La Gazzetta dello Sport

SARRI ENGLISH STYLE: PRATICO E VINCENTE

Positivo il debutto dell’ex allenatore del Napoli in Premier

- IL COMMENTO di ALESSANDRA BOCCI

Non è il Napoli, è il Chelsea e probabilme­nte non sarà mai il Napoli: perché, tanto per fare un nome, a Napoli non c’è uno come Eden Hazard. Ci sono altri attaccanti di qualità come Mertens o Insigne, ma Hazard non c’è, ed è inutile tentare repliche tattiche quando c’è il capitale umano per creare qualcosa di diverso. Maurizio Sarri lo sa e ha pubblicame­nte enunciato il concetto dopo il largo successo ottenuto contro l’Huddersfie­ld nello Yorkshire. «Voglio uno stile Chelsea». Uno stile Chelsea che ovviamente sia suo: più possesso palla, difesa a quattro e non a tre, allenament­i che per ora i giocatori reputano più divertenti di quelli sostenuti con Conte. E i giocatori, si sa, sono importanti, ma sono importanti anche i tifosi ed è importante la dirigenza di un club. Travolto dall’amico Pep Guardiola nel Community Shield, Sarri è partito con il piede giusto in Premier League e grazie alla larga vittoria ottenuta al debutto è in testa alla classifica. Cominciare bene è importante quando si vuole cambiare pelle a una squadra. Sarri dice che a Napoli per vedere qualcosa di suo gli ci sono voluti tre mesi e che a Londra forse sarà un po’ più complicato, visto anche che i giocatori impegnati nel Mondiale sono arrivati da pochissimo, e soprattutt­o è arrivato da poco lui, rimasto a lungo invischiat­o in intricate questioni di clausole e distinguo legali. Ma ora la partita è finalmente cominciata, il suo Chelsea è stato varato, ha faticato, ma sempre meno del Manchester United di Mourinho andato in campo venerdì. Oggi si attende la replica delle altre grandi del calcio inglese: Sarri può sedersi davanti alla tv e magari prendere appunti sul taccuino a cuor leggero.

Non sempre gli esordi sono stati facili per l’allenatore toscano: non andò bene al primo anno di A con l’Empoli sconfitto a Udine e neppure al debutto con il Napoli, battuto dal Sassuolo. Male anche l’anno dopo, con il pareggio in rimonta a Pescara. Sarri aveva invertito la tendenza lo scorso anno a Verona contro l’Hellas, ma questa volta, in un altro mare calcistico, i pericoli non mancavano. Il tecnico del Chelsea li ha affrontati con sicurezza, affidandos­i ai singoli più che al gioco con un pragmatism­o nuovo, magari provvisori­o, ma pur sempre adatto a entrare subito nel cuore degli inglesi. Il tempo dirà se Sarri sta cambiando restando uguale a se stesso o se si tratta di una metamorfos­i più profonda: a giudicare dal body language, come si suol dire, dall’ansia da sigaretta mancante e dalla tuta, sembrerebb­e proprio lo stesso Sarri. Soltanto vestito di un colore un po’ più intenso e provvisto a quasi sessant’anni dell’esperienza necessaria per attutire l’urto di un calcio diverso, che difficilme­nte lo cambierà.

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