La Gazzetta dello Sport

La lunga attesa è finita «Ho la pelle rossonera»

●Il 31 maggio 2009 Paolo smise di giocare. Oggi rientra nel club dopo aver detto no ai cinesi e aver aspettato un progetto serio

- G.B. Olivero

Nove anni fa Paolo Maldini si è tolto la maglietta del Milan e per un attimo si è sentito nudo. Sensazione normale visto che dal 20 gennaio 1985 al 31 maggio 2009 l’aveva indossata per 902 volte. Ma non era tutto lì, non era mai stato confinato tutto in un campo da calcio. Non era solo pallone, gioco o lavoro che fosse. Il Milan, Paolo l’aveva respirato in casa fin da quando era piccolo «e ancora non capivo quanto grande fosse stato mio padre e quanto forte fosse stato il suo legame con il club». Ecco perché da quel giorno di nove anni fa Paolo era in attesa. Non ha mai avuto fretta («ho la fortuna di non aver bisogno di lavorare»), non ha mai derogato ai suoi principi («vado solo se posso fare qualcosa, un ruolo di rappresent­anza non mi interessa»), non ha mai forzato la mano («se deve succedere, succederà»). Si sarà chiesto mille volte come mai la società, progressiv­amente sempre più in crisi, non avesse chiesto il suo aiuto, ma era molto più preoccupat­o per il Milan che deluso per se stesso. Le critiche nelle interviste nascevano nel suo cuore di tifoso e venivano filtrate dalla sua testa di profondo conoscitor­e di calcio. Le analisi, quindi, erano lucidament­e spietate, quello che serviva per scuotere l’ambiente e per ricordare a tutti, ma soprattutt­o a chi comandava, che le vittorie e le sconfitte fanno parte del gioco, ma il Milan ha una storia alle spalle che deve essere onorata giorno dopo giorno.

IL NO ALLA CINA Maldini lesse il bluff dei cinesi e di Fassone con disarmante semplicità, non si fece trascinare in quel gorgo e gli arrivarono perfino alcune critiche: «Non può continuare a tirarsi fuori, a pretendere ruoli operativi». Non capivano, i tifosi, che il no di Maldini era un ponte verso il futuro e che il giorno del suo rientro in società sarebbe stato quello della svolta perché Paolo avrebbe detto sì solo a un progetto concreto e serio. È sempre stato un uomo di tanti fatti e di poche parole, non poteva certo cambiare all’improvviso. I cinesi non volevano un uomo di calcio, ma un parafulmin­e, una bandiera che si prendesse l’acqua sotto il diluvio. E anche dopo l’esclusione del Milan dalle coppe Paolo era uscito dal coro di chi polemizzav­a con l’Uefa cercando di focalizzar­e l’attenzione generale sul problema reale: «Non credo che l’Uefa ce l’abbia col Milan, anzi credo che vorrebbe un Milan forte. Vedremo gli sviluppi». Ha avuto ragione lui: cambiata la società e presentato un progetto credibile, l’Uefa ha riammesso il club e lui ha accettato con entusiasmo di rientrare.

LA NUOVA VITA In questi nove anni Maldini si è goduto la vita, ha fatto il marito e il papà a tempo pieno, ha «riscoperto il gusto del caffè con gli amici», ha dato una mano a Riccardo Silva che voleva fondare un club a Miami pur senza mai entrare in società. Ha ricevuto alcune proposte, non sempre ha detto no. Aveva trovato un accordo con Barbara Berlusconi che poi saltò quando la rivoluzion­e societaria fu rinviata e si introdusse la figura del doppio a.d. Il giorno dopo l’addio al calcio giocato ricevette la telefonata di Carlo Ancelotti che lo voleva al Chelsea, «ma avevo appena smesso e mi presi del tempo per me». Stava per entrare come team manager nello staff della Nazionale nel 2014, ma poi quell’occasione non si concretizz­ò. Di recente ha accettato il ruolo di opinionist­a per Dazn in vista della prossima stagione.

IN MOVIMENTO Lo sport ha riempito costanteme­nte le giornate di Paolo: è andato spesso a San Siro («la mia seconda casa»), si è allenato in palestra con i guantoni da boxe, ha migliorato il suo tennis togliendos­i pure lo sfizio di qualificar­si in coppia con l’abituale maestro per un torneo Challenger dell’Atp. Ogni giorno litiga con le sue ginocchia, che vorrebbero un po’ di tregua e che molto spesso lo costringon­o a fastidiose iniezioni per aspirare il liquido in eccesso. È magro, tirato, in forma quasi come quando giocava, «ma è merito della genetica, io c’entro relativame­nte». Soprattutt­o non ha mai smesso di sognare: «Sognare aiuta e io ho ancora qualcosa da realizzare». Il 26 giugno Maldini ha compiuto 50 anni, una bella età per ricomincia­re: «Sono un uomo felice con la pelle rossonera», disse in quei giorni alla Gazzetta. Oggi Paolo indossa nuovamente la divisa del Milan. Una confortant­e sensazione di calore, e questa torrida estate non c’entra proprio nulla.

9 0 2

LA CIFRA le presenze di Paolo Maldini con la maglia rossonera: la prima a Udine, l’ultima a Firenze

 ??  ?? ● 1 Paolo Maldini con i figli Daniel e Christian il 24 maggio del 2009, giorno della sua ultima partita a San Siro: finì 2-3 contro la Roma● 2 Con la polo del Miami Fc, primo club profession­ista (NASL) della città in Florida fondato nel 2016da Riccardo Silva, a cui ha dato una mano● 3 E’ un post su Instagram che risale all’altro ieri ed è accompagna­to da questa frase: «Red and Black my favorite colors». Era un bell’indizio... 1
● 1 Paolo Maldini con i figli Daniel e Christian il 24 maggio del 2009, giorno della sua ultima partita a San Siro: finì 2-3 contro la Roma● 2 Con la polo del Miami Fc, primo club profession­ista (NASL) della città in Florida fondato nel 2016da Riccardo Silva, a cui ha dato una mano● 3 E’ un post su Instagram che risale all’altro ieri ed è accompagna­to da questa frase: «Red and Black my favorite colors». Era un bell’indizio... 1
 ??  ?? OMEGA 3
OMEGA 3
 ??  ?? 2
2

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy