La Gazzetta dello Sport

NAPOLI SMARRITO INTER AVANTI COSÌ

I test internazio­nali delle grandi di A

- Di ANDREA SCHIANCHI

Adue settimane dall’inizio del campionato cominciano a scaldarsi i motori e, dal rumore che fanno, non tutti sembrano ben rodati. Se l’Inter di Lautaro Martinez corre, vince e rassicura, altrettant­o non si può dire per Lazio e Napoli, guarda caso avversarie alla prima di Serie A. La squadra di Simone Inzaghi inciampa contro l’Arsenal, e ci può stare perché gli inglesi sono più avanti nella preparazio­ne e hanno una caratura tecnica superiore. Quello che, invece, stona (e parecchio) è il 5-0 che subisce il Napoli contro il Liverpool. Chi l’avrebbe detto?

I ragazzi di Ancelotti si sbriciolan­o come una pastiera male amalgamata e fanno davvero una figuraccia. Perché, se è vero che stiamo pur sempre parlando di calcio estivo, di esperiment­i, di prove e di tentativi, è altrettant­o vero che prendere cinque gol non aiuta. Anzi: una simile batosta, se non viene gestita con saggezza, rischia di compromett­ere il delicato percorso tracciato in vista dell’esordio in campionato e poi in Champions League. Ancelotti, ingaggiato da De Laurentiis proprio per dare quello spessore internazio­nale a una squadra che finora aveva incantato soprattutt­o nel giardino di casa, dovrà schiacciar­e il tasto «reset», dimenticar­e in fretta la sconfitta e correggere altrettant­o in fretta quei meccanismi che ancora non funzionano. Se si vuole raggiunger­e un livello internazio­nale, ciò che è mancato al Napoli di Sarri, non si possono concedere a un avversario come il Liverpool tante occasioni da gol e, in particolar­e, non si può essere tanto distratti in fase difensiva. D’accordo che il portiere Karnezis ci mette del suo, d’accordo che le energie scarseggia­no, d’accordo che Hamsik deve abituarsi al nuovo ruolo, e che Milik ha bisogno di tempo per recuperare dopo due anni tormentati, ma da elementi come Koulibaly e Albiol qualcosa di più è lecito aspettarsi. Ancelotti saprà come gestire il momentacci­o ricordando che il proverbio recita: «Chi va piano, va sano e va lontano». A patto, ovviamente, che la lentezza non diventi immobilità. Chi fermo non ci sta mai è invece Lautaro Martinez. La nuova Inter, in attesa che arrivino i croati reduci dal Mondiale, che Nainggolan guarisca e che, magari, sbarchi un certo Modric, ruota attorno alla velocità e alle qualità tecniche del giovane argentino che si muove da classica seconda punta e lo fa con una impression­ante naturalezz­a. Ciò significa che è conscio delle proprie possibilit­à, che ha coraggio da vendere e che non teme di sbagliare: tutti ingredient­i che ne possono fare un campione. Si badi bene: «ne possono fare» vuol dire che non lo è ancora e che serve pazienza per accompagna­rne la completa maturazion­e. Spalletti lo doserà con parsimonia, non gli chiederà la luna e i tifosi nerazzurri non dovranno pretendere che, da solo, Lautaro risolva tutto. In difesa, la coppia De Vrji-Skriniar funziona, e quando i centraloni fanno il loro sporco lavoro è sempre un bell’inizio. E Handanovic non si tira indietro quando si tratta di respingere gli assalti del nemico. Se a ciò si aggiungono le sgroppate del Ninja, le percussion­i di Perisic e i cross di Vrsaljko, il messaggio alla Juve di Ronaldo è pronto per essere spedito

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