La Gazzetta dello Sport

L’estate del Toro Handa para tutto Lautaro segna L’Inter è un lampo

●Il numero 10 va ancora in gol: Lione battuto davanti ai 25 mila di Lecce, fischi per Joao Mario

- Valerio Clari INVIATO A LECCE

Il Toro non ha mai paura, figuriamoc­i se si spaventa per un po’ di caldo e un terreno non proprio perfetto. Il Toro non va troppo per il sottile, non fa differenza fra Internatio­nal Champions Cup, Libertador­es e – chissà – Champions vera. Il Toro si fa infilzare dalle sue belle banderilla­s (ne fa ammonire tre), ma si rialza e continua a caricare. E alla fine colpisce. Lautaro Martinez decide la sfida di Lecce, incorna il Lione e segna la sua terza rete di questo precampion­ato, facendo capire che va bene inseguire l’ultimo colpo sul mercato, ma il primo forse è stato il più importante, per il presente e per il futuro. Deve ancora compiere ventuno anni, ha appena attraversa­to l’oceano, ma l’ex Racing sembra avere già le spalle abbastanza larghe per caricarsi la fase offensiva dell’Inter, in quei giorni in cui Icardi vaga spaesato senza trovare mai la giusta coincidenz­a per arrivare sul pallone.

QUANTITÀ Il gol, quello dell’1-0, non è nemmeno questa impresa epica: Lautaro si fa trovare solo sul secondo palo e infila di sinistro. Il lavoro migliore lo fanno Dalbert, che piazza il cross giusto (premio di parecchie discese) e Politano, che si inventa la giocata con un velo di classe, festeggiat­o dai compagni come un assist. Ma era prima che il giovane argentino si era fatto valere e notare: per la capacità di difendere palla e puntare l’avversario (incassando le botte), per uno stop al volo su lancio di Handanovic dopo 5 minuti che fa fare «oooh» ai quasi 25mila del «Via del Mare», per la volontà con cui cerca la posizione giusta per farsi servire, quando la manovra dell’Inter si incarta a centrocamp­o. Giocava da trequartis­ta, nel 4-2-3-1 che aveva Politano e Karamoh sugli esterni. Quando poi, dopo il vantaggio, ha la palla buona per innescare Icardi, prova un filtrante che avrebbe meritato miglior fortuna. Voleva far segnare il capitano: ha già capito anche le gerarchie.

SERVE HANDA Il gol a inizio ripresa premia la reazione dei nerazzurri dopo un primo tempo cominciato con un pressing alto e finito con la guardia bassa. Solo Handanovic , ancora Handanovic (come tante volte in passato) evita alla squadra di Spalletti di finire sotto: quello dello sloveno è un «crescendo». Parata buona su Rafael al 17’, difficile su Terrier di testa al 25’, super su Mariano in fuga al 41’. I francesi arrivano al tiro prima infilzando in velocità la difesa sulla sua fascia sinistra, poi sfruttando un’amnesia in marcatura (il colpo di testa, ma anche due occasioni ciccate successive), infine partendo in velocità su un errore tanto raro quanto marchiano di Skriniar, che si fa fregare da Mariano, esce male e poi lo deve rincorrere invano. Il Lione inizierà prima il campionato, a fine partita addirittur­a fa un supplement­o di allenament­o in campo con i titolari, ma qualcosa dietro va registrato. In realtà Spalletti comincia a farlo già nella ripresa, quando la linea e la sua protezione (meglio Asamoah di Gagliardin­i) paiono più solide.

ALTRE SOLUZIONI Sempre senza Nainggolan, uscito dopo 24’ della partita col Sion (18 luglio) e che rischia ormai di perdersi tutto il precampion­ato, l’Inter cercava soluzioni offensive diverse. Con Perisic in vacanza e Candreva affaticato le fasce avevano nuovi padroni: Karamoh piazza il primo tiro in porta della squadra (al 45’, sic), ma di altro gli riesce poco. Politano è doppio, come le facce dell’Inter: nella prima parte fa disperare il tecnico, che un paio di volte gli fa ampi cenni di puntare il fondo: lui invece, partendo da destra, si ritrova spesso a ricevere spalle alla porta e a servire la palla indietro. Così si riparte da capo, e la qualità vista al Sassuolo non si ritrova. Compare molto di più quando viene spostato sull’altra fascia: punta l’avversario, trova il cross per Martinez (fuori), poi quel velo: a questa squadra servono «giocate». Nel finale nel turbinio di cambi si segnalano quello di Vecino (debutto senza squilli), un volenteros­o impatto di Salcedo (vicino al gol con un destro a rientrare) e il ritorno di Joao Mario. Il portoghese fa il peno di fischi ogni volta che tocca il pallone. E siamo a Lecce, pensate cosa può succedere a San Siro: urge soluzione di mercato.

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Lautaro Martinez, 20 anni, argentino. Sotto Luciano Spalletti, 59 anni GETTY

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