Gruppo élite ristretto Quale ruolo per Baldini?
Quale futuro per l’atletica italiana? Il presidente federale Alfio Giomi, domenica, ha garantito che non saranno date altre occasioni a chi a Berlino ha fallito e che a settembre, il consiglio, verificherà l’opportunità di eventuali modifiche alla struttura tecnica. Ma ora la domanda è: basterà per un cambio di rotta che deve essere drastico? Perché è chiaro: con alle porte i Mondiali di Doha 2019 e l’Olimpiade di Tokyo 2020, visto il rendimento offerto dalla squadra di Berlino, c’è poco da star sereni. Anche se, come è stato sottolineato, rispetto al recente passato c’è fermento tra i più giovani e i talenti non mancano.
MANAGER Il problema non sono i singoli. Ma, più in generale, il sistema. Nemmeno uno Stefano Baldini, se mai un giorno accetterà la responsabilità da d.t. unico, da solo potrà molto. Servirebbe un modello gestionale diverso. All’avanguardia. Occorrerebbero allenatori più incentivati. Andrebbero introdotti manager preparati che interagiscano anche con l’aria tecnica. Ci vorrebbe un calendario diverso, nel quale i campionati italiani, per esempio, tornino centrali. Non confinati a settembre, a stagione conclusa. Andrebbe ulteriormente enfatizzato, come è stato fatto di recente, il concetto di atletica-business. Servirebbe insistere coi raduni periodici, soprattutto per certi settori, staffette in testa. E ridar lustro ad ambiti come quello dei lanci, sempre più in difficoltà. Pur scontentando molti, puntare in toto solo su chi ha chances concrete di figurare ai vertici internazionali. Che siano otto-dieci atleti, come da certe liste che già circolano o qualcuno in più, poco cambia. Sarebbe necessaria anche un’area sanitaria ancor più presente e dalla quale nessuno, soprattutto se da vent’anni da tutti apprezzato, vada via. Pur a fronte di offerte prestigiose. Anche se, appunto, il problema non è legato alle individualità, ma al sistema.