«Ci saranno meno risorse per tutto lo sport italiano»
●Divieto di pubblicità per giochi e scommesse, Leghe preoccupate dopo il sì al Senato. Ma i 5 Stelle: «Le società di base sono d’accordo»
ROMA
Via libera con polemiche. In particolare, sugli effetti delle nuove norme sull’occupazione. Ma il decreto dignità trasformato ieri in legge dal sì definitivo del Senato, riguarda anche lo sport. In particolare, nel testo ci sono le disposizioni sul divieto di pubblicità per giochi e scommesse, che pure ieri hanno provocato diverse critiche e dubbi nel mondo dello sport e in particolare dei club delle discipline di squadra. Che nel corso di queste settimane, dal primo sì del consiglio dei ministri del 2 luglio fino all’ultimo ostacolo superato ieri a Palazzo Madama, hanno provato senza riuscirci a modificare alcune delle norme.
PREOCCUPAZIONE
Proprio dopo l’approvazione definitiva, cinque leghe - quelle di serie A, B, basket, pallavolo maschile e femminile - hanno sottoscritto un documento in cui «esprimono unanimemente la propria preoccupazione sull’impatto che il divieto di pubblicità e sponsorizzazioni per giochi e scommesse con vincite in denaro avrà sulle risorse dello sport italiano, professionistico e amatoriale e chiedono di essere coinvolti nel processo di riordino del settore d’azzardo». In effetti, una delle novità è l’impegno dell’esecutivo per una riforma complessiva del settore. E le leghe firmatarie, che condividono « l’importanza dell’obiettivo di lotta all’azzardopatia fissato dal Governo», sottolineano la necessità di coinvolgere nel confronto non solo Agenzia dei Monopoli e operatori dei giochi, ma anche le rappresentanze del mondo dello sport «dati gli effetti che avrà sulla competitività economica e agonistica del settore». La prima conseguenza del provvedimento è il divieto di esporre maglie che reclamizzano giochi e scommesse (l’ultimo caso prima del divieto è stato l’accordo pluriennale firmato dalla Roma per le tenute di allenamento), ma sono proibite tutte le forme di pubblicità anche indiretta. E dal primo gennaio 2019, il divieto si estenderà anche alla proibizione per qualsiasi forma di pubblicità negli eventi sportivi, dai più grandi a quelli più piccoli e periferici.
CHI DICE SI’
Il Movimento 5 Stelle, che ha fortemente voluto il provvedimento, cita i pareri positivi sul testo formulati da Uisp e Csi, due degli enti di promozione più forti riconosciuti dal Coni, e da Damiano Tommasi, leader dell’Assocalciatori. «Lo sport di base che rifiuta l’azzardo oggi ha vinto e deve continuare a vincere», dicono Francesco D’Uva e Francesco Patuanelli, capigruppo pentastellati alla Camera.
LE MULTE
Nel percorso del testo dal Consiglio dei ministri alla conversione in legge, c’è un inasprimento delle multe per chi infrangerà il divieto di pubblicità, dal 5 al 20 per cento dell’en- tità del contratto, e comunque per un minimo di 50mila euro. Non c’è, invece, la norma «antifurbi» per gli accordi sottoscritti in volata per eludere il divieto. La validità dei contratti in essere potrà durare al massimo un anno dalla pubblicazionesulla Gazzetta Ufficiale.
DILETTANTI
Nel decreto dignità diventato legge sono state confermate tutte le misure del testo iniziale che riguardano le società sportive dilettantistiche. Viene cancellata la possibilità «lucrativa» introdotta con l’ultima legge di bilancio. Resta invece il nuovo limite per le prestazioni «sportive» esentasse che è passato dall’inizio dell’anno a 10mila euro annui. E nasce un fondo per lo sport dilettantistico che dipenderà dall’ufficio sport della presidenza del Consiglio: nei prossimi 7 anni vengono stanziati complessivamente 56 milioni di euro, ma dal 2025 il fondo resterà con una dotazione di 5,2 milioni annui. Nelle prossime settimane, si potranno capire criteri e modalità di erogazione di questi contributi.