ANCORA PRIMI: L’ITALIAN STYLE CONQUISTA IL MONDIALE
LA COPPIA SI CONFERMA DOMINATRICE NELLA CLASSE OLIMPICA NACRA 17. IL D.T. MARCHESINI: «HANNO IMPOSTO UNA TECNICA DIVERSA»
La vela italiana ha un nuovo re e una nuova regina. Già. C’è un velista di Rovereto, biondo, non troppo alto, non troppo robusto, ma straordinariamente agile, che con la romana Caterina Banti ha ieri scritto una delle pagine più intense e tecnicamente più significative della storia della vela olimpica italiana. Campioni mondiali della classe Nacra 17, il multiscafo olimpico ad equipaggio misto. Titolo che arriva al termine di una stagione nella quale semplicemente i due hanno vinto, quasi sempre con ampio margine, tutte le regate alle quali hanno partecipato. Le super classiche internazionali di Palma di Majorca e Hyeres (in Francia), la World Cup a Marsiglia, il campionato europeo a Gdynia, in Polonia. Due precedenti soli nella storia della vela italiana, entrambi memorabili: il 1952 di StraulinoRode (campioni italiani, europei, mondiali e olimpici nella Star) e il 2015 di Conti-Clapcich (prime a campionato italiano, europeo e mondiale nei 49erFX).
FORMIDABILI Come ieri. «Non avrei mai immaginato potesse finire così, ancora non mi rendo conto, ho bisogno di metabolizzare il tutto». Lo stupore del neo iridato è presto spiegato: Tita e Banti sono campioni perché erano in testa alla classifica alla fine delle regate di flotta, prima della medal race che avrebbe dovuto determinare il podio. Questa, prevista per metà pomeriggio, è stata prima rinviata e quindi annullata sotto un cielo attraversato tutte le tonalità del grigio, prima di cedere definitivamente alla pioggia. La graduatoria di flotta viene così cristallizzata e l’equipaggio italiano conquista il titolo senza un bordo. «Sono sceso in acqua - spiega Tita appena sceso a terra - pensando alla regata, perfettamente concentrato. L’attesa non mi ha distratto, neppure la pioggia. Sabato avevamo avuto il giorno di riposo e lo abbiamo passato ad immaginare le possibili strategie da adottare. Ero pronto, ma alla fine, quando è scaduto il tempo limite entro il quale dove essere data la partenza è stata una specie di liberazione». «Il meteo era pessimo - racconta l’allenatore Ganga Bruni - ma questa mattina ci avevano fatto sapere che avrebbero fatto l’impossibile per disputare la regata, per la diretta televisiva. Ero un po’ preoccupato, il vento debole è molto insidioso. Allora ho cercato di stemperare la tensione. Ho detto: “peccato che mio fratello Checco (il timoniere di Luna Rossa, ndr) non sia con noi. Lui è fortunatissimo in barca, fosse qui la regata sarebbe stata già annullata”. Caterina e Ruggero hanno riso rilassandosi un poco. Poi abbiamo visto arrivare di gran carriera i gommoni della stampa, ho pensato, sanno qualcosa che noi non sappiamo. E un attimo dopo il colpo di cannone sulla barca del comitato di regata. Tutto annullato, siamo campioni».
TIFOSI Il primo messaggio di Tita al telefono è per il papà, suo primo tifoso, che è facile immaginare travolto dall’emozione. Lo ha portato per anni alle prime regate di Optimist, oggi se lo trova negli almanacchi nella pagina di Straulino. Ma queste sono emozioni provate, Tita figlio torna subito al racconto della regata: «Quest’anno siamo partiti molto forte ad ogni manifestazione, in testa dal primo giorno, senza essere più raggiunti. Anche qui abbiamo cominciato forte con tre primi posti, poi abbiamo avuto un calo e siamo precipitati in classifica. Dovevamo recuperare, una situazione inedita per noi. Lo abbiamo fatto». Un test ulteriore, superato a pieni voti. Tita e Banti avevano gli occhi del mondo puntati. «Sotto tutti i punti di vista - racconta raggiante il direttore tecnico Michele Marchesini, aggiungendo - hanno subito controlli sulla barca straordinariamente meticolosi, quasi non volessero credere alla sua velocità. La verità è che l’equipaggio sta crescendo in modo costante da oltre un anno e oggi ha raggiunto una maturità agonistica importante. Hanno imposto uno stile, una tecnica di conduzione del Nacra diverso dagli altri e riconoscibile, gli anglosassoni lo chiamano già “the italian way”». In che cosa consiste? «Scafi piatti. Lo si ottiene, semplifico assai, muovendosi molto a bordo. Ci vuole una sensibilità speciale. Ruggero ce l’ha. Quando esce al trapezio va fino a 2 nodi più veloce del resto della flotta». Anni di delusioni della vela olimpica italiana (le ultime medaglie sono del 2008, l’ultimo oro -Sensini- del 2000, l’ultimo oro maschile dal 1952, Straulino) portano diabolicamente ad un retro pensiero: ma a due anni dai Giochi di Tokyo, non è un errore aver mostrato al mondo intero l’”Italian way” di far correre il Nacra? Non c’è il rischio di esser copiati e raggiunti? Marchesini ha le idee chiare in proposito: «A due anni dalle olimpiadi preferisco avere il problema di essere molto avanti rispetto a dover ingegnarmi per rincorrere». Impossibile dargli torto, da molto tempo la vela italiana aspettava un giorno così. Complimenti Ruggero, complimenti Caterina.