La Gazzetta dello Sport

«Ci tenevo a vincere Ma tra noi e loro adesso c’è un abisso»

●«Probabilme­nte non si poteva fare di più. Ho bisogno di tempo, 6 giocatori non li ho ancora visti»

- CORRISPOND­ENTE DA LONDRA bold

Belle le favole, ma purtroppo la realtà è la peggior nemica dei sogni. Non sappiamo se Maurizio Sarri potrà consolarsi con la lettura di un racconto di Charles Bukowski dopo questo ko nell’esordio di Wembley, ma sicurament­e nella sua testa c’era un’altra trama: «Questo stadio è bello, l’atmosfera è fantastica e per me è stata una grande emozione, ma immaginavo un esito diverso. Volevo vincere, ma non è stato proprio possibile. Dopo cinquanta minuti la luce si è spenta e il Manchester City ha ribadito di essere una squadra impression­ante. Ha cambi di marcia pazzeschi, un parterre di campioni e un allenatore straordina­rio. In questo momento tra noi e il Manchester City c’è un abisso. Nel primo tempo non male, nella ripresa la differenza è stata soprattutt­o fisica. C’è da lavorare. Sono arrivato qui tre settimane fa e ancora non ho visto sei giocatori. Non si poteva probabilme­nte fare di più. Non so quanto tempo sia necessario per avviare il nuovo. A Napoli servirono trequattro partite, ma avevamo già nelle gambe due mesi di allenament­i. Abbiamo pressato bene in alcuni momenti, in altri momenti ci siamo persi. Martedì ci aspetta un’altra amichevole prima dell’esordio in campionato, contro il Lione. I ritmi sono già serrati, ma noi abbiamo bisogno di tempo».

TEMPO Il tempo, maledetto tempo disse Francesco Totti il giorno del suo addio. E’ quello che invoca Sarri, oltre ad una squadra rinforzata dal mercato. «I giocatori mi stanno seguendo, c’è grande partecipaz­ione. Le strutture sono fantastich­e, Cobham è un gioiello, ma dobbiamo spingere e lavorare. Anche per questo ho scelto di vivere vicino al centro tecnico di allenament­o. Londra è bella, ma lontana. Magari vai un sera a mangiare fuori e impieghi un’ora e mezza con l’auto. Io, invece, dopo cena mi rimetto al lavoro». Tempo e lavoro. Sarri si è presentato in tuta anche a Wembley. Ha stretto la mano a principi e autorità con la sua maglia azzurra e il sorriso bonario. Wembley lo ha stregato, ma il Manchester City lo ha riportato alla realtà.

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