Ritorna pure Mandzu e risposa il bianconero Max ha la sua certezza
●Dopo aver allontanato il mercato e aver ribadito la sua juventinità, torna l’uomo a cui il tecnico non rinuncerebbe mai
Per lui la vita è una questione di bianco e nero. E non perché Mario Mandzukic si è concesso un post su Instagram per ribadire la sua fedeltà alla causa bianconera. Con buona pace di Manchester United e Borussia Dortmund. Se nei test fisici ed esami di varia natura a cui Marione si è sottoposto nella mattinata di ieri al JMedical appena rientrato dalle vacanze, ne fosse previsto uno per il tasso di juventinità nel sangue, i valori sarebbero stati fuori scala. Mandzukic è uno che parla poco, pochissimo. In 3 anni di Juve già alle spalle le uscite pubbliche tra interviste, conferenze stampa e passaggi in zona mista si contano sulle dita di una mano. Ma nello spogliatoio si sente moltissimo, anche perché gli basta l’occhiataccia per farsi rispettare. In partita poi, non parliamone. Mario è grosso, «cattivo», come per la Juve «vincere è l’unica cosa che conta». Mattia Calda- ra il giorno della presentazione ne parlo così: «L’attaccante che mi ha dato più fastidio? Mandzukic. Veramente dura marcarlo: è potente, resistente, furbo, non esce mai dalla partita». Per non parlare di Allegri: Pjanic è il pilastro tecnico del suo progetto di Juve, SuperMario è il braccio armato a cui non rinuncerebbe mai.
SVOLTA PENTASTELLATA Tra i due il feeling è altissimo. Il 4-23-1 nato nel gennaio 2017 in Juve-Lazio è stato possibile grazie al lavoro di Mandzukic a sinistra. Il gran gol segnato al Genoa il 23 aprile 2017 è stato l’highlight della trasformazione. Recupero palla dopo profondo ripiegamento difensivo, transizione sulla fascia innescata da una gran palla di Dybala, cross ribattuto e bum, destro dove Lamanna non arriva. Sacrificio, intelligenza e tecnica insieme. Da quando è alla Juve non ha mai superato i 20 gol stagionali, traguardo raggiunto 5 volte (due con la Dinamo Zagabria, due col Bayern Monaco e una con l’Atletico Madrid) e il massimo bottino è stato di 13 reti. Ma siccome i gol vanno anche pesati oltre che GETTY contati, quelli del croato sono molto spesso macigni. Mandzukic è l’uomo del capolavoro che vale il momentaneo 1-1 a Cardiff nella finale Champions 2017, quello della doppietta del Bernabeu che aveva fatto pensare all’impresa leggendaria nel Real-Juve del rigore di Ronaldo nel recupero. In Russia ha portato in finale la Croazia coi sigilli contro Danimarca e Inghilterra, prima dell’inutile rete del 2-4 con la Francia.
DOPPIO RUOLO Dopo essersi messo al servizio di Higuain, Mandzukic potrebbe fare lo stesso per CR7. Fisicamente e nel colpo di testa, il croato è anche superiore a quel Karim Benzema che a Madrid ha assecondato l’avvicinarsi di Cristiano alla porta avversaria. Ma Mandzukic potrebbe anche concedersi più recite da centravanti. Difficile pensare a un Ronaldo da 38 partite in A: la priorità è la Champions. Si vedrà: per ora Mandzukic, tornato al lavoro ieri, deve inseguire Dybala e Douglas Costa, che l’hanno fatto sparire dai campetti d’agosto. Scommettiamo che non durerà?