La Gazzetta dello Sport

Abbiati: «Ora riconosco il club Montella e i cinesi disastrosi»

●Christian colpito dal «Ringhio» allenatore: «Un fenomeno». E sull’arrivo in rossonero del Pipita è sorpreso: «Non capisco la mossa della Juve»

- Marco Pasotto MILANO

In tempi di ritorni a casa e rimpatriat­e fra vecchi amici, Christian Abbiati è evidenteme­nte l’eccezione che conferma la regola. Lui dal Milan ci è appena uscito e – anche se gli piacerebbe molto tornarci («se mi chiamano li ascolto volentieri») – per il momento ha ripreso a occuparsi a tempo pieno di moto, l’altra grande passione, nella sua concession­aria milanese di Harley Davidson. Due mesi fa Christian ha concluso una stagione turbolenta vissuta da un osservator­io particolar­e: quello del club manager. «Devi essere un aiuto per tutto e tutti: allenatore, d.s., team manager, giocatori, Milanello. Ma è un ruolo strano, sempre sul filo dell’equilibrio. Faccio un esempio: se un giocatore fa una sciocchezz­a e lo riferisci al mister, poi rischi di passare per spia. Insomma, è un ruolo molto “politico”, e ho capito che non fa per me. Il più delle volte andavo a casa incavolato nero. Non aver continuato è qualcosa che dipende da me: Mirabelli mi aveva proposto il rinnovo ma ho rifiutato. E poi in giacca e camicia non mi ci vedevo...».

Ma con la proprietà cinese com’è andata?

«Il mio errore è stato quello di fare paragoni con il vecchio Milan, dove avevo punti di riferiment­o certi. Lì invece c’era molta confusione in ambito dirigenzia­le. Un’organizzaz­ione fumosa che cercavano di far passare per perfetta. Il modo in cui è finita non mi stupisce e per come andavano le cose, è meglio che sia finita. Il mio punto di riferiment­o era Gattuso».

Che lavoro ha svolto con lui?

«L’obiettivo era reimpostar­e Milanello come una volta, con regole precise di comportame­nto. Comunque Rino è stato un fenomeno. Mi ha sorpreso molto come allenatore, ha saputo entrare nella testa dei giocatori, stimolando­li e motivandol­i. Con queste generazion­i non è facile. Consiglio a Elliott di tenerselo stretto».

Lei ha lavorato anche con Montella.

«È stato un mezzo disastro. È andata male perché non si fidava di nessuno».

Un giudizio su Mirabelli?

«Una sorpresa positiva, è uno che si fa il mazzo. Ho vissuto da vicino il rinnovo di Donnarumma e devo dire che ha gestito la faccenda benissimo, a tutela del club. È stato uno dei pochi ad avere il coraggio di andare contro Raiola. E poi ha vinto la scommessa Gattuso».

A proposito di Donnarumma: si profila una convivenza con Reina.

«È fattibile, le partite sono tante. Possono coesistere, la competizio­ne può far bene a Gigio. Per lui la cosa migliore è restare ancora al Milan, anche perché è cambiato il preparator­e e voglio vederlo con un altro sistema di lavoro. Magni ha il merito di averlo portato fin dove è arrivato, ma Gigio non è più migliorato. Si è fermato».

Al Milan sono tornati alcuni suoi vecchi amici. Di Leonardo lei disse che il suo passaggio all’Inter l’aveva lasciato «perplesso».

«Ci rimanemmo male perché fu una cosa inaspettat­a. Ma vi dico che io nell’armadio ho solo due maglie autografat­e: quella di Maldini e la sua. Questo fa capi-

NON SONO STUPITO CHE SIA FINITO COSÌ, ERA TUTTO TROPPO FUMOSO

SU LI YONGHONG EX PRESIDENTE MILAN

SI È FERMATO, LA CONCORRENZ­A CON REINA PUÒ FARGLI BENE

SU GIGIO DONNARUMMA PORTIERE MILAN

re cosa penso di lui, credo».

Perfetto: ha le maglie della nuova dirigenza.

«Maldini e Leonardo sono due amici e due grandi profession­isti, che sanno fare il loro lavoro. Sono gli uomini giusti su cui riedificar­e perché conoscono molto bene il Milan. Da milanista Maldini lo volevo assolutame­nte vedere dentro e quando è arrivato Leo mi sono detto: “Ora arriva anche Paolo”».

E sono arrivati pure Higuain e Caldara.

«Higuain era il bomber che mancava. Sono sorpreso che la Juve abbia fatto questa operazione, a guadagnarc­i è il Milan».

Nasce tutto da Bonucci.

«Probabilme­nte gli sono state promesse cose che non sono state mantenute. Ma Leo ha il merito di aver fatto crescere Romagnoli. Come sempre, il lavoro paga».

 ??  ??
 ??  ?? Christian Abbiati, 41 anni, ha vissuto 15 stagioni da portiere del Milan LIVERANI
Christian Abbiati, 41 anni, ha vissuto 15 stagioni da portiere del Milan LIVERANI
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy