La Gazzetta dello Sport

Fognini, che lezione a Del Potro Adesso vince pure sul cemento

●Fabio domina il n. 4 al mondo e si impone per la prima volta sul veloce, terzo torneo 2018 con vista Masters: «Un titolo su questa superficie era un obiettivo della carriera»

- Riccardo Crivelli

Notti magiche sotto il cielo di un’estate italiana. Se è un sogno, non svegliatec­i. Dalla fine di Wimbledon, non è passata settimana senza lo sventolio del tricolore sul pennone più alto: quattro tornei vinti in 21 giorni con tre giocatori diversi, un passo da superpoten­za. Sono sei in stagione, trema il record di sette trionfi del 1977: adesso arrivano i grandi appuntamen­ti americani, per tradizione piuttosto ostici per i nostri eroi, e magari l’incantesim­o finirà, ma con questa euforia e con questa esplosione di talento e ambizioni, l’orizzonte resta assai luminoso.

TRAGUARDO La serie meraviglio­sa cominciò con Fognini a Bastad e Fabio chiude a suo modo il cerchio a Los Cabos con la vittoria più significat­iva e più pesante, innanzitut­to per il valore dell’avversario sconfitto, il numero quattro del mondo Del Potro (a caccia del numero 3, tra l’altro). E poi per la superficie sulla quale matura, il cemento, dove Fogna non si era mai imposto (i 7 successi precedenti erano stati battezzati dal rosso). Era dal 1991, con Camporese a Rotterdam, che un italiano non batteva un top 5 in finale (Lendl) e dal 2002 che non alzavamo un trofeo sul duro outdoor (Sanguinett­i a Delray Beach). Insomma, quella di Fognini è una mezza impresa, anche perché era partito a handicap, 3-0 sotto. Ma da quel momento il suo disegno tattico, cercare con insistenza il rovescio dell’argentino per farlo muovere e tenerlo lontano dalla riga di fondo, fa sfracelli, mentre l’aggressivi­tà sulla seconda di Delpo regala punti con continuità (15 su 21). Dopo l’avvio in chiaroscur­o, Fabio mette insieme un parziale di 12 game a due: «Incredibil­e, se me l’avessero detto a inizio settimana che avrei vinto il torneo

non ci avrei creduto, ma ho giocato sempre meglio. Ci conosciamo fin da piccoli, è un grandissim­o e a Toronto faremo il doppio insieme. Aver vinto contro un giocatore come lui mi dà molta carica perché ho sempre saputo che sarei riuscito a batterlo, prima o poi (seconda volta in 4 sfide, ndr). Era uno degli obiettivi della carriera vincere un torneo sul veloce e riuscire a farlo superando un top player. Sono davvero felice».

SOGNI Hanno portato bene le treccine, che Fabio si è fatto dopo aver perso una scommessa con il preparator­e atletico su un campo da golf e che poi ha tenuto anche dopo le prime partite: ha sconfitto un top 10 per la 12a volta e un top 5 per la quinta, raggiungen­do le 35 vittorie in stagione (15 sconfitte), quando l’anno scorso a questo punto erano 18 in tutto. Soprattutt­o risale al numero 14, a appena 100 punti dalla 13a posizione che resta il suo miglior ranking. Ma quel che più conta è la Race, cioè la classifica stagionale che qualifica al Masters di Londra, dove Fogna al momento è addirittur­a 10°. E con appena 385 punti da difendere da qui a novembre (i 45 di Pechino 2017 non si sommano), il sogno della Finals è tutt’altro che peregrino. Certamente il nostro numero uno dovrà cercare di trarre linfa dai tre colossi americani (Toronto, Cincinnati e Us Open), e un successo come quello messicano stimola e motiva. Che poi non è una questione di talento, come sta ampiamente dimostrand­o, bensì di pressioni: Fogna tante volte dà il meglio lontano dai grandi riflettori, perché lì avverte meno il peso di dover per forza dare un seguito trionfale alle sue enormi qualità. Ma a 31 anni sembra arrivato il momento dell’ultimo step: vai a prenderlo, Fabio. Te lo meriti. Finale (545.000 , cemento): FOGNINI b. Del Potro (Arg) 6-4 6-2.

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L’abbraccio tra Juan Martin Del Potro, 30 anni e Fabio Fognini, 31

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