La Gazzetta dello Sport

VILLAR PEROSA TRIONFO DI JUVENTINIT­À

La testimonia­nza di un grande bianconero

- IL RACCONTO di ANTONIO CABRINI

Villar Perosa è il trionfo della juventinit­à. Il giorno in cui, in tredici stagioni passate a Torino, provavo l’autentico piacere di essere un giocatore della Juventus. L’Avvocato Agnelli era una presenza costante per la squadra durante tutta la stagione, sapevamo che sarebbe stato presente almeno a tutte le partite in casa. E durante l’anno non ci faceva mai mancare il suo sostegno. Però uno dei motivi che rendevano speciali le mie giornate a Villar Perosa era la sua presenza in panchina. Si sedeva accanto al Trap o all’allenatore del momento, così io che giocavo sulla fascia gli passavo davanti un sacco di volte. Una sensazione strana ma bellissima, per me che ho avuto rapporti con tre generazion­i della famiglia Agnelli e che ho anche allenato il piccolo Andrea alla mia scuola calcio a San Marino.

Villar Perosa ai miei tempi era il centro dell’universo Juventus. Credo lo sia anche oggi, anche se le tournée estive hanno anticipato il debutto della squadra. Juve A-Juve B racchiudev­a in sé molte prime volte. La prima vera partita davanti ai nostri tifosi, il primo saluto dell’Avvocato ai nuovi arrivati che si presentava­no al pubblico. Il benvenuto di Gianni Agnelli agli ultimi arrivati era di grandissim­o impatto: poche parole, ma un carisma che catturava subito tutti. Le altre grandi del calcio italiano cambiavano sedi del ritiro, noi facevamo lì la preparazio­ne e c’era un legame molto speciale col posto.

Dovete pensare a una sorta di centrale dell’universo bianconero. In cui figure come Giampiero Boniperti e il dottor Pietro Giuliano, prima segretario, quindi general manager e poi direttore generale, avevano costruito il quartier generale. Molti contratti venivano discussi e prolungati nell’ufficio di Boniperti a Villar Perosa. Nel calcio di oggi una situazione del genere farebbe sorridere, visto che le trattative durano settimane. Invece ai miei tempi Boniperti risolveva tutto in una giornata: arrivava in ufficio la mattina presto, poi alle 5 del pomeriggio se ne andava dopo aver sistemato tutte le questioni in sospeso.

L’abbraccio con i tifosi conquister­à anche Cristiano Ronaldo. Lui è il numero uno e la società ha fatto una grande operazione sotto tutti i punti di vista, ma alla Juve nulla è più importante della Juve. Lui da uomo intelligen­te non si sottrarrà all’abbraccio dei tifosi. Quando giocavo io non esistevano gli smartphone e i selfie, ma chi era al campo viveva per un nostro saluto e poter raccontare di aver conosciuto e magari dato la mano ai loro idoli.

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