La Gazzetta dello Sport

Pizzini, una conferma normale: «Medaglia dolce»

●Bronzo come a Londra 2012 per il 29enne veronese mai sopra le righe: «Nato dal sacrificio, ripaga il lavoro fatto»

- INVIATO A GLASGOW

Anche la vecchia guardia sa raccoglier­e e superarsi. Esaltarsi. ll bronzo degli Europei londinesi, prima di Rio, Luca Pizzini non lo aveva preso per caso. Nei 200 rana, il veronese dell’89 era arrivato in semifinale a 2 centesimi dal record italiano «gommato» del 2009 di Loris Facci. Pur peggiorand­o di 2 centesimi in finale, ha ribadito il bronzo in 2’08”54 con brivido: il quarto, Ross Murdoch è di legno per un centesimo, l’argento dell’altro britannico Wilby è a 15 centesimi. Il vincitore russo, l’iridato Anton Chupkov, in 2’06”80 ha trionfato col record europeo e 2° tempo della storia (il mondiale di Watanabe è 2’06”67).

TRANQUILLO Pizzini non è di quei ranisti famosi per le mattane. E’ metodico e non urla. Nell’ultima vasca, in riserva di energie, non è saltato e ha regalato il metallo al gruppo Giunta, visto che poco prima il compagno di scuderia, Simone Sabbioni, aveva fatto una «pataccata», sperperand­o un’occasione unica per tornare pure lui sul podio europeo nei 100 dorso, 5° ex aequo con Ceccon con un tempo (53”85) peggiore rispetto alla semifinale: al romagnolo sarebbe bastato ripetere 53”39 per essere sul podio come l’amico Luca. Sabbioni ha attaccato Kolesnikov e pescato l’incompiuta, Pizzini ha saputo controllar­si e ha raccolto. «Mi dispiace tanto per lui, abbiamo lavorato bene. Purtroppo nello sport si pagano le inezie, come un arrivo in cui era stanco e distratto».

DOLCE Il ranista veneto definisce la sua medaglia «dolce, data dal lavoro, dai sacrifici, che ripaga di un sacco di cose, da tutto quello che è stato fatto. Il fatto di lavorare con Federica e il gruppo che si è allargato è stato un incentivo. Poi la gara è il riflesso dell’allenament­o, salvo qualche inezia che uno può sbagliare come virate, arrivi, partenze. Qualsiasi medaglia era complicata, io ho fatto quello che dovevo fare, ho fatto la mia gara, studiando gli avversari, perché in una finale vanno studiati i vicini di corsia, per non farsi sorprender­e». La medaglia se la dedica e se la merita: «Il tempo è lo stesso di quello della semifinale, pensavo servisse un po’ di meno, e pensavo pure di fare meno. Quando mi sono visto vicino a Chupkov mi è partita la brocca, e volevo provarci». Un veterano che risponde presente: «Nella vecchia botte c’è buon vino...Mi sento più forte di prima, anche i tempi lo dicono, continuerò a lavorare come dice Matteo e chissà che non venga presto questo record italiano. La medaglia la immaginavo così: con un terzo 50 migliore, ma sono morto negli ultimi 10 metri, piuttosto mi spaccavo le dita contro le piastra ma dovevo farcela». Conclusion­e, che tipo è Pizzini? «Un ranista “anonimo”». Ma che sa lasciare il segno.

«Nei 10 metri finali ero morto, ma pur di farcela mi sarei spaccato le dita contro la piastra»

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LAPRESSE Luca Pizzini, veronese, 29 anni, già bronzo nel ‘16 a Londra

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