La Gazzetta dello Sport

CONOSCE LA VIA DEI TRIONFI

- Di ANDREA DI CARO

S e lo chiedevano un po' tutti, ciclicamen­te da più di nove anni. E sempre più spesso nelle ultime stagioni avare di soddisfazi­oni: «Ma come è possibile che uno come Paolo Maldini non abbia un ruolo nel Milan?».

Se lo chiedevano un po' tutti, ciclicamen­te da più di nove anni. E sempre più spesso nelle ultime stagioni avare di soddisfazi­oni: «Ma come è possibile che uno come Paolo Maldini non abbia un ruolo nel Milan?». Da ieri quella domanda può finire nel cassetto. Con il «ritorno a casa» di Maldini, il Milan fa di nuovo sventolare una delle sue bandiere più gloriose, sicurament­e la più vincente. Era il settembre del 1978 quando fece il suo primo provino nel Milan: Paolo aveva solo 10 anni. Era il 20 gennaio 1985 quando Liedholm lo fece esordire in A a Udine: Paolo aveva solo 16 anni. Era il 31 maggio 2009 quando giocò a Firenze l'ultima sua partita: Paolo aveva quasi 41 anni. Nel mezzo 902 gare ufficiali con il Milan, 26 trofei tra cui 7 scudetti, 5 Coppe Campioni/Champions (e 8 finali), 2 Coppe Interconti­nentali e un Mondiale per club. Più di nove anni dopo, ieri 5 agosto 2018, Paolo a 50 anni è rientrato nel Milan come «direttore sviluppo strategico area sport». Una storia straordina­ria di calcio e vita, passione e amore. Se sia la più bella in assoluto del Milan lo lasciamo decidere ai tifosi: nel podio sicurament­e con Maldini ci sono altri due miti, Rivera e Baresi.

Lo abbiamo definito bandiera, icona, leggenda: Maldini sa di esserlo, ma il timore di essere scelto - e dunque usato - solo per rappresent­are una figurina o fare l'uomo immagine è stata la ragione che gli ha fatto dire no più volte a incarichi che non avevano per lui i due requisiti fondamenta­li per essere accettati, far parte di un progetto serio e avere un ruolo operativo. Se ora Maldini ha detto sì, vuol dire che quei requisiti ci sono. «Direttore sviluppo strategico area sport» è un ruolo nuovo, mai sentito finora: può dire tutto e non dir nulla. Lo spazio di manovra e potere decisional­e che si porta dietro lo vedremo nei prossimi mesi. Per ora permette a Maldini di rientrare in una posizione tutta sua. Non sarà il vice di nessuno. E non farà l'ambasciato­re né il consiglier­e. Lavorerà certamente insieme a Leonardo, artefice dell'operazione che il Fondo Elliott ha fortemente voluto. Si occuperà dello sviluppo dell'area tecnica e delle strategie, dal settore giovanile alla prima squadra. Maldini sa di calcio: ci sono 25 anni da top player in campo a testimonia­rlo. Quello è il valore aggiunto che può dare. Ma probabilme­nte potrà far valere anche l'esperienza avuta negli Stati Uniti per quanto riguarda una parte delle strategie di marketing.

Con il suo rientro, il Milan va definendo la sua struttura societaria: ci sono i vertici, dal presidente Scaroni ai membri del nuovo Cda, provenient­i dal mondo economico e finanziari­o, con il compito di rilanciare il club, far quadrare i conti, far aumentare i ricavi. C'è una casella ancora da riempire con una o due figure legata al prossimo ad. Quindi c'è l'area tecnica, con gli uomini di calcio come Leonardo, che nel Milan ha fatto già tutto, calciatore, allenatore e dirigente, e che in questa fase da responsabi­le area tecnica sta ricoprendo anche il ruolo di ds. E ora c'è Maldini, il simbolo, il mito, la bandiera, che va a completare il mosaico «con un ruolo operativo». E in panchina c'è un altro pezzo di storia rossonera: Gattuso. Managerial­ità e storia. Tradizione e innovazion­e.

E se il mercato regalerà altre certezze, dopo quella di Higuain, allora davvero il Milan potrà dire di aver ripreso la strada che porta ai successi. E nessuno la conosce bene come Maldini, che al Milan l'ha percorsa per 25 anni. Bentornato a casa.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy