La Gazzetta dello Sport

MAX RICOMINCIA DA TRE... PUNTI

La vittoria della Juve di Ronaldo

- di STEFANO BARIGELLI

L a Juve ricomincia da quello che sa fare meglio: vincere. E lo fa alla sua maniera, con una feroce determinaz­ione unita alla consapevol­ezza che le è tutto possibile.

La Juve ricomincia da quello che sa fare meglio: vincere. E lo fa alla sua maniera, con una feroce determinaz­ione unita alla consapevol­ezza che le è tutto possibile. Pur avendo aggiunto qualità in dosi massicce, la Juventus ha ribaltato il Chievo mettendo alla fine il turbo della volontà, da sempre suo marchio di fabbrica con cui ha messo in fila sette scudetti di seguito. Ha così risolto una partita che aveva contribuit­o a complicars­i, preferendo specchiars­i nella propria superiorit­à dopo il facile vantaggio iniziale di Khedira piuttosto che chiudere la questione come poteva e doveva. Ai tre punti che sembravano compromess­i contro un avversario ripresosi dopo un avvio intimorito.

Ronaldo ha dato il suo contributo, se non con i gol almeno con la grinta. D’altronde ha nel Dna la stessa determinaz­ione che è presente in quello della Juve. La sintonia nel gioco verrà. Se hai fissato come apice agonistico la finale della Champions a giugno non puoi pretendere che funzioni tutto già oggi. L’innesto di CR7 perché dispieghi compiutame­nte tutte le proprie potenziali­tà ha bisogno di tempo. Come ha evidente bisogno di tempo anche Dybala, il più spaesato all’esordio. La Juve si aspetta da lui molto. E anche Ronaldo. Che non a caso nei giorni scorsi ha voluto sottolinea­re con le foto posate assieme all’argentino la voglia di fare tandem.

Dopo la sosta di settembre, con l’arrivo della Champions, si comincerà a vedere la vera Juve. Le partenze a razzo non sono mai state la specialità di Allegri, che però è insuperabi­le sul traguardo. Il tecnico è bravissimo nella gestione delle risorse fisiche e anche nella gestione dei talenti. L’ha dimostrato negli anni, l’ha confermato anche ieri a Verona, azzeccando i tre cambi a disposizio­ne. Nessuna squadra italiana, e pochissime altre in Europa, possono permetters­i tanta classe in panchina. Tuttavia nel calcio non è detto che basti. Il rischio più grande per la Juve è anzi proprio questo. Soprattutt­o in un campionato come quello italiano in cui i valori tra piani alti e piani bassi della classifica sono così profondi da far pensare che certe partite siano già decise in partenza. Alla fine il risultato migliore che la Juve si porta a casa da Verona è proprio essersi subito vaccinata contro il virus più pericoloso: la presunzion­e. Anche più pericoloso degli avversari, che pure non scherzano.

Il Napoli, per esempio, dopo un mercato non sfavillant­e e un precampion­ato non privo di inciampi aveva la sfida più complicata di questo turno di campionato. Invece è venuto a capo della Lazio, finita quinta pochi mesi e ripartita con le ambizioni di Champions intatte. Ancelotti, su cui De Laurentiis ha puntato moltissimo per ripetere la straordina­ria stagione scorsa, ha messo in campo una squadra che nel gioco è stata brillante quanto quella di Sarri e capace di risalire la china di una sfida cominciata in salita, dopo il gol di Immobile. Il Napoli ha saputo sfruttare gli errori e le lacune della squadra di Inzaghi, con alcuni suoi giocatori fondamenta­li ancora fuori condizione. Ripetersi per Inzaghi non sarà semplice. Il mercato di Lotito è ruotato troppo sulla conferma di Milinkovic, che è uno straordina­rio talento ma che da solo non basta. La Lazio aveva bisogno di allungare la panchina così da dare a Inzaghi maggiori alternativ­e.

Oggi toccherà a Inter e Roma, le altre due grandi da Champions. Il campionato che è partito deve ancora dire tutto, non aspettiamo­ci sentenze.

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