Fognini, che lezione a Del Potro Adesso vince pure sul cemento
●Fabio domina il n. 4 al mondo e si impone per la prima volta sul veloce, terzo torneo 2018 con vista Masters: «Un titolo su questa superficie era un obiettivo della carriera»
Notti magiche sotto il cielo di un’estate italiana. Se è un sogno, non svegliateci. Dalla fine di Wimbledon, non è passata settimana senza lo sventolio del tricolore sul pennone più alto: quattro tornei vinti in 21 giorni con tre giocatori diversi, un passo da superpotenza. Sono sei in stagione, trema il record di sette trionfi del 1977: adesso arrivano i grandi appuntamenti americani, per tradizione piuttosto ostici per i nostri eroi, e magari l’incantesimo finirà, ma con questa euforia e con questa esplosione di talento e ambizioni, l’orizzonte resta assai luminoso.
TRAGUARDO La serie meravigliosa cominciò con Fognini a Bastad e Fabio chiude a suo modo il cerchio a Los Cabos con la vittoria più significativa e più pesante, innanzitutto per il valore dell’avversario sconfitto, il numero quattro del mondo Del Potro (a caccia del numero 3, tra l’altro). E poi per la superficie sulla quale matura, il cemento, dove Fogna non si era mai imposto (i 7 successi precedenti erano stati battezzati dal rosso). Era dal 1991, con Camporese a Rotterdam, che un italiano non batteva un top 5 in finale (Lendl) e dal 2002 che non alzavamo un trofeo sul duro outdoor (Sanguinetti a Delray Beach). Insomma, quella di Fognini è una mezza impresa, anche perché era partito a handicap, 3-0 sotto. Ma da quel momento il suo disegno tattico, cercare con insistenza il rovescio dell’argentino per farlo muovere e tenerlo lontano dalla riga di fondo, fa sfracelli, mentre l’aggressività sulla seconda di Delpo regala punti con continuità (15 su 21). Dopo l’avvio in chiaroscuro, Fabio mette insieme un parziale di 12 game a due: «Incredibile, se me l’avessero detto a inizio settimana che avrei vinto il torneo
non ci avrei creduto, ma ho giocato sempre meglio. Ci conosciamo fin da piccoli, è un grandissimo e a Toronto faremo il doppio insieme. Aver vinto contro un giocatore come lui mi dà molta carica perché ho sempre saputo che sarei riuscito a batterlo, prima o poi (seconda volta in 4 sfide, ndr). Era uno degli obiettivi della carriera vincere un torneo sul veloce e riuscire a farlo superando un top player. Sono davvero felice».
SOGNI Hanno portato bene le treccine, che Fabio si è fatto dopo aver perso una scommessa con il preparatore atletico su un campo da golf e che poi ha tenuto anche dopo le prime partite: ha sconfitto un top 10 per la 12a volta e un top 5 per la quinta, raggiungendo le 35 vittorie in stagione (15 sconfitte), quando l’anno scorso a questo punto erano 18 in tutto. Soprattutto risale al numero 14, a appena 100 punti dalla 13a posizione che resta il suo miglior ranking. Ma quel che più conta è la Race, cioè la classifica stagionale che qualifica al Masters di Londra, dove Fogna al momento è addirittura 10°. E con appena 385 punti da difendere da qui a novembre (i 45 di Pechino 2017 non si sommano), il sogno della Finals è tutt’altro che peregrino. Certamente il nostro numero uno dovrà cercare di trarre linfa dai tre colossi americani (Toronto, Cincinnati e Us Open), e un successo come quello messicano stimola e motiva. Che poi non è una questione di talento, come sta ampiamente dimostrando, bensì di pressioni: Fogna tante volte dà il meglio lontano dai grandi riflettori, perché lì avverte meno il peso di dover per forza dare un seguito trionfale alle sue enormi qualità. Ma a 31 anni sembra arrivato il momento dell’ultimo step: vai a prenderlo, Fabio. Te lo meriti. Finale (545.000 , cemento): FOGNINI b. Del Potro (Arg) 6-4 6-2.