La Gazzetta dello Sport

Un dolore infinito che unisce Genoa e Sampdoria

● Rossobluce­rchiati presenti al completo alle esequie in Fiera. Per loro solo tanti applausi dalla gente: «Grazie di essere qui»

- Filippo Grimaldi GENOVA

È

il cuore di Genova che batte con loro: quando un’ora prima dell’inizio del funerale di stato le squadre al completo di Genoa e Sampdoria entrano in silenzio nella pancia del padiglione Jean Nouvel, mentre là fuori le sirene delle navi suonano a distesa, fra le cinquemila persone in attesa del rito funebre scatta un applauso lunghissim­o, che quasi imbarazza i giocatori. Tutti insieme, e al diavolo un cerimonial­e che li aveva previsti in zone distinte, perché per una volta la rivalità calcistica cittadina rappresent­a un collante fortissimo nel dolore. «Grazie di essere qui», dicono in tanti a Quagliarel­la, al presidente blucerchia­to Ferrero, che molto si era battuto perché la prima giornata di campionato venisse rinviata (e ieri ha ricevuto la comunione proprio dietro al presidente Mattarella), al vecchio simbolo Palombo, qui da una vita e che di questa città ha toccato con mano tante ferite; o al capitano rossoblù Criscito, martedì scorso transitato in auto sul ponte Morandi poco prima della tragedia e che ha promesso con i suoi compagni un aiuto tangibile alle vittime di questa immane sciagura. O, ancora, al presidente Preziosi sgomento e al suo vice Blondet, genovese vero e che alla città della Lanterna è legato da un amore profondo. Stanno tutti insieme, rossoblù e blucerchia­ti, perché la tragedia del ponte Morandi è di tutti, e la gente apprezza.

L’UMORE DELLA GENTE In questo enorme padiglione affacciato sull’ingresso del porto si raccolgono pure gli umori del popolo: un applauso senza fine accoglie una delegazion­e dei ANSA vigili del fuoco mentre vanno a rendere omaggio alle diciannove bare coperte da rose bianche davanti all’altare. Lì il cardinale Bagnasco, vescovo di Genova (al quale venerdì sera papa Francesco ha telefonato per manifestar­gli il suo cordoglio), celebrerà la funzione. E la stessa cosa succede per il presidente della Repubblica, Mattarella (poco prima in visita al luogo del disastro e in ospedale dai feriti), per i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, per il premier Conte, il vice Di Maio e il ministro Salvini. Neppure quel documento sulla «favoletta» del possibile crollo del ponte Morandi dei Comitati No Gronda pubblicato dal M5S toglie consensi al movimento. Un declino che invece per voce dei genovesi più arrabbiati (o, forse, di una claque di opposto colore politico mischiata fra la gente comune) travolge l’ex ministro della Difesa Pinotti e il segretario Pd Martina, violando il sacro rispetto per le vittime.

RISPETTO Ma è stata, questa, l’unica caduta di stile in una giornata che Genova ha vissuto con grande compostezz­a: fra le lacrime e il cordoglio, con i negozi chiusi e le serrande abbassate per tutta la durata della funzione, e le campane delle chiese che hanno suonato

a distesa.

ZENA Poi la Messa: Bagnasco ha usato una metafora efficace parlando del crollo del ponte Morandi come di «uno squarcio nel cuore di Genova, che continuerà a lottare. Nel cuore di ognuno sta crescendo un amore sempre più grande per questa terra». Lo ha detto pure l’Imam di Genova, Salah Hussein durante la sua benedizion­e alle due salme albanesi: «Zena in arabo significa “bella”. Vi rialzerete».

LE REAZIONI

Un minuto e mezzo di applausi all’arrivo dei vigili del fuoco al rito in Fiera

L’imam Hussein: «Zena in arabo significa bella. La città si rialzerà»

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Il genoano Domenico Criscito con il doriano Fabio Quagliarel­la

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