NAPOLI SMARRITO INTER AVANTI COSÌ
I test internazionali delle grandi di A
Adue settimane dall’inizio del campionato cominciano a scaldarsi i motori e, dal rumore che fanno, non tutti sembrano ben rodati. Se l’Inter di Lautaro Martinez corre, vince e rassicura, altrettanto non si può dire per Lazio e Napoli, guarda caso avversarie alla prima di Serie A. La squadra di Simone Inzaghi inciampa contro l’Arsenal, e ci può stare perché gli inglesi sono più avanti nella preparazione e hanno una caratura tecnica superiore. Quello che, invece, stona (e parecchio) è il 5-0 che subisce il Napoli contro il Liverpool. Chi l’avrebbe detto?
I ragazzi di Ancelotti si sbriciolano come una pastiera male amalgamata e fanno davvero una figuraccia. Perché, se è vero che stiamo pur sempre parlando di calcio estivo, di esperimenti, di prove e di tentativi, è altrettanto vero che prendere cinque gol non aiuta. Anzi: una simile batosta, se non viene gestita con saggezza, rischia di compromettere il delicato percorso tracciato in vista dell’esordio in campionato e poi in Champions League. Ancelotti, ingaggiato da De Laurentiis proprio per dare quello spessore internazionale a una squadra che finora aveva incantato soprattutto nel giardino di casa, dovrà schiacciare il tasto «reset», dimenticare in fretta la sconfitta e correggere altrettanto in fretta quei meccanismi che ancora non funzionano. Se si vuole raggiungere un livello internazionale, ciò che è mancato al Napoli di Sarri, non si possono concedere a un avversario come il Liverpool tante occasioni da gol e, in particolare, non si può essere tanto distratti in fase difensiva. D’accordo che il portiere Karnezis ci mette del suo, d’accordo che le energie scarseggiano, d’accordo che Hamsik deve abituarsi al nuovo ruolo, e che Milik ha bisogno di tempo per recuperare dopo due anni tormentati, ma da elementi come Koulibaly e Albiol qualcosa di più è lecito aspettarsi. Ancelotti saprà come gestire il momentaccio ricordando che il proverbio recita: «Chi va piano, va sano e va lontano». A patto, ovviamente, che la lentezza non diventi immobilità. Chi fermo non ci sta mai è invece Lautaro Martinez. La nuova Inter, in attesa che arrivino i croati reduci dal Mondiale, che Nainggolan guarisca e che, magari, sbarchi un certo Modric, ruota attorno alla velocità e alle qualità tecniche del giovane argentino che si muove da classica seconda punta e lo fa con una impressionante naturalezza. Ciò significa che è conscio delle proprie possibilità, che ha coraggio da vendere e che non teme di sbagliare: tutti ingredienti che ne possono fare un campione. Si badi bene: «ne possono fare» vuol dire che non lo è ancora e che serve pazienza per accompagnarne la completa maturazione. Spalletti lo doserà con parsimonia, non gli chiederà la luna e i tifosi nerazzurri non dovranno pretendere che, da solo, Lautaro risolva tutto. In difesa, la coppia De Vrji-Skriniar funziona, e quando i centraloni fanno il loro sporco lavoro è sempre un bell’inizio. E Handanovic non si tira indietro quando si tratta di respingere gli assalti del nemico. Se a ciò si aggiungono le sgroppate del Ninja, le percussioni di Perisic e i cross di Vrsaljko, il messaggio alla Juve di Ronaldo è pronto per essere spedito