La Gazzetta dello Sport

BALOTELLI, ESTATE FRA TANTI «SE»

- TEMPI SUPPLEMENT­ARI di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Auguri a Mario Balotelli che domenica prossima festeggerà 28 anni, gli ultimi dieci da protagonis­ta, più o meno vincente, con l’Inter, il Manchester City, il Milan, il Liverpool e il Nizza, senza scordare la Under 21 e l’Italia. Proprio in azzurro ha segnato il suo ultimo gol, nell’amichevole del 28 maggio scorso contro l’Arabia Saudita e sempre con la nuova Italia di Mancini ha giocato l’ultima partita, guarda caso a Nizza, l’1 giugno contro i futuri campioni del mondo della Francia. Da quella sera, però, è ancora in attesa di trovare una squadra, mentre i suoi concorrent­i in Nazionale, Belotti e Immobile, sgobbano in ritiro in vista del campionato e del primo appuntamen­to ufficiale dell’Italia, tra un mese esatto, il 7 settembre a Bologna contro la Polonia, nell’esordio della Nations League.

E allora, tanto per cambiare, è legittimo ripartire dall’ultimo dei tanti e troppi «se», che fin qui si sono rivelati i veri nemici di Balotelli, più difficili da battere dei portieri avversari con le sue punizioni. «Se», cioè, Balotelli troverà una squadra in tempo per entrare nella prossima lista dei convocati di Mancini, che continua a credere in lui come dieci anni fa, quando Balotelli segnò il primo gol in Serie A. Era il 6 aprile 2008 e quel pomeriggio, a Bergamo, Balotelli ci impression­ò non soltanto per la rete contro l’Atalanta, che aiutò l’Inter ad avvicinars­i allo scudetto, ma anche per il modo con cui batteva i calci d’angolo e le punizioni, con un raro mix di potenza e precisione. Se continua così, dissero tutti, da Moratti a Mancini, diventerà il nuovo titolare dell’Inter e dell’Italia, perché nessuno ha il suo talento.

La storia ha confermato che il talento non è mai stato in discussion­e, mentre è stata in discussion­e la sua continuità, prima e dopo quel secondo posto all’Europeo del 2012 con Prandelli. Troppe maglie, troppi «se» legati all’inseguimen­to della maturità, sparpaglia­ti tra Italia, Inghilterr­a e Francia, dove ha chiuso con il Nizza, ma non ha riaperto con il Marsiglia. Il 2 luglio scorso Vieira, nuovo allenatore del Nizza, lo ha atteso invano al raduno. «Se vuole venire lo dica, ma sappia che qui rimane soltanto chi è contento». Evidenteme­nte lui aveva più voglia di andare a Marsiglia, dove però il capitano Payet ha subito chiesto di adeguare il suo contratto a quello di Balotelli, capace in un colpo solo di far arrabbiare i vecchi tifosi del Nizza e i possibili futuri compagni. E così, in attesa di una nuova squadra, Balotelli si allena vicino a casa, a Castel Mella, dove Stefano Brasetti che lo prepara tutti i giorni assicura che è già in buone condizioni. «Se lavora come dico io – ha detto - può essere un’arma letale per tutti». Ecco un altro «se», anche se il «se» più grande riguarda le sue richieste economiche, perché il Parma gli offre due milioni e mezzo a stagione, ma lui ne vuole il doppio. «Se accetta le nostre condizioni si può fare», hanno detto al suo agente Raiola. Questione di soldi, quindi, che da un lato rischiano di imprigiona­rlo e dall’altro suscitano una domanda scomoda: se Balotelli è così bravo, perché nessun grande club in Italia o in Europa lo ha preso? E ancora, se davvero il suo sogno è giocare in Nazionale, perché non fa come Mancini che ha rinunciato a un ingaggio più alto in Russia per guidare gli azzurri? Sempre per amore della maglia azzurra, dopo le molte panchine al Milan, Roberto Baggio ricominciò dal Bologna e si guadagnò la convocazio­ne per il Mondiale in Francia. Baggio aveva già compiuto 30 anni quando imboccò la via Emilia. Balotelli ne ha due in meno e un mese esatto per ripartire da Bologna in maglia azzurra. Ma, come sempre, tutto dipende dai tanti «se» che lo hanno accompagna­to fin qui.

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