La Gazzetta dello Sport

QUANDO BABY CR7 VENNE VENDUTO PER VENTI PALLONI

Viaggio nell’Andorinha, la prima squadra di Ronaldo. «Sembrava Speedy Gonzales»

- LA STORIA di FILIPPO CONTICELLO @filippocon­t

>Un club-santuario dedicato al campione: «Era speciale, anche se la passava poco...»

VIAGGIO NELL’ANDORINHA, PRIMO CLUB DI CRISTIANO «QUANTE LACRIME PER LE SCONFITTE. E UNA VOLTA SI SPACCÒ LA TESTA...»

Ci fu un tempo in cui non valeva cinque Palloni (d’oro). Cristiano ne costava venti, anche se erano tutti di cuoio. Più dodici divise, stirate e ben piegate: servivano come il pane in quei campacci di terra sull’isola di Madeira. L’Andorinha, tappa sentimenta­le tra le radici di Ronaldo a Funchal, era il piccolo club in cui l’amato padre faceva il giardinier­e e il magazzinie­re. Quello in cui CR7 bambino studiava le prime esultanze. Ci rimase per due anni e mezzo, poi passò al più grande Nacional de Madeira per un tozzo di pane. I dirigenti del tempo sono sopravviss­uti ai rimpianti: «Ok, col senno di poi 20 palloni e 12 divise possono sembrare un prezzo ridicolo per Cristiano Ronaldo, ma aveva dieci anni appena... Nessuno avrebbe mai pensato a questa incredibil­e carriera», racconta Rui Santos, allora presidente dell’Andorinha. Oggi fa il presidente della Junta da Freguesia di Santo Antonio, organo politico nel quartiere d’origine di CR7, e non pensa più alla vendita infausta: «Prevale l’orgoglio di averlo cresciuto qui: solo quando è andato oltre, allo United, tutti ci siamo accorti di questo diamante che rende orgoglioso l’intero Portogallo», aggiunge. La leggenda racconta che, grazie al babbo, Cristiano fu preso sotto età, a 7 anni appena. Il cugino Nuno giocava già là e prima ancora pure il fratellone Hugo aveva fatto un tentativo. Poi arrivò quel bimbo mingherlin­o a cambiare la storia di famiglia.

SEMPRE PRIMO Il piccolo Cristiano era uguale al grande: voleva essere il migliore. Né più né meno che il primo. Era il primo anche quando inseguiva la palla sulle strade scoscese della Quinta do Falcao a Santo Antonio, il bairro mai scordato in cui le vie sono frecce che si infilano in salita. Era il primo a prendersi i rimproveri del signor Agostinho, vicino di casa brontolone: lo minacciava di tagliargli il pallone che finiva tra le piante. Pare che un paio di volte lo fece davvero per la disperazio­ne di Cristiano. In fondo, fu Agostinho il più felice quando Ronaldo nel 1993 iniziò a passare i pomeriggi all’Andorinha: il giardino del vicino era finalmente salvo. E intanto nasceva il mito che oggi è stampato sui muri del club: la sede è diventata un santuario dedicato a Cristiano tra gigantogra­fie all’ingresso, foto incornicia­te, aneddoti sparsi di chi ha visto la prima luce oltre 25 anni fa. «Divertiti, gioca dove vuoi», gli dissero e lui si piazzò davanti, passando il pallone solo

se strettamen­te necessario. La disciplina sarebbe arrivata in seguito, quando lo Sporting lo svezzò a Lisbona.

APETTA Ricardo Santos, figlio del presidente, all’epoca era un compagnett­o con meno ambizioni: i due scherzavan­o e ridevano all’uscita da scuola, spesso andavano ai compleanni insieme. In campo, invece, Ricardo si improvvisa­va a centrocamp­o, mentre Cristiano si scatenava in attacco: «Correva il triplo, tirava con entrambi i piedi, era ovunque: lo chiamavano abelinha («apetta», ndr) perché ronzava dappertutt­o», ricorda adesso. C’è ancora una foto della loro squadra di bambini in maglia blu, tutti schierati come i grandi: Santos tiene in mano una coppa appena vinta, Ronaldo sbuffa accanto al padre. Sì, al tempo amava assai meno i flash: tutto ciò che non prevedeva l’uso della palla era considerat­o una perdita di tempo. In campo, invece, provava sempre il numero e sfidava i ragazzi più grandi: i 12enni litigavano pur di averlo in battaglia. Di solito Cristianin­ho contava sulla velocità per sfuggire ai contrasti più ruvidi, ma una volta finì male contro i cattivissi­mi rivali dell’Estreito de Câmara de Lobos. Che spavento per Carlos Faria, il tecnico che per primo dava forma al talento infinito di Ronaldo: «Vincevamo 3-0 alla fine del primo tempo con una sua tripletta: sembrava Speedy Gonzales con la palla, aveva doti tecniche superiori. Poi un avversario, molto più grosso, lo fece finire fuori dal campo: si ferì la testa e andammo in ospedale. Alla fine senza di lui perdemmo 4-3, ma Cristiano notato dal Nacional».

LACRIME E ORGOGLIO Era un solista, un sentimenta­le il piccolo Cris. Determinat­o, ma dalle lacrime facili. A sentire Duarte Santos, che fa il presidente dell’Andorinha adesso ed è il fratello del capo di allora, aveva anche il soprannome di Chorão, «piagnone»: «Se qualcuno non gliela passava, o se perdeva una partita, Ronaldo diventava inconsolab­ile». Pure il compagno Ricardo ha simili ricordi: «Lo vedete anche oggi: quando perde, si irrita. È sempre stato così, speciale. Una voglia incredibil­e lo ha reso il migliore. Ricordo, però, che a sua mamma quelle reazioni non piacevano per niente...». Proprio lei, Dolores Aveiro, la donna più importante della vita di CR7, scelse di portarlo al Nacional: «Il padre avrebbe preferito mandarlo al Club Sport Marítimo, ma la madre ha sempre avuto l’ultima parola», racconta il presidente Santos, quello dei 20 palloni. Da allora tutta la compagnia dell’Andorinha non ha avuto rapporti frequenti con la leggenda fatta in casa, ma Ronaldo ha comunque regalato al club alcune migliaia di euro di equipaggia­mento. Cristiano non ha mai scordato il passato, mentre il futuro lo inizia a scrivere adesso alla Continassa. E da ora in tanti a Madeira tiferanno bianconero con il solito entusiasmo: «La Juve non è un passo indietro, ma due avanti: CR7 avrà l’occasione di portare la sua carriera ancora oltre», dice l’allenatore. «Non è a fine corsa, è al top e chissà ancora per quanto...», continua il vecchio compagno Ricardo. Per gli amici dell’Andorinha i Palloni d’Oro potrebbero perfino crescere: non arriverann­o certo a 20, ma conta poco.

LO ABBIAMO VENDUTO PER 20 PALLONI E 12 DIVISE: COL SENNO DI POI...

RUI SANTOS EX PRESIDENTE ANDORINHA

AVEVA DOTI SUPERIORI A TUTTI: SEMBRAVA SPEEDY GONZALES CON LA PALLA

CARLOS FARIA EX ALLENATORE ANDORINHA

SE QUALCUNO NON GLI PASSAVA LA PALLA, IL PICCOLO RONALDO ERA INCONSOLAB­ILE

DUARTE SANTOS ATTUALE N°1 ANDORINHA

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Premiato Il piccolo Cristiano Ronaldo con la mamma
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● 1 Cristiano Ronaldo, 33, con il Pallone d’Oro assieme alla mamma Dolores e al figlio Cristianin­ho ● 2 Da bambino con la mamma mentre riceve un premio ● 3 Il suo cartellino all’Andorinha ● 4-5 La sede del club in cui all’ingresso ci sono foto e gigantogra­fie del campione
 ??  ?? I bimbi dell’Andorinha nel ‘93: nel tondo Cristiano accanto al padre
I bimbi dell’Andorinha nel ‘93: nel tondo Cristiano accanto al padre
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