TUTTI I PARAGONI DELLA QUADARELLA
L’oro del nuoto agli Europei Multisport
Probabilmente il problema principale sono proprio i paragoni. Accostare in una rassegna europea sei sport diversi nella stessa sede di Glasgow — e domani si aggiungerà anche l’atletica da Berlino — è già di per sé un azzardo, anche se il riferimento è ovviamente l’Olimpiade dove la coesistenza funziona benissimo da due secoli. Meglio l’oro della Confalonieri nel ciclismo su pista o quello della Quadarella nel nuoto, meglio una disciplina che con gli Europei ha dimestichezza e tradizione come appunto la vasca o una fra canottaggio e ginnastica, in cui questi campionati sono solo una tappa di passaggio verso i Mondiali? A prima vista la combinazione funziona ottimamente a livello televisivo, la piattaforma per cui gli European Championships sono stati inventati, ma crea non pochi grattacapi a noi della carta stampata che dobbiamo mettere sulla bilancia (degli spazi) medaglie da misurare non solo in base al colore, ma anche al peso dei personaggi e delle discipline. E ha senso un medagliere complessivo, in stile olimpico, fra discipline che niente hanno a che fare fra di loro, col rischio di premiare casualmente nazioni specializzate in queste singoli sport e non in altri?
Sospendendo il giudizio in attesa di una valutazione definitiva a fine rassegna, i paragoni sono anche il problema di Simona Quadarella, che dopo la lunga serie di imprese giovanili e il bronzo iridato in vasca corta del 2017, a neanche 20 anni ha conquistato uno stratosferico oro europeo negli 800 stile libero. Con l’8’16”35 di ieri, la romana non solo ha cancellato il record storico (ma anche famigerato per via dei costumoni) di Alessia Filippi, ma ha anche ottenuto la seconda prestazione mondiale stagionale (dietro alla marziana Ledecky) e la settima prestazione mondiale di sempre. Dunque a chi dobbiamo paragonare, nell’ambito della storia azzurra, la nuova regina italiana del nuoto? Alle uniche due italiane che in passato hanno vinto un oro europeo, cioè la divina Federica Pellegrini e la più «terrena» Alessia Filippi, che condivide con Simona l’origine romana e uno dei suoi titoli proprio negli 800 (a Eindhoven 2008)? Oppure dobbiamo paragonarla direttamente a Novella Calligaris, pioniera degli 800 femminili con un bronzo olimpico e un oro mondiale? E se invece volessimo tirare in ballo il gemello Gregorio Paltrinieri, a cui fu paragonata già alle Universiadi 2017 di Taipei, quando lo imitò vincendo 800 e 1500 stile libero?
Già, perché quello che ha colpito di Simona ieri nelle interviste televisive è stata proprio la capacità di non accontentarsi e guardare subito alle prossime gare, che è il marchio di fabbrica del talento carpigiano. «Sì, ho vinto gli 800 ma ora voglio ripetermi nella mia specialità, i 1500, e faccio un pensierino anche ai 400». Insomma, mai dormire sugli allori, una delle caratteristiche di tutto il nuoto azzurro, dove si ha l’impressione di un continuo ricambio generazionale e di una sana rivalità interna. È proprio dal confronto serrato fra atleti della stessa specialità che nasce un fenomeno come Alessandro Miressi, gigante dello sprint che si presenta col miglior tempo alla finale dei 100. Vogliamo paragonarlo alla Pellegrini?