Chievo avanti, Ronaldo senza gol Poi la rabbia scaccia la paura
● Allegri vara una squadra super-offensiva ma solo nel recupero arriva la rete decisiva di Bernardeschi
Il marziano si chiama Giack17 ed è alto poco più di ET. Con un assist, un rigore procurato e realizzato, Emanuele Giaccherini ha ribaltato la Juve stellare e ha tenuto avanti il piccolo Chievo fino a un quarto d’ora dal 90’. Poi i bianconeri con un finale rabbioso hanno strappato la meritata vittoria in pieno recupero. Nessuno aveva messo in preventivo tanta fatica per i campioni. Cristiano Ronaldo, il marziano annunciato, è atterrato senza segnare. La Juve è passata in vantaggio prima ancora che il portoghese toccasse la palla: messaggio d’orgoglio della truppa non banale. «Ci arrangiamo anche da soli...». Siamo sicuri che un successo del genere è piaciuto da morire ad Allegri perché ha spiegato in una volta sola ciò che il tecnico va predicando da settimane: puoi avere anche in squadra 5 Palloni d’oro e un cielo di stelle, ma se non pareggi la rabbia agonistica di un Chievo, non vai da nessuna parte. La Juve lo ha fatto solo nella ripresa, quando il popolo si è messo a cantare «fuori gli attributi» ed è entrato, applauditissimo Mandzukic, il guerriero. Il vantaggio lo ha segnato un mediano (Khedira), il pareggio lo ha provocato Bonucci, altro guerriero, il gol partita lo ha firmato Bernardeschi, entrato dalla panchina con la faccia giusta. In attesa di imparare a sfruttare il talento enorme di CR7, questo deve fare la Juve: darsi un’anima da battaglia e un gioco di squadra, perché i giocatori da soli non bastano. La lezione di ieri a Verona vale un tesoro. Non sarà una passeggiata.
CR7 Il Marziano è atterrato in Serie A alle ore 18.06 con uno stop di sinistro e un appoggio di destro a metà campo. Un gesto facile, in assoluta sicurezza, come il primo passo di Neil Armstrong sulla luna. Alle 18.20 ha provato a piantare le bandiera del possesso: passaggio laterale di Cuadrado e rasoterra al volo di Cristiano Ronaldo fuori di un amen. Poi ha sparato ancora al volo su assistenza del colombiano e accennato una rovesciata delle sue che ha fatto miagolare di presentimenti il popolo bianconero. A quel punto il nostro pianeta doveva sembrargli ospitale e facile da prendere, pieno di omini gialli spaventati che si sono arresi al primo assalto (gol di Khedira al 3’) e si affannavano solo per sopravvivere, rintanati dietro. La Juve sembra a Villar contro la Primavera, tirava aria di mattanza. Poi però la Juve si è fatta leziosa, ha cominciato a danzare sulle punte e i veneti, al contrario, a crescere in convinzione, corsa e rabbia. Le due linee compatte studiate da D’Anna (4-5-1) hanno isolato CR7 e Dybala, hanno tolto ossigeno e tutto si è complicato. Giaccherini ha ribaltato il match. Allora Cristiano ha cominciato a sospettare che la Serie A può anche diventare un pianeta infido, dove gli asini (i mussi) volano e gli angeli stanno a terra.
TROPPO SOLO
Cristiano ha tirato molto e sfiorato il gol. Ci sta che non sia ancora al top e che i compagni debbano ancora imparare a conoscerlo. Siamo in agosto. E’ mancata soprattutto l’assistenza di Dybala, l’interlocutore ideale, sempre troppo lontano. Sabato scorso Florentino Perez nel pranzo del Trofeo Bernabeu a Madrid chiedeva maligno ai dirigenti milanisti: «Da noi Cristiano segnava tanto ma aveva attorno Bale, Modric, Marcelo... Alla Juve?». Alla Juve non mancano i rifornitori di classe.
Ma ieri Ronaldo è stato abbandonato a lungo da solo in un bosco di maglie gialle, come al Real non gli accadeva. Dybala dovrà cercare di dialogare più spesso con lui, Douglas Costa e Cuadrado stringere più frequentemente dalle fasce e Pjanic pescarlo in verticale, come ha fatto felicemente nel primo tempo. Le cose sono andate molto meglio nella ripresa quando Allegri gli ha affiancato Mandzukic e Dybala (4-3-3) e quando gli esterni bassi (specie Alex Sandro) hanno cominciato a raggiungere il fondo con più insistenza. La Juve dovrà stringersi attorno al marziano come un guanto. Ironia della sorte: CR7 ha fatto annullare un gol di Mandzukic per scorrettezza. Stava frenando la Juve, invece di trascinarla… Ma siamo solo all’inizio. In fondo, Maradona, che era dio, debuttò in Serie A a Verona, nell’84, perdendo 3-1 con l’Hellas. Quel giorno Omar Sivori commentò: «Diego deve essere servito di più, anche se marcato». Il consiglio vale oggi per CR7.
BRAVO CHIEVO La chiusura spetta al Chievo: onore agli sconfitti. Hanno sfiorato l’impresa, falciati solo dalla stanchezza e dalla rinuncia forzata al baluardo Sorrentino nell’ultimo assalto. A inizio stagione i Mussi finiscono regolarmente tra i candidati alla B. Ma se conserveranno quest’anima e questa disciplina, metteranno a segno un altro miracolo. Quando gli uomini lottano con orgoglio e umiltà sembrano marziani.