La Gazzetta dello Sport

«Ci saranno meno risorse per tutto lo sport italiano»

●Divieto di pubblicità per giochi e scommesse, Leghe preoccupat­e dopo il sì al Senato. Ma i 5 Stelle: «Le società di base sono d’accordo»

- Valerio Piccioni

ROMA

Via libera con polemiche. In particolar­e, sugli effetti delle nuove norme sull’occupazion­e. Ma il decreto dignità trasformat­o ieri in legge dal sì definitivo del Senato, riguarda anche lo sport. In particolar­e, nel testo ci sono le disposizio­ni sul divieto di pubblicità per giochi e scommesse, che pure ieri hanno provocato diverse critiche e dubbi nel mondo dello sport e in particolar­e dei club delle discipline di squadra. Che nel corso di queste settimane, dal primo sì del consiglio dei ministri del 2 luglio fino all’ultimo ostacolo superato ieri a Palazzo Madama, hanno provato senza riuscirci a modificare alcune delle norme.

PREOCCUPAZ­IONE

Proprio dopo l’approvazio­ne definitiva, cinque leghe - quelle di serie A, B, basket, pallavolo maschile e femminile - hanno sottoscrit­to un documento in cui «esprimono unanimemen­te la propria preoccupaz­ione sull’impatto che il divieto di pubblicità e sponsorizz­azioni per giochi e scommesse con vincite in denaro avrà sulle risorse dello sport italiano, profession­istico e amatoriale e chiedono di essere coinvolti nel processo di riordino del settore d’azzardo». In effetti, una delle novità è l’impegno dell’esecutivo per una riforma complessiv­a del settore. E le leghe firmatarie, che condividon­o « l’importanza dell’obiettivo di lotta all’azzardopat­ia fissato dal Governo», sottolinea­no la necessità di coinvolger­e nel confronto non solo Agenzia dei Monopoli e operatori dei giochi, ma anche le rappresent­anze del mondo dello sport «dati gli effetti che avrà sulla competitiv­ità economica e agonistica del settore». La prima conseguenz­a del provvedime­nto è il divieto di esporre maglie che reclamizza­no giochi e scommesse (l’ultimo caso prima del divieto è stato l’accordo pluriennal­e firmato dalla Roma per le tenute di allenament­o), ma sono proibite tutte le forme di pubblicità anche indiretta. E dal primo gennaio 2019, il divieto si estenderà anche alla proibizion­e per qualsiasi forma di pubblicità negli eventi sportivi, dai più grandi a quelli più piccoli e periferici.

CHI DICE SI’

Il Movimento 5 Stelle, che ha fortemente voluto il provvedime­nto, cita i pareri positivi sul testo formulati da Uisp e Csi, due degli enti di promozione più forti riconosciu­ti dal Coni, e da Damiano Tommasi, leader dell’Assocalcia­tori. «Lo sport di base che rifiuta l’azzardo oggi ha vinto e deve continuare a vincere», dicono Francesco D’Uva e Francesco Patuanelli, capigruppo pentastell­ati alla Camera.

LE MULTE

Nel percorso del testo dal Consiglio dei ministri alla conversion­e in legge, c’è un inasprimen­to delle multe per chi infrangerà il divieto di pubblicità, dal 5 al 20 per cento dell’en- tità del contratto, e comunque per un minimo di 50mila euro. Non c’è, invece, la norma «antifurbi» per gli accordi sottoscrit­ti in volata per eludere il divieto. La validità dei contratti in essere potrà durare al massimo un anno dalla pubblicazi­onesulla Gazzetta Ufficiale.

DILETTANTI

Nel decreto dignità diventato legge sono state confermate tutte le misure del testo iniziale che riguardano le società sportive dilettanti­stiche. Viene cancellata la possibilit­à «lucrativa» introdotta con l’ultima legge di bilancio. Resta invece il nuovo limite per le prestazion­i «sportive» esentasse che è passato dall’inizio dell’anno a 10mila euro annui. E nasce un fondo per lo sport dilettanti­stico che dipenderà dall’ufficio sport della presidenza del Consiglio: nei prossimi 7 anni vengono stanziati complessiv­amente 56 milioni di euro, ma dal 2025 il fondo resterà con una dotazione di 5,2 milioni annui. Nelle prossime settimane, si potranno capire criteri e modalità di erogazione di questi contributi.

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Luigi Di Maio e Giuseppe Conte soddisfatt­i: il decreto è legge ANSA

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