositivi.Li abbiamo ringraziati pubblicamente. Se poi oltre alla volontà di difendere il proprio territorio c’è passione per lo sport io questo non lo so, ma per me cambia poco».
Se lo stesso spirito olimpico fosse spirato qualche anno fa, forse l’Italia e Roma avrebbero conquistato i Giochi estivi ....
«Questo è fin troppo evidente».
Questo nuovo clima la sorprende?
DOPO MENO DI 2 ANNI CI SONO TRE CITTÀ PRONTE A OSPITARE I GIOCHI
SU VIRGINIA RAGGI SINDACO DI ROMA LA LEGA CALCIO È IL MOTORE ECONOMICO, MA PARTE INTEGRANTE DELLA FIGC
SU GAETANO MICCICHÉ PRESIDENTE LEGA CALCIO LO RINGRAZIO PER LO SPIRITO DI SERVIZIO CON CUI SVOLGE L’INCARICO
SU ROBERTO FABBRICINI COMMISSARIO FIGC
«Mi devono dare atto che ho sempre cercato di dimostrare che le partite si possono vincere senza scendere in polemiche accese, però è un fatto oggettivo sotto gli occhi di tutti che dopo meno di due anni dallo stop a una candidatura fortissima e stravincente a cui avevamo lavorato anni, ecco che ora, in questo stesso Paese, ci sono tre città con tre Regioni e tre connotazioni politiche diverse che vogliono fortissimamente organizzare le Olimpiadi. Non dico di più. Giudichino altri se due anni fa con la candidatura di Roma le cose sono andate secondo logica oppure no».
Stoccolma è battere? l’avversaria da
«Non penso sia Stoccolma, voglio prima vedere il dossier. La candidatura canadese, nordamericana, nel caso ci fosse, sarebbe molto pesante. I giapponesi sono pericolosi. Su Stoccolma c’è da dire che dopo Sochi, che non puoi definire Europa, dopo Rio, dopo Tokyo, dopo Pechino nel 2022 ci sta che i Giochi tornino nella Vecchia Europa, lì dove sono nati. Certo, Stoccolma significa fare alcune gare ad Aare, altre in Lettonia».
Tuttavia la Svezia, che ha una grandissima tradizione negli sport invernali non ha mai avuto un’Olimpiade della neve. Questo solo dato di fatto la rende una candidatura molto forte, o no?
«Certo, non sono così sprovveduto da sottovalutarla. Ma va ricordato che in epoche recenti sono state poi fatte scelte diverse da quelle che sembravano essere alla vigilia favorite».
Dopo l’estate si inizierà a parlare di legge di Bilancio, ha già parlato di cifre con il sottosegretario Giorgetti?
«Con Giorgetti parlo quotidianamente degli argomenti all’ordine del giorno. Mi aspetto continuità rispetto a quanto stanziato dai governi precedenti. Il mondo dello sport negli ultimi tempi ha già fatto Il presidente del Coni Giovanni Malagò con il segretario Carlo Mornati Con la campionessa olimpica Sofia Goggia ANSA Impegnato nella sua passione sportiva di sempre, il calcio a 5 con il Circolo Canottieri Aniene grandi sacrifici. Non abbiamo alcuna preoccupazione riguardo alla vigilanza su capitoli di spesa e cifre. Siamo un ente pubblico i cui bilanci sono certificati, sempre con la massima trasparenza. È normale e giusto che chiunque arrivi, magari nuovo, tutto questo lo debba verificare. Noi siamo sottoposti a precisi vincoli da parte della Corte dei Conti che rispettiamo con assoluto rigore».
Lei è stato commissario alla Lega di serie A, in Figc c’è ancora il commissario Fabbricini. Pensa che la situazione del nostro calcio sia cambiata?
«Sinceramente no. Lo dico con franchezza. Penso che in Lega si siano creati i presupposti con Gaetano Micciché per avere una marcia diversa, una visione enormemente superiore a prima in grado di sviluppare le potenzialità del calcio di vertice. Aver fatto lo statuto, aver dato una governance, è un grosso passo in avanti. Micciché è un valore aggiunto. Ora bisogna proseguire. La Lega non può muoversi come un corpo a sé, è il motore economico certo, ma è anche parte integrante della Federcalcio. È indispensabile che la Lega assieme alle altre componenti arrivi a una nuova governance condivisa, per fare quelle riforme che tutti ritengono indispensabili: dalla riformulazione della legge 81 sul professionismo, al calcio femminile, dalla riforma dei campionati all’utilizzo degli extracomunitari. È chiaro che se sei eletto con una maggioranza piccola sarai preoccupato più dal conservare quella maggioranza piuttosto che dal varare iniziative».
Si aspettava risultati maggiori dal commissariamento in Federcalcio?
«Fabbricini è un galantuomo, la litigiosità che ha caratterizzato SOTTOSEGRETARIO NATO A ROMA
IL 13 MARZO 1959
CARICA PRESIDENTE DEL CONI DAL 19 FEBBRAIO 2013
DIRIGENTE SPORTIVO Presidente del Circolo Canottieri Aniene dal 1997 (cede la carica a Massimo Fabbricini nel 2017), coinvolto nell’organizzazione di molti eventi sportivi come l’Europeo di pallavolo nel 2005, i Mondiali di nuoto del 2009 e i Mondiali di pallavolo del 2010.
AL CONI
È membro della Giunta esecutiva del Coni dal 2001 al 2003, quando diventa Coordinatore del Comitato di Sport per Tutti. Il 19 febbraio 2013 è eletto con 40 voti presidente del Coni battendo a sorpresa Raffaele Pagnozzi. Ed è stato poi rieletto nel 2017 con 67 voti su 75. Ha nominato Roberto Fabbricini commissario FIGC. Thomas Bach l’ha proposto come membro Cio.
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IL NUMERO settembre 2019 è la data in cui il Cio sceglierà a Milano la città organizzatrice dei Giochi 2026
MI ASPETTO CONTINUITÀ CON GLI STANZIAMENTI PASSATI
SU GIANCARLO GIORGETTI
«IL CLIMA LITIGIOSO IN FEDERCALCIO NON AIUTA IL COMMISSARIO FABBRICINI.
LE RIFORME CHE TUTTI RITENGONO NECESSARIE»