L’acqua è azzurra Paltrinieri: «L’Italia va Svegli, moderni, social e si impara dai campioni»
●«Cambio di mentalità: non basta la convocazione, si inseguono le medaglie. Burdisso che sorpresa» Gregorio Paltrinieri
Il migliore, l’olimpionico e bicampione mondiale Gregorio Paltrinieri parla di quelli che sono diventati bravi, che sono sempre più forti. L’Italia vista da Greg (nei suoi Europei stregati dal virus). Emozioni vivissime, per provare le quali bisogna lavorare in un certo modo. Anche di questo Greg parla da leader, che ha visione.
Gregorio, quando debuttò lei in nazionale, a 16 anni, non prese la medaglia ai Mondiali, Burdisso ci è riuscito agli Europei.
«Una medaglia clamorosa, pensavo fosse presto, alla prima nazionale ha già fatto vedere le sue enormi qualità, lui che studia e si allena pure in Inghilterra. Non conta l’età, ma la capacità di sfruttare le situazioni, se sei maturo niente è impossibile. Da ripescato e dalla corsia laterale è finito sul podio».
Oltre al delfinista, chi l’ha colpita di più?
«Miressi, lui aveva fatto già nazionale, davo per scontato che fosse bravo. Ma non era facile salire sul blocco della finale più prestigiosa con una concorrenza così, essere concentrato e carico senza farsi condizionare, e andare a vincere, con quel tempo. Mi sono rivisto in lui prima della finale di Rio. Poi Ale ha fatto un incredibile record (47”92 a Roma). Anche Vergani al primo Europeo, è stato super: 21”37 è un tempo pazzesco. Tutti i giovani che ho cominciato a conoscere, mi hanno sorpreso».
Dentro come vi rapportate?
«Nel gruppo siamo affiatati, siamo amici e questo si risente positivamente in acqua. Abbiamo tratti comuni, tanti ragazzi debuttano e cercano si ispirano ai più bravi, come quando entrai io e vedevo cosa mangiavano, come si comportavano, quando andavano a letto i big: l’approccio è giusto».
Ora guardano lei...
«Io buon esempio della nuova generazione? Sono un professionista, uno che ci tiene, come le altre punte. Non si viene più in nazionale solo per partecipare, non si dice più “che bello sono in nazionale” ma si pensa alla finale, alla medaglia. I compagni che fanno il tifo e la voglia di competere ad alto livello ti danno una carica in più. E’ un’identificazione».
La Quadarella s’è ispirata a lei: se l’aspettava così?
«Mi sono rivisto in lei quando 800 e 1500 cominciavano e finivano così, dominate. E poi nei 400 ha dimostrato la sua cattiveria in acqua: essere la più forte nella gara in cui non lo sei è da grande».
Siamo un popolo di nuotatori, ormai...
«Questo nuoto che avanza è molto sveglio, moderno, social. Tutti vogliono mettersi alla prova, segno di intelligenza, e non ci sente arrivati».
Il suo tecnico Morini dice che la Cusinato è la dimostrazione che bisogna avere altri interessi e che serietà, educazione, dedizione al lavoro sono la chiave.
«Ho visto crescere Ilaria, sia in allenamento, che nelle scelte scolastiche e personali. E’ una aperta, un po’ come me. Ha voglia di imparare, è ambiziosa».
Qual è il segreto di quest’Italia?
«In passato è mancata la mentalità vincente, le seconde linee non riuscivano a realizzarsi, svettavano solo i campioni. Ora anche in allenamento si fanno scelte giuste, e i risultati arrivano di conseguenza. E i ragazzi non hanno più paura di lasciare casa per allenarsi nei centri federali o all’estero».
Una volta non si faceva preparazione in altura, ora l’Italia ci va tre volte.
«La preparazione in altura dà una grande mano. A me fa stare bene metabolicamente, l’allenamento è più o meno uguale a parte l’inizio che fatichi un po’ a respirare, quando ti abitui e poi torni in quota ti senti diverso: resta una bella sensazione di nuotare più fluidi».
Il pensiero di Ferragosto: dopo un anno europeo così, cosa ci possiamo aspettare dal prossimo biennio che conta di più?
«Saranno due stagioni interessanti. Stavolta per diversi motivi e situazioni, io ero un fantasma senza energie, Fede ha scelto solo i 100, e Gabriele Detti era infortunato a casa, noi tre oro ai Mondiali del 2017, siamo stati “sostituiti” dalla squadra. Ma nel 2019 e 2020, ci saranno di nuovo le tre punte e il loro esercito che li seguirà».