L’ESTATONA DI LAUTARO «E IL MEGLIO DEVE VENIRE»
●L’argentino è già oltre il ruolo di vice-Icardi: «Mi manca molto per essere al massimo, ma voglio meritarmi ancora più calore dai tifosi. Posso fare il trequartista, basta poter essere utile»
MAURO FA TANTO, SONO FORTUNATO AD AVER TROVATO UNO COME LUI
LAUTARO MARTINEZ/1 SUL CAPITANO ICARDI
SPALLETTI MI STA AIUTANDO, IO VENGO DA UN CALCIO DIVERSO
LAUTARO MARTINEZ/2 SUL TECNICO
Il mate c’è, l’asado c’è già stato, anche a Milano, in varie occasioni. A Lecce sono arrivati anche i complimenti in prima persona del vicepresidente Zanetti, per completare tutto il «corredo» tipico del calciatore argentino dell’Inter. Ma il concetto di «tipico» si adatta male a Lautaro Martinez: definireste così uno che a 19 anni chiede al suo agente di procurargli un nutrizionista, pur non avendo particolari problemi di peso? Definireste così un attaccante che nei primi 6 spezzoni di gara della sua carriera europea mette insieme 3 gol e 1 assist? Certo, stiamo parlando solo di amichevoli, ma il bottino è considerevole in meno di 360 minuti (4 gare complete). E, soprattutto, le reti sembrano non essere tutto. Lo stesso Toro, fra un autografo e un altro, all’uscita dallo stadio Via del Mare, dà loro importanza il giusto: «Il gol è stato bello, sono felice, ma sta andando molto bene tutta la preparazione. Stiamo lavorando su quello che ci chiede l’allenatore: iniziare a giocare partendo da dietro, regolarci in base alla difesa che abbiamo, e come siamo organizzati nelle linee. Dobbiamo continuare su questa strada, perché si avvicina l’inizio delle competizioni e bisogna essere pronti».
IMPATTO L’ambientamento a Milano procede piuttosto spedito, come tutto nella sua vita. Lautaro ha trovato casa a Milano e ha iniziato a studiare l’italiano (per ora ci fermiamo ai saluti). Raccontano in patria che sia un cultore dell’«allenamento invisibile», quella cura dei particolari e dello stile di vita che poi fa la differenza in campo. Nonostante i suoi 20 anni, al centro del suo mondo c’è sempre il pallone. E quello non cambia da una parte all’altra dell’oceano: «Le differenze fra qui e il Sudamerica ci sono, perché qui si gioca un calcio più dinamico, più veloce, persino i campi cambiano moltissimo rispetto all’Argentina. Ma la pressione è la stessa, il lavoro giorno per giorno anche. I compagni sono importantissimi perché io mi senta a mio agio nel nuovo ambiente». Per ora Mauro Icardi, con cui passa molto tempo anche lontano da Appiano, gli fa da famiglia sostitutiva: «Prima ancora che sbarcassi in Italia mi chiamava, appena arrivato mi ha cercato per chiedermi se mi serviva qualcosa, sono fortunato ad avere un compagno come lui. Tutto quello che fa, dentro e fuori dal campo, mi aiuta a migliorare nella quotidianità».
MAS QUE VICE Dia a dia, (giorno per giorno), dice in spagnolo, e lo ripete più volte, a sottolineare
che siamo ancora in un processo di crescita, di lavori in corso, di ascesa. Anche se questa sembra già la sua estate, anche se in questi pochi test potrebbe aver già scombussolato i piani (tattici e forse di mercato). Sulla carta era il vice Icardi, sul passaporto che lo ha portato in Italia alla voce professione c’era scritto «centravanti»: «Da trequartista avevo giocato da più piccolo, poi al Racing la casella era occupata e sono stato spostato più avanti. Ma posso stare lì, o fare la seconda punta: basta essere utile». Ora, anche nel momento in cui tornerà Nainggolan, Spalletti potrebbe trovargli posto in una formazione con due trequartisti. Le soluzioni davanti diventano molteplici: «Il tecnico mi sta aiutando tantissimo. In fondo
vengo da un altro tipo di calcio, sto imparando la lingua, devo migliorare per poter dare il massimo».
IDOLO Finora il meglio, la cosa che salta subito agli occhi, è la difesa della palla, favorita dal fisico compatto, 174 centimetri per 80 chili. Una certa passione per il basket ne ha favorito le doti di saltatore, quella per le giocate personali infiamma il pubblico ma anche l’animo dei difensori. Sabato lo hanno «massaggiato» più volte: «Hanno fatto parecchi falli, sì. Ma non è una cosa che mi sconvolga, vengo da un calcio fisico come quello argentino». Conta di più, con quelle giocate, conquistare il cuore dei tifosi. Lautaro è già un idolo degli interisti: «Sento tanto affetto. Mi piace, ma devo guadagnarmelo. E cercherò di superarmi sempre, perché aumenti ancora il supporto della gente. Il calore dei tifosi è fondamentale per crescere, per uno come me». Quel nutrizionista, del resto, già a 19 anni gli tolse bibite gasate e tutti i dolci. In qualche modo Martinez deve pur rifarsi.