La Gazzetta dello Sport

IO, VALENTINO E QUESTA PISTA DALL’AUTOGRAFO DEL 1999 ALLA RINCORSA DI DOMENICA

- Di DANILO PETRUCCI

Mi ricordo benissimo la prima volta che sono venuto a Brno, in Repubblica Ceca. Era il 1999, avevo nemmeno nove anni e mio papà lavorava per un team ternano dove correvano Manuel Poggiali e Mirko Giansanti. C’era uno stravagant­e Rossi Valentino da Tavullia che vinceva in 250 e mio papà che lo conosceva mi portò a farmi firmare la mia bici da trial il sabato pomeriggio. Il giovane Rossi Valentino da Tavullia volle provare quella strana bici prima di firmarmela, il tutto con delle ciabatte ai piedi. Sono passati quasi venti anni da quel momento che mi è rimasto impresso nella testa. Alla frontiera i bambini si buttavano davanti al camion

pur di ricevere degli adesivi o delle magliette dei team. E servivano anche per passare via lisci altrimenti i frontalier­i ti tenevano lì per ore, a seconda di come gli girava. Il motomondia­le era un grande circus che passava una volta l’anno. Ora se la passano molto meglio anche perché la frontiera non c’è più, ma la passione è rimasta intatta. Anche la pista è rimasta quella, bella e fluente, curve tonde e saliscendi, insomma un circuito vecchio stampo che piace a tanti piloti. Si ricomincia dopo una breve pausa estiva, e mi faccio trovare pronto. Davanti Dovizioso registra un tempo incredibil­e frutto di un lavoro silenzioso con gomme usate nei turni precedenti. Ci sono poi Rossi, Marquez, Lorenzo e Crutchlow. Siamo noi sei i

favoriti per il podio. Allo start ho un sussulto poco prima che si spegnesse il semaforo rosso però riesco a fermarmi prima: non commetto penalità ma perdo un paio di posizioni. Si vede che avevo una gran voglia di partire. Mi riporto sui primi cinque comandati da Dovi, che gestisce le gomme meglio di tutti nonostante stia imponendo già un buon ritmo. È una gara attendista, nessuno di noi sa come si comportera­nno le gomme nel finale. Verso metà gara mi ritrovo davanti Lorenzo che credevo fosse in difficoltà invece dopo poco comincia a spingere e si fa strada fino al primo posto con un mega sorpasso. Chi ne fa le spese è Rossi che perde contatto come me dai primi tre. Anche Crutchlow fatica e ci ritroviamo a spingere come forsennati

per provare ad andare dietro a Dovi, Marc e Jorge ma non ce la facciamo. Al penultimo giro mi porto a meno di un secondo da Vale ma lui ha già puntato Cal. I tre davanti sono lì ma troppo lontani da noi e nell’ultimo giro realizzano il loro tempo migliore della gara. Fenomenali. Dovi vince respingend­o gli attacchi di Jorge che a sua volta tiene a distanza Marquez. Davanti a me Rossi infila Crutchlow all’ultima curva. Io arrivo sesto a poco più di tre secondi dal vincitore. Certo che venti anni fa non me lo immaginavo che quel ragazzo a cui chiesi di firmarmi la bici mi arrivasse venti metri davanti nel 2018 proprio a Brno. E grande Ducati: doppietta!

>«Quel ragazzo a cui chiesi di firmarmi la bici mi è arrivato venti metri davanti...»

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Petrucci a 9 anni e la firma di Vale
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