Belotti sfida Dzeko L’orgoglio di Cairo «Mai investito così»
granata è più cannibale, il giallorosso un regista offensivo. Dopo il boom del 2016/17 e un anno duro, cercano altre reti pesanti
Una grande prova dei 9. Il presidente granata: «Ma era meglio fermarsi tutti»
Inumeri dicono che sarebbero in calo, che la scorsa stagione per entrambi è stata meno brillante di quella precedente. Ma poi vagli a credere ai numeri, nel senso che non sempre poi si può rappresentare la realtà con la fredda aritmetica. Anzi. Perché poi Belotti nella scorsa stagione è stato martoriato dagli infortuni mentre Dzeko ha segnato qualche gol in meno, è vero, ma ha anche fatto segnare. E forse la verità è che due stagioni fa, quella del boom, Dzeko e Belotti erano andati via come il vento. Non li fermava nessuno, non sbagliavano niente. Ecco, oggi a Torino si riparte da qui, dalla sfida tra due bomber tanto diversi tra di loro quanto decisivi.
AL CENTRO Edin Dzeko resta il punto fermo dell’attacco della Roma. Nonostante alle sue spalle scalpiti Schick, che poi nel precampionato si è dimostrato il più in forma di tutti. Per vederli insieme bisognerebbe passare a un 4-3-1-2, per ora Di Francesco li alterna. Anche perché quello che gli dà Dzeko non è solo tanto come gol, ma anche di manovra offensiva. Di fatto, il bosniaco è un regista avanzato, quello che ti crea gioco e spazi (per gli inserimenti dei centrocampisti) negli ultimi 30 metri. «Dzeko rispetto a Belotti ha tanta esperienza in più, ma
>Andrea è partito con 11 reti nel precampionato, Edin deve fare i conti con Schick
sono due attaccanti con caratteristiche tecniche diverse. Belotti è più dentro la partita come cattiveria, determinazione, attacco alla porta e alla profondità. Edin, invece, è più qualitativo sotto il punto di vista del gioco e di ciò che esprime. Non sono paragonabili, anche se Belotti mi piace tantissimo per come si muove in campo e per il lavoro che fa per la squadra».
CHE LAVORO
Ma di lavoro ne fa eccome anche Dzeko. Accorciando, venendo a dialogare con i centrocampisti, giocando appunto come un regista offensivo. Non è un caso che il bosniaco faccia tante sponde in più rispetto agli altri centravanti (2,86 a gara nell’ultima stagioni, media ruolo di 1,46) o anche verticalizzazioni (4,58 contro 4,09), è proprio il frutto del suo oscillare tra l’area di rigore e la linea di centrocampo.
IN FORMA Il miglior Belotti, invece, è quello che il Toro ha visto in questa felice estate granata, dove il Gallo si presenta in condizione super al via del campionato. Mazzarri non è solo confortato dagli 11 gol del precampionato (9 in 6 amichevoli, prima della doppietta al Cosenza in Coppa Italia): è un capitano finalmente leggero di testa e di gambe, arrivato in ritiro con la mente sgombra dai turbamenti del mercato di un anno fa, e capace di costruire in poche settimane una forma fisica eccezionale grazie a una preparazione mirata che ne ha esaltato le doti atletiche. Un lavoro intenso, personalizzato, con cui Belotti ha raggiunto una condizione quasi ottimale, lui che dispone di una muscolatura possente, ma necessita altresì della giusta elasticità. Ed è, appunto, quanto sono riusciti a fare i preparatori di Mazzarri: sforzo massimale, ma minimizzando il rischio di infortuni. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non a caso il capitano granata è stato il giocatore più utilizzato dal tecnico toscano nel precampionato (394’ minuti), in un gruppo che invece ha sfruttato frequenti rotazioni. Più giocava, più la condizione del Gallo cresceva: un’equazione semplice a dirsi, tutt’altro che a realizzarsi.
ALTRA STORIA
Una sintesi perfetta che aiuterà Belotti ad evitare stop improvvisi come quei due infortuni al ginocchio destro che nella passata stagione l’avevano costretto a un rendimento a singhiozzo, prima in seguito al k.o. di Verona ad ottobre, il secondo in allenamento durante la pausa natalizia. «Andrea può essere una grandissima risorsa per noi», l’ammissione di Mazzarri. Un altro Toro, un altro Gallo. Quello visto in campo sino ad oggi (e non c’era ancora nell’aria il nome di Zaza), e che farà felice pure il c.t. Roberto Mancini, ha colpito in positivo Mazzarri anche per il grande movimento e la capacità di creare gli spazi a favore degli inserimenti dei centrocampisti: il Baselli letale contro il Cosenza ne è stato solo l’ultimo esempio. Oggi l’ultima verifica: il tecnico granata ha costruito un Toro nuovo intorno a lui, e Belotti ha coraggiosamente accettato la sfida.